commento di Lc 8,16-18, a cura di Ilaria De Lillo

Il canto del mare termina sulla riva o nei cuori di chi l’ascolta?

Khalil Gibran

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Lc 8,16-18)

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Mi lascio ispirare

Nonostante il buon proposito di ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica, a volte le nostre orecchie sono come uno scolapasta. Quello che sentiamo ci passa attraverso. Da un lato abbiamo il desiderio di scoprire il nostro cammino di pienezza e felicità e attendiamo dal cielo dei segni evidenti, ma senza fare troppo attenzione a quello che siamo e abbiamo già, né a quello che ascoltiamo, le emozioni che proviamo nella vita quotidiana. Dio, se ci sei batti un colpo!

In realtà i segni li riceviamo, ma le orecchie aperte con la paura di metterci in ascolto davvero, sono come una luce coperta da un vaso: non apre la strada. A volte siamo intimoriti dallo scoprire il nostro desiderio profondo, la nostra vera identità che è bellezza misteriosa nelle mani del Creatore. Quando non ascoltiamo davvero, sprechiamo; quando non riflettiamo la luce della Buona Novella ricevuta, perdiamo tempo e sprechiamo energie senza costruire davvero la felicità che desideriamo. Ascoltare senza intendere è sprecare.

Perché in fondo queste paure? Come sarebbe bello se la luce che il Padre ci dona potesse illuminare il mondo! E quanta libertà guadagneremmo! Signore, donaci orecchie per sentire davvero la voce del nostro cuore che fa unisono con la tua, donaci di accogliere la tua parola senza sprecarla e poter essere così luce manifesta.

Ilaria De Lillo

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Quale dono ricevuto che ho tenuto nascosto?

Cosa ho paura di scoprire di me stesso?

Cosa sento oggi, quale emozione, quale parola mi tocca e mette radici in me)?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)

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Ciao, sono Remigio Ruberto, papà di Eugenio. L'amore che mi lega a Eugenio è senza tempo e senza spazio.

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