commento di Mc 2,1-12, a cura di Caterina Bruno

Qualcosa chiedeva esistenza
nella mia ingombra anima

Mariangela Gualtieri, Senza polvere senza peso

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Mc 2,1-12)

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Mi lascio ispirare

L’esperienza di quest’uomo che viene calato giù dall’alto mi fa pensare alle cupole di alcune chiese, con un foro da cui entra la luce, o a battisteri come quello di Napoli, con i mosaici che fanno vedere i cieli aperti.

Che cos’è il battesimo se non rinascere dall’alto, liberi dalla schiavitù del peccato? Il peccato paralizza, sono tutte quelle situazioni della nostra vita in cui ci ritroviamo bloccati. Bloccati dal senso di colpa, dal dubbio, dallo smarrimento, dal male inferto o subito, o, per etimologia della parola peccato, “mancare il bersaglio”, da tutte le occasioni per amare di più che abbiamo perduto. Paralisi è pensare che ormai sia finita e restare nella distanza che ci separa dalla verità di noi stessi, dagli altri, da Dio. La parola Cafàrnao indica un accumulo disordinato di oggetti, ma in ebraico è anche “villaggio della consolazione”.

Tu continui a parlare, Signore, ma la tua voce fa fatica ad arrivarmi, se ogni porta è ostruita, tutti i miei sforzi per rientrare in me stesso non servono a nulla. «Nel punto dove egli si trovava», ma chi, Cristo o il paralitico? Forse il testo gioca di proposito su questa ambiguità… prendo il posto del paralitico e mi lascio aiutare a fare la cosa più difficile: fermarmi, proprio qui dove sono ora, in questo luogo di morte, e scendere. Questo scoperchiare il tetto con cui mi riparo è buttare all’aria ciò che mi impedisce di vedere il sepolcro in cui sono finito. Sono solo peso e questa barella, il simbolo della mia paralisi, diventa il mezzo che mi aiuta a colmare la distanza. E sul fondo scopro che Cristo è già qui, a raccogliermi, questo è il battesimo.

Riconoscere la mia debolezza mi permette di incontrarti. Alzarsi è risorgere sulla parola Figlio, una chiamata a guardare al cielo, alla nuova vita. C’è l’indignazione di chi non credeva che tu potessi raggiungermi lì dov’ero finito, nei loro ragionamenti non c’è spazio per il perdono. E poi c’è lo stupore grato di altri, di chi mi ha portato a te, perché non ci si salva da soli, benedetti coloro che mi aiutano a fare verità!

Caterina Bruno

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Che genere di situazioni affollano in modo disordinato il mio cuore, dove mi trovo?

Da chi mi sento portato, sostenuto?

Il paralitico alla fine prende con sé la sua barella, cosa farne della tua?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

fonte © GET UP AND WALK

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Ciao, sono Remigio Ruberto, papà di Eugenio. L'amore che mi lega a Eugenio è senza tempo e senza spazio.

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