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Alla formica di Gianni Rodari

Leggiamo ed ascoltiamo insieme questa brevissima ma intensa poesia del maestro Gianni Rodari

Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.

La poesia Alla cicala di Gianni Rodari è una rilettura originale della celebre favola di Esopo La cicala e la formica, ma con un ribaltamento del messaggio morale tradizionale. Mentre nella versione classica la cicala viene rimproverata per la sua leggerezza e la sua mancanza di previdenza, Rodari invece la celebra come simbolo di libertà, arte e poesia.

Rodari spesso si schiera dalla parte degli artisti e dei sognatori, opponendosi a una visione della vita puramente produttivistica. Nella sua poesia, la cicala non è una fannullona, ma un’ispiratrice che riempie l’estate di musica e bellezza. Questo riflette il valore dell’arte e della creatività, che non possono essere ridotti a un mero calcolo utilitaristico.

Il tono della poesia è leggero e ironico, ma contiene un messaggio profondo: la vita non è fatta solo di lavoro e fatica, ma anche di momenti di gioia e ispirazione. Con il suo stile semplice e accessibile, Rodari ci invita a riconsiderare il nostro rapporto con il tempo, il lavoro e la felicità.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
Alla formica di Gianni Rodari
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L’asino del mercante di sale

Leggi e ascolta la fiaba "L'asino del mercante di sale" di Esopo

Esopo è stato un antico favolista greco, tradizionalmente datato tra il VI e il V secolo a.C. La sua esistenza storica è oggetto di dibattito tra gli studiosi, ma le sue favole, note come "le favole di Esopo", sono famose in tutto il mondo e hanno lasciato un'impronta indelebile nella letteratura e nella cultura occidentale.

Le favole di Esopo sono brevi racconti moralistici che spesso presentano animali antropomorfi (cioè animali con caratteristiche umane) come protagonisti. Ogni favola narra una piccola storia con un insegnamento morale o una lezione di vita alla fine. Queste storie sono state tramandate oralmente per generazioni prima di essere raccolte e scritte da autori successivi.

Esopo è noto per aver utilizzato le favole come strumento per trasmettere saggezza, etica e valori morali. Molte delle sue favole sono ancora lette e studiate oggi, e molte di esse sono diventate parte integrante della cultura popolare. Alcune delle sue favole più famose includono "La volpe e l'uva", "La lepre e la tartaruga" e "Il leone e il topo".

Le favole di Esopo hanno influenzato numerosi autori e scrittori nel corso dei secoli, tra cui Fedro nell'antica Roma e Jean de La Fontaine nella Francia del XVII secolo. Queste storie hanno anche ispirato adattamenti in vari media, tra cui film, cartoni animati e opere teatrali.

In sintesi, Esopo è stato un famoso favolista greco le cui favole sono state tramandate per secoli e hanno continuato a ispirare e intrattenere persone di tutte le età in tutto il mondo.

Leggiamo insieme

C'era una volta un mercante che si serviva di un asino per trasportare la sua mercanzia da vendere nelle vicine città. Un giorno il commerciante caricò l'asino con due sacchi di sale e gli ordinò di consegnarli a un suo vecchio cliente di cui il quadrupede conosceva la strada per arrivarci. Appesantito dal basto, pian piano l'asino si avviò, finché ad un certo punto, mentre si trovava ad attraversare un ruscello, cadde nell'acqua.

Rialzandosi si accorse con sollievo che il peso sulla schiena si era alleggerito di molto. In pratica, buona parte del sale nei sacchi si era disciolto nell'acqua. Dopo aver fatto la sua consegna, tornò dal padrone che lo caricò nuovamente con altri due sacchi di sale. Nonostante il peso, questa volta l'asino andò più spedito, poiché aveva fretta di arrivare al fiume per ripetere la stessa operazione precedente. Infatti, dopo essersi immerso nell'acqua, il peso diminuì parecchio.

Così agì anche le volte successive fino a quando fu caricato non con i soliti sacchi di sale ma con due ceste piene di cotone. Ormai l'asino aveva capito come fare per liberarsi del peso, così non si accorse nemmeno che stavolta aveva un carico differente dal primo. Arrivò al ruscello e con decisione vi ci sprofondò. Come una spugna, il cotone cominciò ad assorbire tanta di quell'acqua che il somaro non ebbe più la forza di sopportare il peso. Il povero animale non riuscì più a riemergere dall'acqua.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
L'asino del mercante di sale
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I due giovani e il cuoco

I due giovani e il cuoco: favola di Esopo sulle marachelle e la sincerità

E' una favola di Esopo molto simpatica, anche se poco conosciuta.
I protagonisti sono due giovani un po’ bricconcelli, che pensano di farla franca di fronte a un cuoco più furbo di loro.
La morale di questa favola brevissima per bambini è molto semplice: mentire ai nostri genitori o agli insegnanti non serve a nulla. Quando si sbaglia, è meglio ammettere l’errore e chiedere scusa.
Non siete forse d’accordo?

Leggi con noi la favola

Due giovani compravano da mangiare da un cuoco molto abile in cucina. A un certo punto, il cuoco si girò per evitare che il cibo nella padella si bruciasse. Uno dei due giovani prese veloce una fetta di crostata appena sfornata e la gettò in mano all’altro giovane.

Il cuoco si accorse di quel movimento furtivo e subito notò che era sparita una fetta di crostata.

“Ridatemi la mia fetta, per favore”, disse con calma.
Il giovane che l’aveva rubata disse: “Non ce l’ho io”. Ed era vero.
Il giovane che aveva la fetta in mano disse: “Non l’ho rubata io”. Ed era vero anche questo.
“E va bene, come volete. Potete mentire a me, ma a rimproverarvi sarà la vostra coscienza!”

I due giovani a quelle parole furono presi da un grande senso di colpa e restituirono la fetta di crostata, chiedendo scusa al cuoco.

Morale

Questa favola brevissima di Esopo insegna che dire le bugie non serve a nulla, perché non possiamo mentire anche a noi stessi e alla nostra coscienza. 

Ogni errore merita una giusta punizione, ma a volte può essere perdonato, se si ha il coraggio di chiedere uno “scusa” sincero.

“Scusa”, “Per favore” e “Grazie” aprono tutte le porte!

Ascolta la favola

Le favole della buonanotte
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I due giovani e il cuoco
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Le due bisacce

Leggi e ascolta la favola di Esopo "Le due bisacce"

Ciao a tutti, bambini e bambine e adulti di tutto il mondo! Come state?

Questa sera vi leggo una favola di Esopo " Le due bisacce", come sempre dice a tutti un grande insegnamento. Io però aspetto sempre i vostri commenti al riguardo, ditemi se vi è rimasto qualcosa di quello che ho letto e se avete trovato utile quello che ho letto.

Leggiamo insieme

Il re del mondo stava seduto sul suo trono e si lisciava la lunghissima barba bianca. Era una barba talmente grande e fitta, che spesso qualche uccellino ci faceva il nido.

Quella barba così portentosa era frutto di anni e anni di vita, passata a reggere le sorti del mondo, ma non vi nego che c’era anche un altro motivo per cui essa era così infinitamente lunga: il re si annoiava a morte!

“Che barba!”, esclamò anche quel giorno con la sua voce potente. “Mi annoio molto a stare quassù sempre da solo. Mi viene voglia di organizzare una festa con tutti gli animali”
“Che bella idea! Che bella idea!”, cinguettarono gli uccellini impigliati nella sua barba.
“Allora è deciso!”, confermò il re del mondo. “Inviterò proprio tutti, dal più grande al più minuscolo. Ognuno potrà venire e dirmi i suoi problemi e le sue lamentele. Ascolterò tutti e accontenterò le loro richieste!”.

Il giorno della festa, una gran folla di animali si presentò alla reggia all’ora stabilita. Ognuno indossava il suo miglior vestito da gran gala e ognuno era desideroso di raccontare i suoi problemi.

le due bisacce

Per prima prese la parola la scimmia, che disse: “Su di me, non ho niente di cui lamentarmi. Sono una scimmia davvero bella e piena di talenti: cammino a quattro mani, mi muovo agile sui rami e sulla terra.” Dopo essersi lodato, aggiunse: “Non posso dire lo stesso dell’orso: con quel corpo grande e grosso, è sgraziato e goffo! Non piace a nessuno, e neanche i pittori lo vogliono ritrarre nei loro quadri!”.

L’orso stava giusto giusto mangiando una tartina al salmone al buffet. Quando sentì quelle parole, per poco il boccone non gli andò di traverso.

le due bisacce

Subito prese la parola per ribattere: “Sgraziato? Goffo? Ma se sono una creatura forte e veloce a nuotare. Se c’è qualcuno di mal fatto e rozzo, qui, quello è l’elefante! Ha una coda minuscola e una testa gigantesca. Il naso poi, l’avete visto? È troppo lungo!”.

“Per tua informazione”, ribatté furioso l’elefante: “quello che tu chiami ‘naso’ è una proboscide! Forse ti sei confuso: l’animale più sproporzionato e goffo è senz’altro la balena!”.

Ovviamente la balena si sentì molto offesa e volle dire la sua. In men che non si dica, si scatenò un grande baccano.

L’intera reggia del re del mondo rimbombava di urla, offese, elogi di sé stessi e critiche agli altri animali. 

Ogni animale voleva dire quali erano i difetti e le brutture del compagno.
Anche la formica ebbe da ridire riguardo al moscerino. Lo scarabeo riguardo alla coccinella, e chi più ne ha, più ne metta.

Il re del mondo strabuzzò gli occhi: non si aspettava che ogni animale fosse così contento di sé e, allo stesso tempo, criticasse così tanto gli altri. Si mise a ridere di tutto cuore e la sua barba iniziò a traballare. Tutti gli uccellini, divertiti, svolazzarono in aria sopra a quel buffo teatrino.
“Via via”, cinguettavano agli animali arrabbiati. “Tornate nelle vostre tane, la riunione è finita!”.
Tutti quanti tornarono a casa loro e la reggia tornò silenziosa, ma con quel bel ricordo con cui rallegrarsi.


Questa è la condizione in cui viviamo anche noi uomini. Ognuno porta due bisacce, una sul petto e l’altra sulle spalle. La bisaccia dietro le nostre spalle, quella dei nostri vizi e delle nostre colpe, non la vediamo mai. È difficile ammettere che, a volte, anche noi sbagliamo. 

A volte, prima di criticare gli altri, sarebbe meglio cercare di migliorare anche noi stessi. 

Versione in latino

Peras imposuit Iuppiter nobis duas: peram repletam vitiis propriis post tergum dedit, ante pectus suspendit peram alienis vitiis gravem.
Quare nostra mala videre non possumus sed facile vitia aliena videmus: nam, cum alii delinquunt, statim censores sumus.
Quod Phaedrus poëta in hac brevi fabella affirmat, etiam in Evangelio praedicatur: “Homo festucam in fratriis sui oculo videt sed trabem in oculo suo non videt.”

Versione in greco

Προμηθεὺς πλάσας ἀνθρώπους δύο πήρας ἐξ αὐτῶν ἀπεκρέμασε, τὴνμὲν ἀλλοτρίων κακῶν, τὴν δὲ ἰδίων. καὶ τὴν μὲν τῶν ὀθνείων ἔμπροσθενἔταξε, τὴν δὲ ἑτέρων ὄπισθεν ἀπήρτησεν. ἐξ οὗ δὴ συνέβη τοὺςἀνθρώπους τὰ μὲν ἀλλότρια κακὰ ἐξ ἀπόπτου κατοπτάζεσθαι, τὰ δὲ ἴδιαμὴ προσορᾶσθαι.

τούτῳ τῷ λόγῳ χρήσαιτο ἄν τις πρὸς ἄνδρα πολυπράγμονα, ὃς ἐν τοῖςἑαυτοῦ πράγμασι τυφλώττων τῶν μηδὲν προσηκόντων κήδεται.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
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Le due bisacce
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Allora, cosa ne pensate?

Vi auguro una serena notte, in compagnia del nostro angioletto Eugenio a popolare i vostri sogni.

Buonanotte dalla vostra Francesca ♥

Al lupo, al lupo!

Leggi e ascolta la favola di Esopo "al lupo al lupo"

Ciao a tutti!

Questa sera leggerò una nuova favola di Esopo dal titolo "Al lupo, al lupo!"

Buon ascolto!

al lupo, al lupo

Al lupo, al lupo!:

In un villaggio viveva un pastorello che, ogni giorno, portava le pecore a pascolare. Poiché si annoiava molto, decise di fare uno scherzo agli abitanti del villaggio.
«Al lupo, al lupo!» cominciò a gridare. I contadini del villaggio accorsero con forconi e randelli, ma una volta nel prato non videro nessuno.

Il pastorello, rideva a crepapelle: «Era uno scherzo, e ci siete cascati tutti!»
Il giorno dopo ripeté lo scherzo: i contadini arrivarono di corsa al prato ma si accorsero che si trattava di un altro scherzo del pastorello, che si era preso gioco di loro per la seconda volta.Un giorno, all’improvviso, arrivò un intero branco di lupi. Il pastorello cominciò a gridare: «Al lupo, al lupo!»
I contadini, però, pensarono che si trattasse del solito scherzo e rimasero al loro posto. Così, i lupi fecero strage di pecore e agnelli senza che nessuno li disturbasse.

Morale: Nessuno crede ai bugiardi, neppure quando dicono la verità.

A me è piaciuta soprattutto la morale, a voi quale parte vi è piaciuta?

Fatecelo sapere mi raccomando!

Buonanotte dalla vostra sorellina Francesca e dal nostro angioletto custode Eugenio.♥

Il re travicello

Leggi e ascolta la favola: "Il re travicello" di Esopo

Ciao a tutte le amiche ed amici del mondo dalla vostra Francesca Ruberto.

Il re travicello riconoscente è una favola scritta da Esopo.

Leggiamo insieme

C’era una volta uno stagno pieno di rane che facevano quel che volevano: saltavano di qua e di là, oziavano e gracidavano dalla mattina alla sera.

Un giorno, decisero di chiedere a Zeus un sovrano che insegnasse loro a vivere rispettando le regole e la disciplina. Zeus, divertito da questa richiesta, getto nello stagno un travicello di legno. Il travicello cadde in acqua con un gran tonfo: le rane, spaventate, si rintanarono nel fango sul fondo dello stagno e per un po’ non uscirono.

Poi, vedendo che il travicello di legno galleggiava immobile sulla superficie dello stagno, andarono a vederlo più da vicino. Cominciarono a toccarlo, poi a saltarci sopra: il travicello non si muoveva e non diceva una parola. Presto, le rane tornarono alla vita sregolata e allegra di prima, ignorando il loro re. Dopo qualche tempo, le rane tornarono da Zeus e gli chiesero un nuovo re: il re che ci hai mandato è una nullità; noi vogliamo un sovrano che ci faccia rispettare le sue regole.

A questo punto, Zeus gettò nello stagno un serpente, che cominciò a divorare tutte le rane che trovava. Per la paura, le rane smisero di gracidare e cominciarono a vivere nascoste tra le canne o nel fango. Le rane superstiti tornarono sull’Olimpo, supplicando Zeus di riprendersi quel serpente malvagio.

Ma il capo degli dei disse loro: “Vi avevo mandato un buon re e voi l’avete rifiutato. Adesso, tenetevi quello malvagio”. Meglio tenersi una situazione mediocre che rischiare, cambiando, di peggiorarla drasticamente.


Spero che questo ti sia stato utile! Se hai altre domande, non esitare a chiedere.

Buona notte e sogni d'oro dalla vostra Francesca Ruberto ♥

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
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Il re travicello
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Il cinghiale, il cavallo e il cacciatore

Leggi e ascolta "Il cinghiale, il cavallo e il cacciatore"

Ciao Amiche ed Amici di Eugenio di tutto il mondo.

Oggi ho il piacere di farvi addormentare con la favola di Esopo "Il cinghiale, il cavallo e il cacciatore".

Esòpo (in greco antico: Αἴσωπος, Áisōpos; 620 a.C.circa – Delfi, 564 a.C.) è stato uno scrittore greco antico, contemporaneo di Creso e Pisistrato (VI secolo a.C.), noto per le sue favole. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore. I primi racconti in forma di favola che ci sono stati tramandati sono i suoi.

Leggiamo insieme

C’erano una volta un cinghiale e un cavallo che pascolavano nello stesso prato e bevevano allo stesso ruscello. Il cinghiale, però, calpestava l’erba del cavallo e intorbidiva l’acqua, mandando il suo compagno su tutte le furie.

Così, il cavallo decise di vendicarsi e chiese aiuto ad un cacciatore.
“Ti aiuterei volentieri, ma prima dovrai lasciarti mettere il morso e le briglie e io dovrò montarti in groppa” gli rispose il cacciatore.
Il cavallo, desideroso di avere la sua rivincita, acconsentì a tutte le sue richieste e prese in groppa il cacciatore. Questo, inseguì il cinghiale nel prato e lo uccise: vendetta era fatta. Poi, però, condusse il cavallo nella sua stalla e lo legò ad una mangiatoia.

Morale: Molte persone, pur di vendicarsi dei propri nemici, arrivano a danneggiare se stesse.

Ascoltiamo insieme

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Il cinghiale, il cavallo e il cacciatore
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Buona notte e sogni d'oro dalla vostra Francesca Ruberto ♥

La colomba e la formica

Leggi e ascolta "la colomba e la formica" di Esopo

Ciao Amiche ed Amici di Eugenio di tutto il mondo.

Oggi ho il piacere di farvi addormentare con la favola di Esopo "La colomba e la formica"

Esòpo (in greco antico: Αἴσωπος, Áisōpos; 620 a.C.circa – Delfi, 564 a.C.) è stato uno scrittore greco antico, contemporaneo di Creso e Pisistrato (VI secolo a.C.), noto per le sue favole. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore. I primi racconti in forma di favola che ci sono stati tramandati sono i suoi.

Leggiamo insieme

Una formica assetata andò sulla riva di un ruscello per bere, ma una raffica di vento la fece scivolare e la poverina cadde in acqua. La formica non sapeva nuotare e fu trascinata a largo dalla corrente del ruscello.

"Aiuto!” gridò, “Aiutatemi! Sto annegando”. In quel momento passò di lì una giovane colomba che udì le grida della formichina.

Strappò un ramoscello da un albero e lo avvicinò alla formica, che riuscì ad afferrarlo e così si salvò.

Qualche tempo dopo, mentre la formica stava portando una briciola di pane nel suo formicaio vide un cacciatore appostato nel prato. Più in alto, sul ramo di una quercia, era posata proprio la colomba che l’aveva salvata dal ruscello.

Devo fare qualcosa” pensò la formichina, “o il cacciatore le sparerà”. Si avvicinò di soppiatto e morsicò con tutta la forza che aveva la mano del cacciatore.

L’uomo si chinò per vedere cosa lo aveva pizzicato e perse la mira mentre la colomba lo scoprì e scappò lontano.

Con il suo coraggio, la formica salvò la vita alla colomba e da quel giorno i due animali divennero amici.

Buona notte e sogni d'oro dalla vostra Francesca Ruberto

Ascoltiamo insieme

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I due muli

Leggi e ascolta la favola di Esopo "I due muli"

Ciao Amiche ed Amici di tutto il mondo.

Oggi ho il piacere di farvi addormentare con questa favola di Esopo

Esòpo (in greco antico: Αἴσωπος, Áisōpos; 620 a.C.circa – Delfi, 564 a.C.) è stato uno scrittore greco antico, contemporaneo di Creso e Pisistrato (VI secolo a.C.), noto per le sue favole. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore. I primi racconti in forma di favola che ci sono stati tramandati sono i suoi.

Leggiamo insieme

Due muli viaggiano insieme: uno porta due ceste piene d’oro e di gioielli preziosi, mentre l’altro porta due sacchi pieni d’orzo. Il mulo con il carico d’oro cammina pieno d’orgoglio, dandosi delle grandi arie.
«Io lavoro per il re in persona e trasporto i suoi gioielli» diceva a tutti coloro che incontrava per strada.

Ad un certo punto, però, incontra due ladri che lo prendono a bastonate e gli rubano il carico; poi, i ladri scappano, senza toccare il secondo mulo né il suo carico d’orzo. Il mulo, ferito e derubato del suo carico, si lamenta: «Ben mi sta; non avrei dovuto vantarmi tanto del mio carico: chi è povero non si imbatte nei pericoli, mentre i beni preziosi sì che sono a rischio!»

morale: La ricchezza comporta molti rischi; chi invece possiede poco, è molto più sicuro.

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Buona notte e sogni d'oro dalla vostra Francesca Ruberto ♥

La cornacchia vanitosa

Leggi e ascolta: "La cornacchia vanitosa"

Ciao amiche e amici di tutto il mondo.

Oggi ho il piacere di leggervi la favola dal titolo "La cornacchia vanitosa" tratta dal libro "Le favole di Esopo"

Esòpo (in greco antico: Αἴσωπος, Áisōpos; 620 a.C.circa – Delfi, 564 a.C.) è stato uno scrittore greco antico, contemporaneo di Creso e Pisistrato (VI secolo a.C.), noto per le sue favole. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. (Wikipedia)

Leggiamo insieme:

C’era una volta una cornacchia, tutta nera. Un giorno, mentre volava sopra il bosco, vide su un prato dei bellissimi pavoni e si fermò sopra il ramo di un albero per ammirarli.

I pavoni si accorsero presto che la cornacchia stava appollaiata lì sul ramo ad osservarli e, da gran vanitosi che erano, fecero tutti la ruota con la coda.
La cornacchia, abbagliata dalla bellezza della loro coda, volò via.

Andò così a specchiarsi nell’acqua dello stagno e si vide così brutta che decise di non mostrarsi più in giro per la vergogna.

Invidiosa del magnifico comportamento e delle splendide piume dei pavoni iniziò a spiarli ogni giorno in gran segreto e lo fece da un albero un po’ più nascosto del precedente.
La cornacchia si accorse così che, sparse per il prato, c’erano delle penne cadute dalle code dei pavoni e lasciate lì sul prato.
Decise, allora, di aspettare il tramonto per poterle andare a prendere di nascosto.
Non appena riuscì a raccoglierne cinque, volò via e andò a nascondersi in un posto riparato, dove con un po’ di colla le attaccò alla sua coda.

Il mattino dopo andò ad ammirare nelle acque dello stagno la sua nuova coda di pavone, pensando: “Adesso sono anche io bella come i pavoni! Andrò dalle mie compagne cornacchie e le farò morire di invidia!”.
La cornacchia andò dalle sue compagne che, vedendola, iniziarono veramente a morir d’invidia: quella coda con le penne di pavone era davvero bellissima.

Purtroppo, però, l’arroganza della cornacchia non la trattenne dal prendere in giro le sue compagne, dicendo loro che erano brutte e con le penne spelacchiate.
Le compagne cornacchie, arrabbiate come non mai, la cacciarono via a beccate, dicendole di non farsi più vedere.

La cornacchia volò via e andò a consolarsi sul ramo d’albero da cui guardava di solito i pavoni.
“Le mie compagne cornacchie non mi meritano” -pensò- “meglio andare a vivere con i pavoni. Siccome ormai sono bella come loro, non saranno invidiosi”.
E così la cornacchia volò sul prato in mezzo a tutti i pavoni, salutandoli felicemente.

Ma i pavoni, vedendo arrivare in mezzo a loro questa cornacchia spelacchiata, con in più attaccate alla sua coda alcune delle loro bellissime penne, rubate chissà quando, non la presero molto bene.
Iniziarono a correrle dietro per scacciarla dal loro prato e cercavano anche di beccarla.
Alla fine la cornacchia dovette prendere il volo ed andare via.

Umiliata e triste, la cornacchia si staccò le penne di pavone dalla coda e con la testa bassa tornò dalle sua compagne cornacchie che ridendo e scherzando la accolsero di nuovo tra loro, perché erano le sue amiche di sempre.

Ascoltiamo insieme:

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La cornacchia vanitosa
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Buonanotte e sogni d'oro dalla vostra Giuseppina Carlone ♥