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Ti ho beccato! Stiamo diventando una società di giudici e inquisitori?

Commento al Vangelo del 10 settembre 2023

Ventitreesima domenica del T.O. anno A

Ez 33,1.7-9   Sal 94   Rm 13,8-10   Mt 18,15-20

C’è però una gran differenza
tra il peccato di chi s’adira e la crudeltà di chi ha l’odio.
Noi infatti ci adiriamo anche con i nostri figli,
ma ove si trova uno che odia i figli?
Perfino tra le bestie la giovenca madre talora,
quando è arrabbiata per qualche noia,
allontana dalle poppe il vitello,
ma lo ama mossa dall’istinto materno

Sant’AgostinoDiscorso 82,2.2
Ti ho beccato
Ti ho beccato! 3

Giustizialismo o misericordia?

La pressione mediatica ci porta sovente ad assumere atteggiamenti feroci e giustizialisti davanti agli errori, ai crimini, ai comportamenti scorretti.

Siamo ormai immersi in una bolla di perbenismo farisaico che non ci permette più di vedere la persona, la sua storia, e soprattutto la sua dignità, la possibilità di cambiare e di riabilitarsi.

L’atteggiamento che professa la tolleranza zero può essere comprensibile come strategia politica di ricerca del consenso, ma certamente non si concilia con il Vangelo della misericordia: Dio cerca sempre una possibilità di vita per il peccatore, mai la sua distruzione!

Persino nei contesti ecclesiali, proprio per il timore della pressione mediatica e del giudizio sociale, l’atteggiamento giustizialista è diventato molto diffuso.

È ormai la bandiera che si utilizza per cogliere in fallo il nemico e distruggerlo. Per altri è un modo per mettersi a posto la coscienza: «ho fatto tutto quello che dovevo fare!». Talvolta diventa l’occasione per appuntarsi sul petto la medaglia del paladino dell’integralismo morale.

Riconciliazione e comunione

Il Vangelo di questa domenica ci ricorda che a Dio queste medaglie non interessano.

Davanti a lui quello che ha valore è il tentativo di ricostruzione della comunione e la salvezza della persona, per quanto peccatore possa essere.

La comunione è un cammino lungo che richiede tempo. È un cammino che passa attraverso fasi diverse, che non sono le fasi delle procedure processuali, ma gli strenui tentativi del cuore di chi cerca onestamente la riconciliazione.

Se l’altro ha sbagliato, il mio compito è aiutarlo a rendersene conto, sono chiamato a verificare che cosa è accaduto veramente, il mio obiettivo è ristabilire l’armonia non eliminare il problema per evitare che resti una macchia sull’immagine patinata della comunità.

Salvaguardare la discrezione

Il percorso della riconciliazione arriva solo alla fine davanti alla comunità. Gesù chiede di non esporre nessuno al pubblico ludibrio.

Tutto comincia dalla relazione personale, nella speranza che possa essere il luogo risolutivo della vicenda. Solo progressivamente, davanti all’ostinazione eventuale del peccatore, possiamo coinvolgere altre persone che ci aiutino a costruire un percorso di riconciliazione, non per stringere le maglie delle norme processuali.

Questo percorso ha lo scopo di aiutare chi eventualmente ha sbagliato a prendere consapevolezza del suo comportamento.

A immagine di Dio

Forse non sempre abbiamo compreso la responsabilità che Dio mette nelle nostre mani, soprattutto nelle mani di coloro cui è affidato il compito di governare e di giudicare: Dio ha unito terra e cielo, quello che noi facciamo sulla terra, Dio lo prende sul serio, vale anche per lui.

Noi cioè siamo sua immagine. Per questo, sarebbe opportuno chiederci quale immagine di Dio stiamo dando.

Dovremmo chiederci se effettivamente gli stiamo rendendo un buon servizio.

Ricostruire la comunione

Alla base di una comunità capace di costruire percorsi di riconciliazione c’è la forza della comunione, quella comunione che il Nemico cerca continuamente di distruggere, perché attraverso la comunione noi permettiamo a Dio di essere presente.

Per questo dobbiamo chiederci se i nostri atteggiamenti giustizialisti sono davvero inclini e adatti per costruire la comunione o se accentuano le lacerazioni nella Chiesa e nella società, quelle lacerazioni di cui poi il Nemico approfitta ulteriormente per creare un clima divisivo, un clima di rivendicazione e di rancore.

Prendersi cura

La comunità che Gesù ci chiede di costruire è una comunità nella quale ciascuno si prende cura dell’altro, non dove ciascuno si permette di giudicare, escludere e punire l’altro, per quanto peccatore possa essere. La comunità è il luogo nel quale l’altro mi sta a cuore. Solo così la comunità, la Chiesa, diventa il luogo dell’amore, dove Dio è presente, dove possiamo esprimere la nostra preghiera, certi di essere ascoltati perché Dio è con noi. Forse se sperimentiamo che la nostra preghiera non è ascoltata, il motivo è che non siamo una comunità di amore e di misericordia, ma una comunità di giudici e di inquisitori.

Leggersi dentro

  • Sono uno che tende a fare giustizia o a ricostruire la comunione?
  • Sono disposto a prendermi cura delle relazioni nella comunità o creo divisione?

Per gentile concessione © ♥ Padre Gaetano Piccolo SJ

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