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L’agave sullo scoglio
Leggiamo ed ascoltiamo la poesia "l’agave sullo scoglio" di Eugenio Montale

Leggiamo ed ascoltiamo la poesia "l’agave sullo scoglio" di Eugenio Montale

La poesia "L'agave sullo scoglio" è un'opera del celebre poeta italiano Eugenio Montale, inclusa nella sua raccolta "Ossi di seppia". Pubblicata per la prima volta nel 1925, questa raccolta rappresenta una delle opere più significative del poeta e contiene elementi ricorrenti che connettono le diverse poesie. "L'agave sullo scoglio" si trova nella sezione "Meriggi e ombre" e riflette temi di resistenza e di lotta contro le avversità, simboleggiati dall'agave, una pianta che cresce tra le rocce e che raramente fiorisce, ma che si aggrappa tenacemente alla vita nonostante le condizioni difficili.

Biografia di Eugenio Montale

Eugenio Montale, nato a Genova il 12 ottobre 1896, è stato un influente poeta, scrittore e critico italiano, la cui opera ha lasciato un segno indelebile nella letteratura del Novecento. Autodidatta, Montale sviluppò una passione per la letteratura e la musica lirica, che lo portò a esplorare profondamente la condizione umana attraverso la sua poesia. La sua prima raccolta di poesie, "Ossi di Seppia", pubblicata nel 1925, introdusse una poetica del negativo, esprimendo il "male di vivere" attraverso una corrosione dell'Io lirico tradizionale. Questo tema fu ulteriormente sviluppato nelle sue opere successive, come "Le Occasioni" e "La Bufera e altro". Montale ricevette numerosi riconoscimenti per il suo contributo alla letteratura, culminati con il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975. Morì a Milano il 12 settembre 1981, lasciando un'eredità di opere che continuano a influenzare poeti e lettori.

Leggiamo insieme

O rabido ventare di scirocco
che l’arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d’una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci-ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh aride ali dell’aria
ora son io
l’agave che s’abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d’alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d’ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.

Ascoltiamo insieme

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L’agave sullo scoglio
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