Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 8 novembre 2024
Venerdì della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- S. Geoffroy (Goffredo) di Amiens (F) vescovo (1066-1115)
- B. Giovanni Duns Scoto sacerdote O.F.M. (1266-1308)
Prima Lettura
Aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fil 3,17–4,1
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi.
Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 121 (122)
R. Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore. R.
Secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Chi osserva la parola di Gesù Cristo
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. (1Gv 2,5)
Alleluia.
Il Vangelo del 8 novembre 2024
I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Parola del Signore.
Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897)
carmelitana, dottore della Chiesa
Lettera 142 (trad. cb© evangelizo)
La banca dell’amore
« I miei pensieri non sono i vostri pensieri », dice il Signore (Is 55, 8). Il merito non consiste nel fare né nel dare molto, ma piuttosto nel ricevere, nell’amare molto. È detto che vi è più dolcezza nel dare che nel ricevere (At 20, 35), ed è vero. Ma allora, quando Gesù vuole prendere per sé la dolcezza di dare, non sarebbe grazioso rifiutare. Lasciamolo prendere e dare quanto vorrà. Infatti la perfezione consiste nel fare la sua volontà, e l’anima che si consegna interamente a lui viene chiamata da Gesù stesso « sua madre, sua sorella » e tutta la sua famiglia (Mt 12, 50). E altrove: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola, cioè farà la mia volontà, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Gv 14, 23). Oh ! Com’è facile piacere a Gesù, rapire il suo cuore, basta amarlo senza guardare se stessi, senza esaminare troppo i propri difetti. In questo momento, la tua Teresa non si trova sulle alture, ma Gesù le insegna a trarre profitto da tutto, dal bene come pure dal male che lei trova in sé. Le insegna a giocare alla banca dell’amore, o piuttosto, no, gioca lui, per lei, senza dirle come ci sa fare, perché questo è affar suo e non quello di Teresa; ciò che spetta a lei, è abbandonarsi, consegnarsi senza trattenere nulla, nemmeno la soddisfazione di sapere quanto la banca le rende… Infatti i direttori (spirituali) per far progredire nella perfezione, fanno fare molti atti di virtù, e hanno ragione. Ma il mio direttore che è Gesù, non mi insegna a contare i miei atti; mi insegna a fare tutto per amore, a non rifiutargli niente, ad essere contenta quando mi dà un’occasione di dargli prova che lo amo. Ma questo si fa nella pace, nell’abbandono. Gesù fa tutto lui, ed io non faccio niente.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Oggi Gesù ci porta a riflettere su due stili di vita contrapposti: quello mondano e quello del Vangelo. […] Bisogna precisare subito che questo amministratore non viene presentato come modello da seguire, ma come esempio di scaltrezza. […] A tale astuzia mondana noi siamo chiamati a rispondere con l’astuzia cristiana, che è un dono dello Spirito Santo. Si tratta di allontanarsi dallo spirito e dai valori del mondo, che tanto piacciono al demonio, per vivere secondo il Vangelo. E la mondanità, come si manifesta? La mondanità si manifesta con atteggiamenti di corruzione, di inganno, di sopraffazione, e costituisce la strada più sbagliata, la strada del peccato, perché una ti porta all’altra! È come una catena, anche se – è vero – è la strada più comoda da percorrere, generalmente. Invece lo spirito del Vangelo richiede uno stile di vita serio – serio ma gioioso, pieno di gioia! -, serio e impegnativo, improntato all’onestà, alla correttezza, al rispetto degli altri e della loro dignità, al senso del dovere. E questa è l’astuzia cristiana! (Angelus, 18 settembre 2016)
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