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Leggi e ascolta La Parola del 13 marzo 2023

Lunedì della III settimana di Quaresima

Prima Lettura

C’erano molti lebbrosi in Israele, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro (Cf. Lc 4,27).

Dal secondo libro dei Re
2Re 5,1-15a
 
In quei giorni Naamàn, comandante dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramèi. Ma questo uomo prode era lebbroso.

Ora bande aramèe avevano condotto via prigioniera dalla terra d’Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. Lei disse alla padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samarìa, certo lo libererebbe dalla lebbra».

Naamàn andò a riferire al suo signore: «La ragazza che proviene dalle terra d’Israele ha detto così e così». Il re di Aram gli disse: «Va’ pure, io stesso invierò una lettera al re d’Israele».

Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci mute di abiti. Portò la lettera al re d’Israele, nella quale si diceva: «Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra».

Letta la lettera, il re d’Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me».

Quando Elisèo, uomo di Dio, seppe che il re d’Israele si era stracciato le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele». Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Elisèo. Elisèo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va’, bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato».

Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: «Ecco, io pensavo: “Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra”. Forse l’Abanà e il Parpar, fiumi di Damàsco, non sono migliori di tutte le acque d’Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato.

Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: “Bàgnati e sarai purificato”». Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.

Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Salmi 41-42 (42-43)

R. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

Come la cerva anèla
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anèla
a te, o Dio. R.
 
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? R.
 
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. R.
 
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. R.

Acclamazione al Vangelo

Gloria e lode a te, o Cristo!

Io spero, Signore; attendo la sua parola.
Con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione. (Cf. Sal 129 (130),5.7)

Gloria e lode a te, o Cristo!

Vangelo

Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei.

La Parola del 13 marzo 2023
La Parola del 13 marzo 2023 3

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4, 24-30
 
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne.

C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

Sant’Ambrogio (ca 340-397)

vescovo di Milano e dottore della Chiesa

Sulle vedove; PL 16, 247-276

La fede della vedova di Sarepta, che accoglie l’inviato di Dio

Perché Elia è stato mandato a una vedova, nel tempo in cui la carestia affliggeva tutta la terra? Una grazia particolare è legata a due donne: accanto a una vergine, un angelo; accanto ad una vedova, un profeta.

Là Gabriele, qui Elia. Sono i più importanti tra gli angeli e tra i profeti! Ma la vedovanza in se stessa non merita lodi, se non vi si aggiungono delle virtù. La storia non manca di vedove; tuttavia, una si distingue fra tutte e le incoraggia tutte con il suo esempio. (…)

Dio è particolarmente sensibile all’ospitalità: nel Vangelo promette ricompense eterne per un bicchiere d’acqua (Mt 10,42); qui, per un po’ di farina o una misura di olio, l’infinita profusione delle sue ricchezze. (…) Perché crederci padroni dei frutti della terra mentre la terra è un perpetuo dono? (…)

Noi modifichiamo a nostro vantaggio il senso del comandamento universale: «Ecco, io vi do ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: sarà il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra, io do come cibo ogni erba verde» (Gen 1,29-30). Nell’ammassare, non troviamo altro che il vuoto e il bisogno.

Come possiamo sperare nella promessa, se non osserviamo la volontà di Dio? Obbedire al precetto dell’ospitalità e fare onore ai nostri ospiti è agire con buon senso: non siamo forse anche noi ospiti quaggiù? Come è ammirevole questa vedova!

Pur oppressa da una grande carestia, continua a venerare Dio. Non teneva solo per sé le sue provviste, poiché le condivideva con suo figlio. Bell’esempio di tenerezza il suo, ma ancor più di fede!

Sicuramente non preferiva nessuno a suo figlio: eppure ecco che mette il profeta al di sopra della propria vita. Potete vedere che non ha dato soltanto un po’ di cibo, ma tutti i suoi viveri; non ha tenuto nulla per sé; la sua ospitalità l’ha portata a un dono totale, così la sua fede l’ha condotta a una fiducia totale.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Non è facile capire cosa sia l’umiltà. Essa è il risultato di un cambiamento che lo Spirito stesso opera in noi attraverso la storia che viviamo, come ad esempio accadde a Naaman il Siro. (…)

Naaman comprende una verità fondamentale: non si può passare la vita nascondendosi dietro un’armatura, un ruolo, un riconoscimento sociale: alla fine, fa male. Arriva il momento, nell’esistenza di ognuno, in cui si ha il desiderio di non vivere più dietro il rivestimento della gloria di questo mondo, ma nella pienezza di una vita sincera, senza più bisogno di armature e di maschere. (…)

Fatto rifornimento di argento e oro, Naaman si mette in viaggio e giunge così dinanzi al profeta Eliseo. Questi chiede a Naaman, come unica condizione per la sua guarigione, il semplice gesto di spogliarsi e lavarsi sette volte nel fiume Giordano. Niente fama, niente onore, oro né argento!

La grazia che salva è gratuita, non è riducibile al prezzo delle cose di questo mondo. (…) La lezione è grande! L’umiltà di mettere a nudo la propria umanità, secondo la parola del Signore, ottiene a Naaman la guarigione.

(Discorso del Santo Padre ai membri del Collegio Cardinalizio e della Curia Romana, per la presentazione degli auguri natalizi, 23 dicembre 2021)

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