Legere tempus: VII minuta

Commemoratio omnium fidelium defunctorum

Iam saeculo II exstant testimonia christiani orantes ac celebrarunt Eucharistiam pro suo defuncto. Tertio die primo post sepulturam, deinde in anniversario. Deinde, die 7, 30*. Annus officialis 998, abbateOdilo Cluniacensis(994-1048) hanc commemorationem fecit 2 Novembris 2 obligatorium in omnibus monasteriis sibi subiectis. Benedictus XV, anno 1915, licet omnibus sacerdotibus hac die multas Missas celebrare, ea lege ut oblatio una tantum Missa remaneret. Varias hodie offert Liturgia Missas, omnes qui intendebant illustrare mysterium paschale, victoriam Iesu de peccato et de morte.

Textus.
"Omne quod dat mihi Pater, ad me veniet; qui venit ad me, non eiciam foras;

Hæc est autem voluntas Patris mei, qui misit me: ut non perdam ex eo quod dedit mihi, sed ut resuscitabo illud in novissimo die. Haec est enim voluntas Patris mei, ut omnis qui videt Filium et credit in eum, habeat vitam aeternam; et ego resuscitabo eum in novissimo die.(Io 6, 37-40).

voluntas dei

Res novas nuntius est ut quis "videt Filium et credit in Eum habet vitam aeternam".

Noi sappiamo per esperienza che il corpo si decompone: ma il corpo non è tutto l’uomo!

L’uomo come persona è partener del dialogo con Dio, e Lui non lo lascia cadere, non lo dimentica, perché Dio è fedele alle sue promesse. Dio ha scritto nel palmo della sua mano ognuno di noi, e di nessuno si dimentica, perché Lui è Padre.

Hoc cor est nuntii quod Iesus nobis reliquit. Propter hanc veritatem, Iesus homo factus est, mortuus in cruce et resurrexit: ut nos resurrectionis gaudii participes faciat: « Da eis, Domine, et omnes qui in Christo requiescunt, beatitudinem, lucem et pacem », recitamus. in can. I Missae, momento commemorationis defuncti

Te mireris

Che noi sopravviveremo è cosa certa, ce lo ha detto Gesù!

Come questo poi accadrà, non lo sappiamo, possiamo intuirlo ponendoci in ascolto della Parola del Vangelo.

Sed spes remanet quod per eius misericordiam possumus mirari ex bonitate Dei. Parametros nostros habemus, quibus metimur eventus vitae, sed parametros Deo relinquere debemus, qui nostri non sunt: ​​et hoc ipsum erit, quod mirabimur semel, coeli ianuam transeamus.

Unum gradum amplius

Il morire non è uno scomparire, ma un esserci in modo nuovo.

È il sapere che chi ci ha preceduto è un “passo oltre” nel cammino della vita. È giunto in cima, mentre noi siamo ancora lungo il sentiero della vita; è oltre la curva, mentre noi siamo ancora lungo il rettilineo. La morte, dunque, non è la fine di tutto, ma l’inizio di una vita nuova per la quale ci siamo e ci stiamo preparando da tempo.

Mortuorum igitur commemoratio non solum est "memor" eorum qui iam non sunt, sed pons qui nos in fine vitae manet et qui nos perducet ad alterum litus, ad quem omnes destinati sumus. . Adjuva ne nosmetipsos per multa submergi, obliviscentes omnia transire, sed Deus manet.

Soror mors

Franciscus Assisiensis, ormai riconciliato con Dio, con se stesso e con il creato, verso la fine della vita riesce a riconciliarsi anche con la morte, tanto da arrivare a definirla “sorella”, segno che anche per lui si è trattato di un mistero da capire e accogliere.

A differenza della società odierna, che tenta ogni modo di nascondere la realtà della morte, illudendosi di essere eterna, san Francesco ci insegna a guardarla, a capirla, a considerarla una “sorella”, parte di noi. In fondo, è un fatto reale quanto l’esistere.

È un atto di onestà intellettuale, ancor prima che spirituale. La paura di fronte a “sorella morte” è certamente dettata dall’ignoto, dal non sapere cosa ci sia al di là della “porta”, e questo crea un certo disagio. In secondo luogo, non nascondiamocelo, temiamo il “peso” delle nostre azioni, perché comunque alla fin fine siamo tutti credenti in fondo al cuore, e sul finir della vita ci domandiamo come abbiamo vissuto.

Haec experientia nos orandum pro iis qui nos antecesserunt, fere ut eos iuvare ac protegere cupimus, necnon rogamus ut adiuvemur ac defendamur.

Una cosa è certa: la morte noi la leggiamo alla luce della risurrezione di Gesù.

Hec est nostra fortitudo et serenitas nostra. Viam nobis aperuit quae cum veritate ad vitam ducit. Iesus ipse nos admonuit nos in aeternum facti sumus: mille anni nostri sunt sicut una dies coram Deo, et hoc breve et breve vitae tempus nihil sentit nisi ad veriorem experientiam proiiciatur, sicut ipse Iesus nos admonuit: "omnis qui videt Filium et credit in eum habet vitam aeternam".

Un’ultima cosa. Gesù si è fatto uomo per aiutarci a vivere “da Dio”; è morto, sepolto e disceso agli inferi affinché nessuno si sentisse escluso dalla sua azione di salvezza.

Perché io non abbia paura e non mi senta solo e abbandonato, in balia delle mie paure, Gesù stesso ha scelto di “abitare” ogni luogo, anche il più infimo, pur di “farmi compagnia” in quel momento. Non c’è “spazio” della vita e della morte che lui non abbia visitato, e questo mi dà la certezza che Lui mi accoglierà a braccia aperte in qualunque situazione “cadrò”: sia oggi nel peccato, sia domani nella morte,

Lui c’è. Perché Lui ha vinto il peccato e la morte e mi ha preparato un posto nella Casa del Padre. Questo mi basta per camminare con fiducia e speranza il cammino della vita, “Anche se dovessi camminare in una valle oscura” (Sal 23), Lui c’è.

Et mecum.

Oratio

Requiem aeternam dona eis Domine
et luceat eis lux perpetuum;
Requiescant in pace. Amen

Requiem aeternam

Réquiem in ætérnam dona eis, Dómine;
et lux perpetua est.
Requiéscant in pace.
Amen.

fons © Vaticanus News - Dicasterium pro Communicatione

Commemorazione di tutti i fedeli defunti
Eugenii domum

La pietas verso i morti risale agli albori dell’umanità. In epoca cristiana, fin dall’epoca delle catacombe l’arte funeraria nutriva la speranza dei fedeli.

Romae, simplicitate tactus, christiani figuram Lazari in pariete angulus, in quo unus e propinquis suis sepultus est, figurabat. Quasi dicat: sicut clamavit Iesus pro amico suo Lazaro, et reduxit eum in vitam, ita et faciet pro discipulo suo.

La commemorazione liturgica di tutti i fedeli defunti, invece, prende forma nel IX secolo in ambiente monastico.

La speranza cristiana trova fondamento nella Bibbia, nella invincibile bontà e misericordia di Dio. «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!», esclama Giobbe nel mezzo della sua tormentata vicenda.

Non è dunque la dissoluzione nella polvere il destino finale dell’uomo, bensì, attraversata la tenebra della morte, la visione di Dio.

Thema expressa virtute sumitur ab Apostolo Paulo qui Iesu mortem resurrectionem ponit in successione non separabili.

Discipuli ad eandem vocantur experientiam, immo tota exsistentia sua notam gerit mysterii paschalis, a Resuscitati Spiritu dirigitur. Quam ob rem fideles pro suis defunctis caris orant atque in eorum intercessione confidunt. Denique spem habent iungendi eos in caelo, ut electis iungant gloriam Dei laudantes.

Gesù ha vinto la morte
Commemorazione di tutti i fedeli defunti 5

fons © evangeloftheday.org


adiuva nos adiuva!

Commemorazione di tutti i fedeli defunti 3
Cum parva donatione tua risus iuvenibus cancer aegros afferimus


5x1000 tuam tuam consociatione
Nihil tibi constat, nobis multum valet!
Adiuva nos adiuva parva cancer aegris
scribis;93118920615

Legere:

8 Commenti

Leave a comment

Articuli tardus

spilli, ditale
May 6, 2024
Preghierina del 6 maggio 2024
pecore a pois fluorescenti
May 6, 2024
Le pecore a pois
ragazzi che si amano in bicicletta
May 6, 2024
Da quod datum est
Spirito Santo Paraclito
May 6, 2024
Verbum 6 Maii 2024
Lussy a casetta Eugenio
May 5, 2024
Oratio die 5 mensis Maii anno 2024

Upcoming Events