Santi Protomartiri della Chiesa Romana

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Nel giorno successivo alla solennità dei santi Pietro e Paolo, il nuovo Calendario della Chiesa ha inserito la memoria dei “Protomartiri romani”, ossia i “primi martiri” uccisi a Roma durante le prime persecuzioni, di cui non si conosce il nome.

Nerone

La persecuzione di Nerone del 64, durante la quale fu crocifisso san Pietro fu una persecuzione che riguardò solo la città di Roma. Il 16 luglio di quell’anno, la città fu incendiata, pare dallo stesso imperatore, che pur di togliersi di dosso questa accusa e per aggraziarsi i giudei di Roma, fece ricadere l’accusa su coloro che erano già odiati per i loro costumi, cioè i Cristiani, come scrive lo storiografo Tacito:

Per eliminare i sospetti, Nerone scaricò la colpa  su altri, sottoponendoli alle più efferate torture. Era gente odiosa a causa delle loro abominazioni: il volgo li chiamava cristiani. Il nome viene da Cristo il quale, sotto Tiberio, era stato suppliziato dal procuratore Ponzio Pilato. Un tempo contenuta, l’esecrabile superstizione traboccava di nuovo non soltanto in Giudea, dove aveva avuto funesta origine, ma nell’Urbe.

Furono dapprima arrestati quelli che confessarono; quindi, dietro le loro delazioni, una moltitudine immensa, meno come incendiari che come nemici dell’umanità. La loro morte venne considerata un divertimento. Alcuni, coperti di pelli di bestie, vennero sbranati dai cani; altri furono appesi alle croci, e divennero torce ardenti, quando il giorno s’oscurò, per rischiarare la notte. Per tale spettacolo Nerone aveva offerto il suo giardino”.

A questa moltitudine di vittime, che mossero a compassione anche coloro che disprezzavano i cristiani – vedi Tacito – è dedicata questa memoria liturgica.

San Clemente Romano

San Clemente Romano, Papa,  scrive: “…Mettiamoci davanti agli occhi gli esempi eroici della nostra generazione. Coloro che erano le colonne più alte e più sante (Pietro e Paolo) soffrirono la persecuzione e combatterono fino alla morte.

E questo a causa della persecuzione, suscitata dall’odio e dalla cattiveria. … A questi uomini che sono vissuti nella santità venne ad aggiungersi una grande moltitudine di eletti i quali, avendo sofferto ancora a causa dell’altrui odio molti oltraggi e tormenti, offrirono a noi un magnifico esempio… Vi scriviamo queste cose, carissimi, non soltanto per richiamarvi al vostro dovere, ma anche per ricordarlo a noi stessi. Infatti ci troviamo nella medesima arena e ci attende il medesimo combattimento. Lasciamo da parte perciò le vane e inutili preoccupazioni e ritorniamo alla gloriosa e venerabile norma della nostra tradizione, e cerchiamo di vedere che cosa è bello, piacevole e gradito agli occhi del nostro Creatore”. 

fonte © Vatican News – Dicasterium pro Communicatione

Santi Protomartiri della Chiesa Romana
Santi Protomartiri della Chiesa Romana 5

L’odierna celebrazione, introdotta dal nuovo calendario romano universale, si riferisce ai protomartiri della Chiesa di Roma, vittime della persecuzione di Nerone in seguito all’incendio di Roma, avvenuto il 19 luglio del 64.

Dopo la festività congiunta dei due apostoli, il nuovo calendario vuole appunto celebrare la memoria dei numerosi martiri che non poterono avere un posto peculiare nella liturgia.

Cornelio Tacito

Perché Nerone perseguitò i cristiani? Ce lo dice Cornelio Tacito (Annales 15,44,2-5): « Siccome circolavano voci che l’incendio di Roma fosse stato doloso, Nerone presentò come colpevoli, punendoli con pene ricercatissime, coloro che, odiati per le loro abominazioni, erano chiamati dal volgo cristiani ».

Ai tempi di Nerone, a Roma, accanto alla comunità ebraica, viveva quella esigua e pacifica dei cristiani. Su questi, poco conosciuti, circolavano voci calunniose. Nerone scaricò su di loro, condannandoli ad efferati supplizi, le accuse a lui rivolte.

Del resto le idee professate dai cristiani erano di aperta sfida agli dèi pagani gelosi e vendicativi… « I pagani – ricorderà più tardi Tertulliano – attribuiscono ai cristiani ogni pubblica calamità, ogni flagello. Se le acque del Tevere escono dagli argini e invadono la città, se al contrario il Nilo non rigonfia e non inonda i campi, se vi è siccità, carestia, peste, terremoto, è tutta colpa dei cristiani, che disprezzano gli dèi, e da tutte le parti si grida: “i cristiani ai leoni!”.

Nerone ebbe la responsabilità di aver dato il via all’assurda ostilità del popolo romano, peraltro molto tollerante in materia religiosa, nei confronti dei cristiani: la ferocia con la quale colpì i presunti incendiari non trova neppure la giustificazione del supremo interesse dell’Impero.

Episodi orrendi come quello delle fiaccole umane, cosparse di pece e fatte ardere nei giardini del colle Oppio, o come quello di donne e bambini vestiti con pelle di animali e lasciati in balia delle bestie feroci nel circo, furono tali da destare un senso di pietà e di orrore nello stesso popolo romano. « Allora – scrive ancora Tacito – si manifestò un sentimento di pietà, pur trattandosi di gente meritevole dei più esemplari castighi, perché si vedeva che erano eliminati non per il bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo », Nerone.

La persecuzione non si arrestò a quella fatale estate del 64, ma si prolungò fino al 67.

Obelisco

Tacito racconta nei suoi Annali della persecuzione dei primi martiri di Roma – i protomartiri romani – nella quale fu ucciso anche Pietro. Il fatto avvenne nei giardini neroniani, cioè nel Circo di Gaio e Nerone che era alle pendici del colle Vaticano. L’attuale obelisco di piazza S. Pietro era al centro della spina di tale Circo che segnava il percorso sul quale si sfidavano le quadrighe nelle corse.

L’obelisco fu spostato da Papa Sisto V (Felice Peretti) che volle erigerlo dinanzi alla basilica. Il sito originario in cui era posto è attualmente indicato da una lapide in terra posta alla sinistra della basilica vaticana, poco oltre l’attuale nartece, che ricorda così l’ubicazione del Circo nel quale furono martirizzati Pietro ed i suoi compagni nell’anno 64 d.C..

Sul fianco destro del Circo, proprio sotto l’attuale basilica, sorgeva una necropoli a cielo aperto, nella quale Pietro venne sepolto dopo il martirio. Parte della necropoli è stata riportata alla luce dagli archeologi nel secolo scorso. Essi hanno potuto così raggiungere nei loro scavi il luogo della sepoltura del primo degli apostoli. Il sito è attualmente visitabile, con ingresso proprio a fianco del luogo dove era anticamente eretto l’obelisco.

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