21 settembre 2019, sabato

Notte tranquilla.

Solito giro delle pulizie all’alba, che puntualmente significa sveglia (dal sonno leggero a cui ora siamo abituati) ed inizio della giornata tra messaggi, visite parenti ed amici, caffè e soprattutto Eugenio.

Eugenio è sempre e solo nei nostri pensieri, nei nostri occhi, nella nostra mente, nel nostro cuore.

Le dosi massicce di Nutella che ci sono pervenute in regalo ci inducono ad usarla in tutti i modi possibili immaginabili. Stamattina a colazione.

Dopo colazione, sublime ed abbondante, un pochino di svago, tra tv e smartphone.

Eugenio e il suo cerottone
Eugenio e il suo cerottone

Ogni tanto sbircio sotto la garza sterile che protegge lo squarcio nel cranio di Eugenio, e ne resto allibito.

Alle 12.30 arriva il pranzo per Eugenio.

Io e Giuseppina ci arrangiamo come possiamo, tra cento pietanze che ci arrivano dai parenti e caffè e dolcetti che ci portano gli amici.

Subito dopo pranzo, Eugenio ritorna a letto per il necessario riposo.

Io e Giuseppina approfittiamo anche noi per riposare. Io mi appoggio sulla poltrona-letto e Giuseppina con la poltroncina vicino al lettino di Eugenio con le gambe alzate.

Bussano alla porta, e si apre uno spiraglio. Una chioma scura si intravede e chiede il permesso di poter entrare.

Mi giro, e vedo tre donne che restano ferme sull’uscio della porta. Riconosco immediatamente la Dirigente dell’istituto comprensivo di cui fa parte la scuola di Dragoni, la carissima Aida Cortese, con le sue fide collaboratrici, Luciana Ambrosca e Anna Pia Mastrangelo (quest’ultima è stata anche prof. di Eugenio per diversi pon che lui ha seguito).

L’abbraccio di Aida è quello di una mamma, non c’è nulla di istituzionale. Cogliamo nel suo volto una partecipazione al dramma che stiamo vivendo e un interesse nell’informarsi autentico e sincero.

Un ultimo sguardo alla ferita, poi qualche chiacchiera, un po’ di tv, messaggini vari, chat e social e nanna.

Eugenio, la ferita e le clips
Eugenio, la ferita e le clips

Si intravedono una parte delle clips metalliche usate per chiudere l’ampia ferita.

Basta questo piccolo spazio aperto sul capo di Eugenio per stordirci e per farci stringere i denti. Dobbiamo resistere, dobbiamo tenere duro: la lotta è lunga, la guerra all’ependimoma è aspra. Ma lo sconfiggeremo.

Avatar di Remigio Ruberto

Ciao, sono Remigio Ruberto, papà di Eugenio. L'amore che mi lega a Eugenio è senza tempo e senza spazio.

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