Questo sito utilizza i cookie per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Navigando su questo sito web, acconsenti al nostro utilizzo dei cookie.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Mi lascio ispirare
«Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». Quanta luce che posso scorgere provenire dalla grotta che ti ha accolto, o mio piccolo Gesù. Tu, fragile e indifeso, nel buio della notte che ha visto la tua nascita, irradi luce a chi ti guarda. Posso scorgere la dolcezza dello sguardo di Maria, piena di infinita meraviglia per la tua vita, Dio Bambino.
I pastori che si avvicinano, illuminati dalla luce che da te proviene, portano con sé ciò che possono donarti di più prezioso, frutto della loro fatica e del loro lavoro.
Caro mio dolce Gesù, che anche io possa incamminarmi verso di te, contemplarti nella tua straordinaria piccolezza e tenerezza di Dio Bambino che si consegna fragile alle mie povere mani tremanti.
Tenendoti tra le mani, ti prego di poter ricevere un raggio di quella luce che da te proviene, affinché possa irradiarlo a coloro che mi stanno vicini.
In quali situazioni/relazioni posso scorgere la tenerezza di Dio per me?
Cosa significa per me ricevere e portare nel mondo la luce di Dio?
Che sentimenti mi abitano pensando che Dio oggi si consegna a me come Bambino?
Preghiera a Gesù Bambino
O Santo Bambino Gesù, che diffondi le tue grazie su chi ti invoca, volgi i tuoi occhi a noi, prostrati innanzi alla tua santa immagine, e ascolta la nostra preghiera.
Ti raccomandiamo tanti poveri bisognosi, che confidano nel tuo divin Cuore.
Stendi su di essi la tua mano onnipotente, e soccorri alla loro necessità.
Stendila sui bambini, per proteggerli; sulle famiglie per custodirne l'unità e l'amore; sugli infermi, per guarirli e santificarne le pene; sugli afflitti per consolarli; sui peccatori, per trarli alla luce della tua grazia; su quanti, stretti dal dolore e dalla miseria, invocano fiduciosi il tuo amoroso aiuto.
Stendila ancora su di noi, per benedirci.
Concedi, o Piccolo Re, i tesori della tua misericordia e della tua pace al mondo intero, e conservaci ora e sempre nella grazia del tuo amore.
Amen!
A tutti voi, i più cari auguri di Buone Festività. Francesca, Eugenio, Giuseppina e Remigio
Leggi e ascolta la storia simpatica su "Babbo Natale perde i pantaloni"
Curiosando
Babbo Natale è il personaggio che porta i regali ai bambini la notte di Natale. Secondo la tradizione, vive al Polo Nord con la sua moglie e i suoi aiutanti, gli elfi. Babbo Natale viaggia su una slitta trainata da renne volanti e scende dai camini per lasciare i doni sotto l'albero. Babbo Natale è raffigurato come un uomo anziano, robusto e barbuto, vestito di rosso e bianco.
Ciao a tutti, oggi vi racconto una fiaba natalizia molto divertente: Babbo Natale perde i pantaloni mentre vola con le sue renne!
Tutto iniziò una vigilia di Natale, quando Babbo Natale si stava preparando per la sua lunga notte di consegne. Aveva indossato il suo abito rosso e bianco, il suo cappello con il pon pon, le sue scarpe lucide e i suoi guanti caldi. Ma c'era un problema: i suoi pantaloni erano troppo stretti! Infatti, Babbo Natale aveva mangiato troppi biscotti e dolcetti durante l'anno, e ora non riusciva a chiudere la cerniera.
Non importa - pensò Babbo Natale - tanto nessuno mi vedrà, sono troppo veloce!
Così salì sulla sua slitta, prese le redini delle sue fedeli renne e si lanciò nel cielo stellato. Ma non aveva fatto i conti con il vento gelido che soffiava forte quella notte. Mentre volava sopra le case e le città, il vento gli tirava i pantaloni verso il basso, facendoli scivolare sempre più. Babbo Natale non se ne accorse, troppo preso dal suo lavoro di portare i regali ai bambini buoni.
Finché non arrivò in Italia, dove una bambina di nome Sofia stava guardando dalla finestra, sperando di vedere Babbo Natale. E lo vide davvero! Ma non solo lui: vide anche i suoi pantaloni che cadevano dalla slitta e atterravano sul tetto della sua casa!
Mamma, mamma! - gridò Sofia - Ho visto Babbo Natale! E ha perso i pantaloni!
La mamma di Sofia non le credette, pensando che fosse un sogno. Ma quando uscì fuori per controllare, trovò davvero i pantaloni di Babbo Natale sul tetto. Erano rossi e bianchi, con una cintura dorata e una tasca piena di caramelle.
Oh, povero Babbo Natale! - esclamò la mamma - Come farà ora a continuare il suo giro?
Intanto, Babbo Natale si era accorto della sua sfortuna. Sentiva freddo alle gambe e si guardò in basso. Rimase senza parole quando vide che non aveva più i pantaloni!
Oh no! - esclamò - Dove sono finiti i miei pantaloni?
Le renne lo guardarono con compassione e gli fecero capire che li aveva persi per strada. Babbo Natale si sentì molto imbarazzato e si coprì con la sua lunga giacca.
Che disastro! - disse - Come faccio ora a portare i regali agli altri bambini? Non posso mica presentarmi così!
Babbo Natale decise di tornare indietro e cercare i suoi pantaloni. Ma non fu facile: erano passati tanti minuti e il vento aveva spostato i pantaloni da un posto all'altro. Babbo Natale li cercò ovunque: sui tetti, sugli alberi, sui fili della luce. Ma non li trovò.
Sono disperato! - si lamentò Babbo Natale - Non posso andare avanti senza i miei pantaloni!
Allora le renne ebbero un'idea geniale: perché non usare uno dei regali che avevano nella slitta? C'era sicuramente qualcosa che poteva andare bene come pantaloni.
Buona idea! - disse Babbo Natale - Vediamo cosa abbiamo qui.
Babbo Natale aprì la slitta e cominciò a frugare tra i pacchetti. Ne tirò fuori uno dopo l'altro, sperando di trovare qualcosa di adatto. Ma niente: c'erano solo giocattoli, libri, vestiti troppo piccoli o troppo grandi, o cose strane come una lampada magica o un unicorno di peluche.
Questi non vanno bene! - disse Babbo Natale - Non posso mica mettermi questi!
Ma poi vide un regalo che gli fece brillare gli occhi: era una scatola rettangolare, con un fiocco verde e una scritta: "Per Marco, da zia Lucia". Babbo Natale aprì la scatola e trovò dentro un paio di pantaloni nuovi di zecca. Erano blu, con delle tasche laterali e una cintura elastica. Babbo Natale li provò e gli andavano a pennello!
Evviva! - esclamò - Ho trovato i pantaloni!
Babbo Natale si sentì sollevato e felice. Si rimise in slitta e riprese il suo giro, portando i regali agli altri bambini. Ma c'era un problema: il regalo che aveva usato era destinato a Marco, un bambino che aspettava con ansia i suoi pantaloni nuovi. Come avrebbe fatto Babbo Natale a spiegargli che li aveva presi lui?
La risposta a questa domanda la scoprirete nella prossima puntata della fiaba di Babbo Natale perde i pantaloni mentre vola con le sue renne!
Spero che vi sia piaciuta questa storia e che vi abbia fatto ridere. Vi auguro un buon Natale e vi do appuntamento alla prossima fiaba. Ciao ciao!
Fin dall’inizio i cristiani celebravano quanto il Signore Gesù aveva compiuto per la salvezza dell’umanità. Lo faceva ogni domenica, nella “Pasqua settimanale” e, come festa annuale, la domenica dopo la prima luna piena di primavera, la Pasqua. Con l’inizio del IV secolo, il calendario liturgico comincia a cambiare, dando valore anche all’esperienza “storica” di Gesù: il Venerdì Santo per ricordare la morte di Gesù, e quindi l’Ultima Cena … e in questa dinamica, il Natale, la nascita di Gesù, della quale nel 336 ne abbiamo la prima testimonianza, alla quale poco dopo seguirà la festa orientale natalizia dell’Epifania, il 6 gennaio. La data era legata alla festa civile pagana del “natale del sole invitto” (Natale Solis Invicti) che l’Imperatore Aureliano aveva introdotto nel 274 a onore della divinità siriaca del Sole di Emesa, fissata appunto il 25 dicembre. La solennità di Natale è l’unica celebrazione con quattro Messe: quella della vigilia, della notte, dell’aurora, del giorno, e i testi sono uguali per tutti e tre gli anni liturgici. Una scelta che mira a approfondire e valorizzare, quasi al rallentatore, l’Avvenimento che ha cambiato il corso della storia: Dio si è fatto uomo.
Vigilia: Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo … Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo (Mt 1,1-25).
Notte: “Non temete: vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,1-14).
Aurora: Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: “Andiamo a dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento” … Andarono senza indugio … Poi se ne tornarono glorificando e lodando Dio (Lc 2,15-20).
Giorno: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio … E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,1-14).
Oggi la Luce è entrata nel mondo. Oggi, così come avviene da più di duemila anni, la Luce squarcia il buio della notte e delle tenebre e ci illumina.
Quella Luce ha per noi un volto e un nome: Gesù Cristo, preannunciato dal profeta Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Messa della notte di Natale, Is 9,1-6).
Lui è la Luce del mondo che illumina le tenebre (Gv 1,9; 3,19. Vangelo del giorno di Natale); Lui è la Speranza che non delude (Rm 5,5); Gesù, radice e stirpe di Davide (cfr 2Sam 7,8ss, la promessa di Dio al re Davide (IV domenica di Avvento; Ap 22,16); Gesù è la stella radiosa del mattino (Ap 22,16).
L’Avvenimento
Questo è il Natale. Un Fatto, un Avvenimento che è stato capace di cambiare il corso della storia.
Dio si è fatto uomo pur di renderci figli di Dio (cfr sant’Ireneo).
Un Avvenimento così importante, così decisivo che la liturgia stessa ha scelto di farcelo gustare quasi al rallentatore, offrendoci non una ma quattro Messe di Natale: la Messa della vigilia (verso le ore 18.00), la Messa della notte (di solito tra le 21 e le 24, quest’anno alle 20 circa), quella dell’aurora (tra le 7 e le 9 circa) e quella del giorno (tra le 10 e le 18 circa).
Quattro Messe per assaporare tutta la gioia di questo Avvenimento che ha sorpreso/scombinato i piani umani. Questa è la gioia del Natale: “Oggi è nato per voi il Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11, vangelo della notte). Il Signore Gesù si fa a noi vicino per dirci di non avere paura, di rompere l’indifferenza gli uni degli altri, perché Dio, in Gesù suo Figlio, si è compromesso con l’umanità ferita dal peccato pur di salvarci.
Dettagli storici
Il testo di Luca, che ascoltiamo nella Messa della notte, è ricco di particolari cronologici e storici:
“Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si fece il censimento su tutta la terra…si fece quando Quirinio era governatore della Siria…” (Lc 2,1-2).
Particolari che possono lasciare indifferenti talmente siamo desiderosi di arrivare alla notizia che Gesù è nato; ma sono dettagli non secondari, perché indicano che la nascita di Gesù non appartiene alle “favole” ma a un fatto inserito pienamente dentro la storia.
Albero genealogico
Così come è indicativo il vangelo della vigilia, che inserisce Gesù dentro un albero genealogico non proprio perfetto, visti i personaggi: eppure, Lui accetta di entrare dentro questa storia familiare, che non brilla certo di santi.
Nel lungo elenco sono nominati i patriarchi, poi i re prima e dopo l’esilio di Babilonia. Re fedeli e altri idolatri, immorali e assassini. E che dire del re Davide, nel quale si intrecciano fedeltà a Dio, peccati e delitti (ricordiamo solo il crimine da lui confessato nel salmo 50, dopo aver fatto uccidere Uria). La genealogia mira a testimoniare-confermare che Gesù è della “stirpe di Davide” (cfr Mt 1,6ss), e che la promessa che Dio ha fatto a Davide di costruirgli “una casa” (cfr 2Sam, IV domenica di avvento) ha trovato pienezza in Gesù.
La genealogia mostra che si è parte di una storia più grande, e ciò vale per l’uomo Gesù, Colui che inaugura una nuova storia. Dietro ogni nome, seppur talvolta enigmatico, c’è comunque una storia attraverso la quale Dio ha reso possibile qualcosa. Una pagina che svela che dietro ogni volto c’è un’elezione di Dio e una sua promessa: così un tempo e così oggi.
Anche noi siamo stati “eletti” per grazia di Dio: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15,16). Non scelti per i nostri meriti, ma per la sua misericordia: “Ti ho amato di amore eterno” (Ger 31,3). Questa è la nostra certezza: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato” (Is 49,1).
E come un tempo, così anche oggi Gesù entra dentro questa storia e c’invita a guardare oltre, c’invita a leggere questo particolare tempo storico e sociale non con le litanie disfattiste del lamento, ma con quella Luce che viene dall’alto e che tutto illumina.
In fondo, anche Giuseppe e Maria non si sono trovati in un contesto agevole, eppure…
La mangiatoia
“Compiutisi per Lei i giorni del parto, diede alla luce il suo Figlio primogenito, Lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia” (cfr Lc2, 7, Messa della notte). Dio Padre, l’Onnipotente, attraverso Maria, depone in una mangiatoia un Bambino, l’Emmanuele, il Dio con noi. Un Bimbo che dà inizio/archè a un nuovo Regno, a una nuova Storia di salvezza: regno di giustizia e di pace, di amore e di verità.
“Lo adagia in una mangiatoia”. Il verbo greco indica la posizione di chi mangia, quasi sdraiati come i soldati romani. Ma Gesù bambino è adagiato nella greppia degli animali: è un ricettacolo di insetti, bave di animali, sporcizia. Un inizio che suggerisce quanto l’intera vita di Gesù sarà così: gli angeli cantano in cielo e un re lo perseguiterà; un giorno sarà acclamato dalle genti e il giorno dopo sarà condannato dalla stessa folla. Un giorno fatto re e l’altro inchiodato come malfattore. Rifiuto e gloria saranno i segni che contraddistingueranno questo Bimbo.
Ma c’è anche un altro particolare che spesso è indicato nelle icone. Quel Bimbo viene posto dove gli animali si cibano. Quel Bimbo, che necessita di nutrirsi per crescere, fin dall’inizio viene celebrato come il “pane” che nutre: “Fate questo in memoria di me”.
Questo Bimbo, in questi dettagli, si svela a noi per chi è, ma nello stesso tempo, ci svela il percorso per un nostro bel vivere. In un tempo in cui l’uomo è schiavo dei suoi stessi superficiali appetiti, Gesù indica una vita nuova capace di mettere ordine ai tanti disordinati appetiti che non saziano se non la propria bramosia di illudersi di “essere come Dio”, di autoaffermarsi/emanciparsi da Dio, conseguenze del peccato originale: “La donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese dell’albero e ne mangiò, poi ne diede anche al marito” (Gn 3,6).
In quell’essere nella mangiatoia, Gesù ci educa a nutrirci di ciò che conta affinché da mangiatori compulsivi impariamo a divenire “pane che si dona”. Basti ricordare che la prima delle tentazioni di Gesù nel deserto verteva proprio sul concetto di “cibo”: “Dì che queste pietre diventino pane…Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla mia bocca” (Mt 4,3-4), mostrando così lo stile da assumere.
Le fasce
Maria “avvolge” il Bimbo “in fasce”: Maria, pur nella precarietà, è organizzata.
Questo ci suggerisce d’imparare a “organizzarci” affinché il Bimbo che chiede di nascere nel nostro cuore, nella nostra vita, trovi accoglienza, cura e protezione. In altri termini, possiamo dire che la memoria del Natale di nostro Signore illumina i “natali quotidiani” dove la fede – ossia l’amicizia con il Bimbo Gesù – chiede di essere accolta e custodita nelle “fasce” delle nostre attenzioni e cure, affinché non si svilisca. In quel “bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, siamo invitati a vedere la logica con la quale Dio agisce e dalla quale noi imparare ad agire “come Dio”.
Siamo invitati a invertire le nostre logiche, le nostre strategie: ci è chiesto un cambiamento di mentalità e di prospettiva. Non è ciò che è grande e importante che conta, ma ciò che è piccolo e apparentemente insignificante: dal grande al piccolo, dalla forza alla debolezza, dal potere al dono, perché così agisce Dio! Anche noi, come cristiani, siamo chiamati ad essere “segno” discreto della potenza dell’amore di Dio, umile strumento del Regno del Signore, certi che “ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (cfr 1Cor 1,25). Il termine “segno” non va inteso come debolezza o arrendevolezza, perché se “il sale perdesse il sapore…a null’altro serve che ad essere gettato via” (cfr Mt 5,13).
Il mio e nostro essere cristiani dovrebbe diventare quel richiamo vivo e credibile del chicco di grano che porta frutto; “segno” di quel Bimbo di Betlemme, Gesù, qui ed ora. Un vivere ed agire capace di mostrare la gioia “natalizia”, per una Vita donata dall’Alto capace di “spezzarsi” per gli altri per amore (vedi Pasqua).
I pastori
L’ingresso di Dio dentro la storia avviene attraverso “porte secondarie” e metodi non convenzionali, tanto che anche gli angeli portano l’annuncio ai pastori, non ai sacerdoti al tempio. I pastori erano poveri guardiani pagati per vegliare le pecore.
Esclusi dal popolo perché nomadi, perché a contatto con gente non appartenente al popolo, straniera, e quindi impure per la legge. E gli angeli portano per primi a loro l’annuncio. Affida a loro per primi il compito di adorare e andare ad annunciare: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere…Andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia…I pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio…” (Lc 2,15-20, vangelo della Messa dell’aurora).
In quei pastori, nomadi che come Gesù non sanno dove posare il capo (Mt 8,20), possiamo vedere i nomadi guardiani del nostro cuore, quella parte inquieta di noi che veglia, che cerca, che aspetta Qualcuno ma che spesso sbaglia il proprio nutrimento, ingannando la vera fame e sete del cuore. In fondo ciascuno di noi è quel pastore che cerca di seguire le sue povere cose, e quando crede di essere arrivato, si accorge che il cammino non è finito.
Il Natale
Il Natale di nostro Signore Gesù, ci ricorda che Dio è presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo assente o in cui riteniamo che Lui non possa esserci.
Questa fede ci spinge a guardare a questo tempo con maggiore serenità e speranza: Dio è qui, talmente presente che forse, anzi ne sono certo, ci sta chiedendo di rivedere le nostre abitudini.
C’invita a ricordarci che come Lui è venuto per salvarci, così anche noi, in Lui, possiamo salvarci solo se camminiamo insieme, se impariamo a prenderci cura gli uni degli altri. Siamo invitati a farci “mangiatoia”, dove gli altri possono nutrirsi del pane dell’amicizia, dell’amore, della misericordia, della speranza. Il Signore si offre a noi perché noi lo portiamo con la testimonianza della nostra vita.
Come cristiani siamo invitati a farci carico della speranza di questa umanità così disorientata e sola, a farci sentinelle del nuovo mattino…affinché le tenebre di questo tempo siano squarciate dalla Luce che viene dal Signore Gesù, che è il Signore Gesù.
Gesù, realtà decisiva dell’esistenza
Lui è la realtà decisiva della mia e nostra esistenza.
Nel Signore Gesù, che si fatto a noi vicino, impariamo a divenire fratelli tutti per condividere una solidarietà e vicinanza interiore che è la cosa più preziosa, potendo anche noi lodare insieme agli angeli e dire: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini amati dal Signore”.
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Dal libro del profeta Isaìa Is 52,7-10
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 97 (98)
R. Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. R.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d'Israele. R.
Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! R.
Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. R.
Seconda Lettura
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Dalla lettera agli Ebrei Eb 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»?
E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore; oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
Alleluia.
Il Vangelo del 25 dicembre 2023
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Onora la piccola Betlemme che ti ha condotto in cielo
Bisogna che io sia sepolto con Cristo, che risorga con lui, che con lui sia erede del cielo, che divenga figlio di Dio. Ecco cosa è per noi il gran mistero, cosa è per noi Dio incarnato, diventato povero per noi. E' venuto a risollevare la carne, salvare la sua immagine, risanare l'uomo.
E' venuto a farci uno perfettamente in Cristo, in Cristo che è venuto perfettamente e completamente in noi, per trasfondere in noi ciò che egli è. Non c'è più giudeo, né pagano, non c'è più schiavo, né uomo libero, non c'è più uomo e donna, caratteristiche della carne: c'è solo la divina immagine che tutti portiamo in noi, secondo la quale siamo stati creati, che occorre formare e imprimere in noi in modo tanto forte da farci riconoscere.
Che festa per me in ogni mistero di Cristo! La sintesi per tutti, è la mia perfezione, la mia restaurazione, il ritorno all'innocenza del primo Adamo. Celebra quindi la natività, che ha sciolto i lacci della tua; onora la piccola Betlemme che ti ha condotto in cielo; adora il presepio, col quale ancora senza senno sei stato nutrito dal Verbo.
Corri con la stella; con i magi porta i tuoi doni: l'oro, l'incenso, la mirra, al re, a Dio e all'uomo che è morto per te. Glorifica Dio coi pastori; con gli angeli canta inni e mescolati al coro degli arcangeli.
PAROLE DEL SANTO PADRE
In questo giorno di festa volgiamo lo sguardo a Betlemme.
Il Signore […] viene tra noi nel silenzio e nell’oscurità della notte, perché il Verbo di Dio non ha bisogno di riflettori, né del clamore delle voci umane. Egli stesso è la Parola che dà senso all’esistenza, Lui è la luce che rischiara il cammino. «Veniva nel mondo la luce vera – dice il Vangelo –, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).
Gesù nasce in mezzo a noi, è Dio-con-noi. Viene per accompagnare il nostro vivere quotidiano, per condividere tutto con noi, gioie e dolori, speranze e inquietudini. Viene come bambino inerme. Nasce al freddo, povero tra i poveri. Bisognoso di tutto, bussa alla porta del nostro cuore per trovare calore e riparo.
Come i pastori di Betlemme, lasciamoci avvolgere dalla luce e andiamo a vedere il segno che Dio ci ha dato. Vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi è il festeggiato. Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi. (Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre 2022)