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Presentazione del Signore: Candelora

Per la Chiesa di Gerusalemme, la data scelta per la festa della presentazione fu da principio il 15 febbraio, 40 giorni dopo la nascita di Gesù, che allora l’Oriente celebrava il 6 gennaio, in conformità alla legge ebraica che imponeva questo spazio di tempo tra la nascita di un bambino e la purificazione di sua madre.

Quando la festa, nei secoli VI e VII, si estese in Occidente, fu anticipata al 2 febbraio, perché la nascita di Gesù era celebrata al 25 dicembre.

A Roma, la presentazione fu unita a una cerimonia penitenziale che si celebrava in contrapposizione ai riti pagani delle “lustrazioni“. Poco alla volta la festa si appropriò la processione di penitenza che divenne una specie di imitazione della presentazione di Cristo al Tempio.

Sergio I (687-701), di origine orientale, fece tradurre in latino i canti della festa greca, che furono adottati per la processione romana. Nel secolo X la Gallia organizzò una solenne benedizione delle candele che si usavano in questa processione; un secolo più tardi aggiunse l’antifona Lumen ad revelationem con il cantico di Simeone (Nunc dimittis).

Dall’omelia di San Giovanni Paolo II

Basilica Vaticana – Martedì, 2 febbraio 1993

Carissimi fratelli e sorellein questa solenne celebrazione della Festa della presentazione di Gesù al Tempio, saluto di cuore tutti voi che siete venuti qui.

“Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio” (Lc 2, 27). Le parole, che leggiamo nel brano evangelico dell’odierna liturgia, si riferiscono a Simeone, un pio israelita che “aspettava il conforto d’Israele”, cioè la venuta del Messia. A lui fu affidata la parola della Rivelazione nel momento della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la sua nascita a Betlemme.

L’evangelista sottolinea come su questo uomo timorato di Dio stava lo Spirito Santo (cf. Lc 2, 26), il quale gli aveva preannunciato che “non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia del Signore” (Lc 2, 26).

L’evangelista ribadisce in particolare che Simeone, mosso appunto dallo Spirito, si recò al tempio il giorno in cui “i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge” (Lc 2, 27).

Insieme a Simeone il testo evangelico presenta anche la profetessa Anna, sottolineando così la sua partecipazione alla Rivelazione del Messia: “Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Lc 2, 38).

La presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme è strettamente collegata col mistero dell’Epifania. L’Epifania mette infatti in evidenza la presenza e l’azione dello Spirito Santo, che guida gli uomini ad incontrare e a riconoscere il Salvatore e a darne poi testimonianza. Lo Spirito Santo discenderà sugli Apostoli nel giorno della Pentecoste.

Nel momento della presentazione la sua presenza anticipa e prepara quel giorno. Anticipa e prepara, 30 anni prima, l’epifania sulla riva del Giordano e tutta la missione messianica di Gesù di Nazaret. Al tempo stesso, la presentazione di Gesù al tempio esprime in maniera drammatica le modalità di tale missione salvifica.

Rivolgendosi a Maria, la Madre di Gesù, Simeone dice: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori”(Lc 2, 34-35). Illuminato dallo Spirito Santo, Simeone vede nel Bambino, presentato a Dio da Maria e Giuseppe, Colui che è venuto per prendersi cura dei figli di Abramo. “Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo” (Eb 2, 17). Ma Simeone vede già tutto questo? Lo vede veramente anche la profetessa Anna?

La Chiesa, comunque, ritrova tutto ciò nella loro testimonianza. Lo ritrova nelle parole di Simeone. In esse la Chiesa ritrova anche un riferimento spirituale a quel tempio, le cui porte sollevano i propri frontali perché possa entrare il re della gloria (cf. Sal 24 (23),7); Colui che, al tempo stesso, è anche un segno di contraddizione […] Amen!

© Copyright 1993 – Libreria Editrice Vaticana

Quaranta giorni dopo il Natale, la Chiesa celebra la festa della Presentazione del Signore, evento di cui parla l’evangelista Luca al capitolo 2.
In Oriente la celebrazione di questa festa risale al IV secolo e dal 450 viene chiamata “Festa dell’Incontro”, perché Gesù “incontra” il tempio e i suoi sacerdoti, ma anche Simeone e Anna, figure del popolo di Dio.
Intorno alla metà del V secolo, la festa la troviamo anche a Roma. Nel tempo, si aggiungerà a questa festa la benedizione delle candele, a richiamare Gesù “Luce delle genti”.

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – com’era scritto nella legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirto Santo era su di lui … Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: “Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele” (cfr Lc 2,22-40).

L’offerta

Secondo la legge di Mosè il maschio primogenito era proprietà del Signore ed era destinato al servizio del tempio. Quando più tardi i discendenti di Levi, i leviti, ebbero assunto il servizio del tempio, questa prescrizione decadde, ma il primogenito doveva essere riscattato con un’offerta in denaro per il mantenimento del sacerdote.

L’incontro con Simeone

“Mosso dallo Spirito, si recò al tempio”. Un particolare che va evidenziato, è che Simeone si muove per ispirazione dello Spirito Santo e così si spiega il “riconoscimento” di Gesù, quale l’Atteso, la luce delle genti. Una Luce di fronte alla quale si dovrà prendere posizione: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo…eppure il mondo non lo ha riconosciuto” (Gv 1,9-10).

Una spada trafiggerà l’anima

Simeone benedice entrambi i genitori, ma le parole sono rivolte solo alla madre. Il bambino sarà segno di contraddizione: Gesù è la luce del mondo, ma sarà rifiutata; Gesù sarà ammirato e amato, ma verrà crocifisso, sconfitto; muore e risorge. Un cammino di contraddizione, che segnerà il cuore della Madre.

L’incontro con Anna

Giunge al tempio anche la profetessa Anna. Dai dettagli dell’evangelista, si evince quanto anche lei sia una donna di Dio. Molto anziana, vedova. Il suo essere “profetessa” le permette di scorgere quanto gli altri faticano a scorgere: la presenza di Dio. Lei sa andare oltre l’apparenza e vede nel Bimbo l’Atteso delle genti.

Lo stupore

L’età media al tempo di Gesù era di circa 40 anni. Di Simeone e Anna si dice che erano “vecchi”. Di solito l’anziano vive di memorie, di nostalgie dei tempi passati, mentre i giovani vivono di speranze, guardano avanti. In questo caso ci troviamo di fronte a due anziani che di fronte al Bambino guardano avanti, attendono, si meravigliano. Cantano la gioia e la speranza. Dettagli che fanno capire quanto sono giovani nel cuore, perché è un cuore abitato da Dio e dalle sue promesse: e Dio non delude.

Profeti

In questa “visione” siamo coinvolti anche noi. Perché quanti accettano di vivere il vangelo sono e saranno segno di contraddizione. Il prendere posizione davanti al Signore Gesù, Luce delle genti, chiede coraggio, ma ancor più chiede prima di tutto l’essere “di Dio”, come Simeone e Anna.

Chiede inoltre la consapevolezza del non aver sempre tutto chiaro, così come per Giuseppe e Maria, i quali si “stupivano” di quanto veniva detto e, successivamente, sappiamo che di fronte a questa fatica Maria “custodiva e meditava”.

fonte © Vatican News – Dicasterium pro Communicatione


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