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Leggi e ascolta la nostra preghierina del 17 settembre 2023

Ciao Eugenio, oggi è il giorno 17, e come ben saprai, come hai sperimentato sulla tua giovane pelle, il 17 sei andato via, sei volato alto.

Non è importante per me che mese era, che anno era: era il 17, di tutti i mesi, di tutti gli anni, di sempre, per l’eternità a cui appartieni.

E quando il calendario segna il girono 17 il mio corpo riceve il segnale direttamente dal cielo, dove abiti, e compare la scritta “tilt” come succedeva nei flipper di un’epoca che i miei coetanei ricordano.

L’unico elemento che continua a funzionare collegato al cielo è il cuore, che è connesso direttamente col tuo.

Grazie alla nostra amica del cuore Maria Speranza Massei di Perugia, abbiamo conosciuto delle splendide persone, padri, madri, sorelle, fratelli di angeli.

Come Simone, figlio di Sergio, che siamo certi divide la stanza con Eugenio, all’università della vita, dove il rettore è Dio e il loro docente è Gesù.

Maria Speranza è la prima dottoressa che ci accolse all’ospedale di Perugia, dove siamo stati coccolati, curati, amati e che conserva ancora un pezzettino del nostro cuore.

Perdono: andata e ritorno

commento al Vangelo di oggi di Mt 18,21-19,1, a cura di Andrea Piccolo SJ

Ognuno di noi è un “perdonato”: Dio ha dato la vita per noi e in nessun modo potremo compensare la sua misericordia. Però, perdonandoci a vicenda, gli possiamo dare testimonianza, seminando vita nuova attorno a noi. #VangelodiOggi (Mt 18,21-35)

Papa Francesco via Twitter
Preghierina del 17 settembre 2023
Preghierina del 17 settembre 2023 3

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Mt 18,21-19,1)

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”.

E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti.

Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”.

Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.

Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.

Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”.

Mi lascio ispirare

La domanda che Pietro pone a Gesù sul perdono è molto interessante e tocca vari livelli. Il primo è senz’altro quello letterale ed esplicito: quante volte sono chiamato a perdonare mio fratello se e quando mi fa del male. I termini “fratello” o “sorella” presuppongono relazioni preesistenti: siamo nel discorso ecclesiale e si parla delle relazioni all’interno della comunità dei discepoli di Gesù.

Quindi ecco un altro livello della domanda, più profondo: Gesù, quanto devo investire nelle relazioni comunitarie per preservarle? Per fare del bene alla comunità e contribuire all’unità? La prima risposta di Gesù, quella numerica, non lascia dubbi a riguardo.

Ma c’è altro ancora. La domanda di Pietro porta in sé un aspetto che rimane implicito ma che è fondamentale: Pietro esprime il suo bisogno di essere perdonato e la consapevolezza che egli stesso “commette colpe contro il fratello”. Allora la questione del numero di volte potrebbe esprimere l’ansia di Pietro che si sente mancante nei confronti della comunità (dei fratelli e delle sorelle) perché consapevole delle proprie colpe.

La parabola raccontata da Gesù lega, infatti, l’esperienza vissuta del perdono ricevuto con la capacità di donare a propria volta il perdono ad altri. La parabola si prende cura anche dell’(eventuale) ansia di Pietro: il re condona (annulla, non dilaziona la restituzione né la rateizza) al primo servo una cifra spropositata.

Anche l’ansioso, il perfezionista, lo scrupoloso possono essere raggiunti dalla misericordia del Signore e soprattutto farne esperienza interiore ed esistenziale.

Andrea Piccolo SJ

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Quale livello della domanda di Pietro senti più tuo in questa fase della tua vita?

Ricorda un paio di momenti in cui sei passato/a dalla conoscenza teorica o “per sentito dire” della misericordia di Dio alla sua percezione personale ed esistenziale.

Quali sono le difficoltà maggiori che sperimenti nel perdonare?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

Ognuno di noi deve chiedere agli altri perdono per qualcosa, ma tutti, proprio tutti, dobbiamo chiedere perdono per non aver amato abbastanza.

Enzo Bianchi

fonte © GET UP AND WALK

preghiera di abbandono
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