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Commento al Vangelo del 3 dicembre 2024

Vangelo

Gesù esultò nello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,21-24
 
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Parola di Dio.

Spuntare

Roberto Pasolini

Il tempo di Avvento è iniziato con un invito a vegliare, ad aprire bene gli occhi, per poter incontrare quel Signore che è venuto, che viene e che verrà a salvare tutta la (nostra) storia. Il vangelo di oggi ci svela il modo in cui la veglia ha bisogno subito di declinarsi, indicando un gesto sempre troppo trascurato nei nostri atteggiamenti religiosi: la lode. Il Maestro viene fotografato proprio così, mentre esulta aprendo le braccia al cielo e lasciandosi andare a un momento di pura allegria e gratitudine nel suo spirito.

«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21).

Prima di diventare voce sulle labbra, la lode è un atteggiamento del cuore, anzi un modo di vedere la realtà, così mite e grato da saper scorgere la presenza di Dio e del suo bene dentro le pieghe della storia. Eppure non si tratta di una preghiera ingenua. La lode sa selezionare e distinguere, sa andare — direbbe il profeta Isaia — oltre il velo dell’apparenza. Tra le forme di preghiera, è forse la più bella. Non intende infatti perseguire alcuno scopo, non si esprime per ottenere qualcosa. La lode ci educa a saper guardare la storia con speranza, a volgere lo sguardo in avanti con ottimismo, certi che Dio non si dimentica né di noi, né delle sue promesse.

«Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1).

La voce forte e asciutta di Isaia ci consente di comprendere il senso della lode non come un gesto eversivo, che rompe la monotonia delle solite preghiere, ma come la maturazione di un frutto di gioia, che può spuntare sull’albero della nostra vita, attraverso l’abitudine a riconoscere il bene e la sua silenziosa presenza nella realtà. La venuta del Signore, sembra annunciare il profeta, non è simile a un terremoto, che tutto capovolge e trasforma in un istante. La sua forza assomiglia più alla tenacia di un virgulto, che lentamente emerge dal tronco, poi silenziosamente si espande e infine diventa un frutto, maturo e buono. Allo stesso modo, la venuta del Signore in noi avviene — e avverrà — con splendida naturalezza. Dentro e oltre ogni apparenza. Entrare nel ritmo dell’Avvento è svuotare il cuore dalle preoccupazioni inutili, ringraziando per i segni di bene che ci sono. Il solo modo per far spuntare — negli occhi e in fondo al cuore — l’impossibile sogno di Dio. Quello in cui la comunione è possibile a ogni livello e in qualsiasi circostanza. Un sogno così bello da non crederci.

« Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà » (Is 11,6).

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