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commento di Mc 4,21-25, a cura di Leonardo Vezzani SJ

Le persone sono come le vetrate.
Scintillano e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro.

Elisabeth Kubler-Ross
vetrate di cattedrale

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Mc 4,21-25)

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: “Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

Mi lascio ispirare

La lampada va sotto il moggio o sotto il letto? Bella domanda. Per rispondere a questa, però, dobbiamo prima farcene un’altra: si può sapere che cos’è un moggio? La cosa che ci viene spontanea è cercare su Google, che ci risponde che Moggio è un comune in provincia di Lecco. Può darsi che Gesù si stia riferendo alla città lombarda? No: ai suoi tempi la Lombardia non esisteva, figurarsi Moggio (LE).

Il mistero si infittisce.

Continuando a leggere si scopre che il moggio è anche un enorme contenitore per grano e affini. Ecco, questa definizione ci potrebbe aiutare a rispondere. La lampada non va né sotto il moggio né sotto il letto, perché oscurerebbero la luce che emette. Il Vangelo ci mette davanti a una terza possibilità, il candelabro, la risposta corretta: la lampada la mettiamo là dove può fare più luce. Se ai tempi di Gesù questa domanda voleva essere retorica, voleva cioè metterci di fronte a una risposta allora ovvia, oggi non è più così, perché non sappiamo bene di cosa si stia parlando.

Qual è, allora, il mio posto nella Chiesa e nella società? Come posso risolvere un problema che mi porto dietro da tempo? La risposta riguarda proprio il moggio: finché non mi darò il tempo di cercare e dare nome ai miei doni, ai miei limiti, non saprò se la lampada va sopra o sotto il moggio, cioè non saprò come giocare i talenti che ho, semplicemente perché non so quali sono!

Inoltre, finché non mi darò il tempo di conoscere la realtà ecclesiale e sociale intorno a me, capirne le potenzialità e i punti deboli non saprò dove c’è bisogno di me e continuerò a lamentarmi che il Signore non mi mostra la strada o non mi dice cosa vuole.

Chiediamo la grazia e la pazienza di conoscere i “moggi” della nostra vita.

Leonardo Vezzani SJ

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Quale moggio rischia di oscurare la mia luce?

Quale candelabro valorizza di più i miei talenti?

Dove sento che c’è più bisogno di me?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

fonte © GET UP AND WALK


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