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Leggi e ascolta il lupo e la pecorella

Ciao ragazzi. La favola di questa sera contiene un messaggio molto importante: l’amicizia è una cosa seria.

Essere amico, e avere un amico, richiede rispetto e sincerità.

Al lupacchiotto di questa sera non è riuscito proprio benissimo.

Leggi con me

“Marvin, la cena è pronta, sbrigati, questa è la terza volta che ti chiamo!”

“Arrivo mamma”.
Ogni sera si ripeteva la stessa scena, mamma Lucy doveva chiamare Marvin più e più volte perché si decidesse a tornare a casa per sedersi con il resto della famiglia a cenare.
Marvin era un lupetto molto allegro, spensierato, che giocava con qualsiasi cosa trovasse, dai sassolini ai rametti degli alberi, dalle foglie ai fiori.

Aveva quattro fratelli, tutti più grandi di lui, con i quali andava d’accordo ma con cui non aveva molto in comune. Gli altri infatti erano molto più maturi di lui, o, meglio, avevano altri interessi: pensavano a cacciare, a studiare nuovi metodi di pesca, ad aiutare il padre nei lavori, che si susseguivano come le stagioni.

Marvin invece era uno spirito libero, quasi ribelle, che pensava a divertirsi e che sognava ad occhi aperti nuove avventure ad ogni ora della giornata.

Quella sera, a cena, mentre erano tutti attorno alla tavola e i discorsi della famiglia si concentravano, come sempre, sulle cose da fare e su quanto erano stati bravi i lupetti più grandi nel trovare nuove prede, Marvin si rese conto di essere diverso dai suoi fratelli.

A lui non piaceva cacciare ne tanto meno pescare, non riusciva a vedere gli altri animali del bosco e della campagna vicina come possibili prede ma solo come possibili amici. Questo pensiero rattristì Marvin che si sentì, in qualche modo, escluso dalla famiglia, come se quello che legava tutti loro fosse il fatto di avere le stesse idee e gli stessi desideri. Con questo pensiero, triste e amaro, Marvin cenò in silenzio e subito dopo si coricò per la notte.

Più tardi mentre tutti dormivano Marvin sgattaiolò fuori dal letto, uscì piano piano dalla finestra di camera sua e corse a più non posso per andare a trovare May, la sua migliore amica. Ormai era diventato quasi un rituale, ogni sera Marvin andava dalla sua amica e con lei passava ore a divertirsi correndo nei prati ed inventando nuovi giochi. In fondo cosa c’era di male in una grande amicizia? Niente, se non che May era una pecorella.

il lupo e la pecorella
Occhi del lupo

Se solo gli altri abitanti del bosco avessero saputo, se solo lo avessero scoperto, chissà cosa sarebbe successo. Sicuramente avrebbero ostacolato questa amicizia, per non parlare delle prese in giro degli amici e della delusione della famiglia.

E fu proprio quest’ultima, la paura di deludere la sua famiglia, che fece si che Marvin, un giorno, decise di non vedere più May.
La sensazione di essere escluso, di essere diverso dai suoi fratelli era troppo grande per lui, così iniziò a comportarsi come loro, a cacciare, a pescare e a fare tutte le altre cose che ogni lupo che si rispetti fa.
Giorno dopo giorno Marvin divenne sempre più bravo nei propri compiti, i suoi genitori ne erano fieri, orgogliosi e lo riempivano di complimenti “Bravo, oggi hai superato te stesso, riuscire a prendere quella volpe non è cosa da tutti!”.

Marvin però non era contento, la felicità ormai non la conosceva quasi più.

Le giornate erano tristi, buie, come le notti, in cui i sogni tornavano ai tempi passati in compagnia di May, quando la cosa più importante era l’amicizia e la libertà, libertà di essere se stesso.

Una mattina la mamma di Marvin si avvicinò a lui, lo prese in disparte e gli chiese cosa ci fosse che non andava. “Niente mamma, va tutto bene”, rispose Marvin.

Ma la mamma aveva capito che c’era qualcosa e che il figlio non era felice quindi insistette. Alla fine Marvin scoppiò in lacrime e confessò tutto alla madre che, abbracciandolo, gli disse “Mi dispiace tanto figlio mio di non aver capito prima il tuo dolore.

Sai, io e papà siamo contenti che tu sia diventato un bravo cacciatore ma saremmo molto, molto più contenti di saperti felice.

Quello che unisce una famiglia e gli amici non sono le stesse idee o l’avere in comune gli stessi sogni, ma è l’amore, il volersi bene e il sapersi accettare per come si è.

Certo, una pecorella come amica non è cosa da tutti i giorni ma se la vostra è una vera amicizia allora non è giusto che vi rinunciate”.

Marvin era sbalordito, non credeva alle proprie orecchie, tutta la paura che aveva avuto, il timore di non essere all’altezza dei propri fratelli, la paura del giudizio degli altri avevano influenzato le sue scelte e gli avevano impedito di essere felice quando sarebbe bastato parlare, esprimere i propri timori, confrontarsi con chi gli voleva bene per superare ogni difficoltà.
Da quel giorno le cose cambiarono, Marvin tornò da May e insieme poterono vivere ancora molte fantastiche avventure.

Conclusione

Quello che è successo a Marvin, ossia l’aver rinunciato ad un’amicizia per la paura del giudizio degli altri è una cosa che, magari in altro modo e in situazioni diverse, succede anche a noi persone.

Succede quando abbiamo paura di deludere qualcuno, quando abbiamo il timore di non essere capiti o di essere presi in giro dai nostri amici o dalle persone cui vogliamo bene.
E quando questo accade spesso reagiamo chiudendoci in noi e facendo quello che pensiamo gli altri si aspettano da noi.

Certo, non è facile comportarsi diversamente e rischiare di essere presi in giro o allontanati, ma non è facile nemmeno rinunciare a fare le cose che vorremmo fare o a quello che vorremmo essere per accontentare qualcun altro. Infatti poi il vuoto che sentiamo dentro è forte, come è forte è il desiderio di poter essere liberi da tutti questi condizionamenti.

Allora, forse, può aiutare il pensare che le persone che davvero ci vogliono bene ce ne vogliono per quello e per come siamo, non per quello che potremmo essere o che potremmo fare.

E’ vero, magari ci potranno essere delle persone che si allontaneranno, ma quelle che invece resteranno saranno sicuramente più importanti perché sapranno dimostrarci tutto il loro bene accettandoci per come siamo.

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