commento di Gv 1,45-51, a cura di Francesca Carraro

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Wisława Szymborska

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Gv 1,45-51)

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Mi lascio ispirare

Ehi tu, diffidente. Il Messia non può venire da Nazaret, dici? Vieni a vedere con i tuoi occhi. Vieni a sentire con le tue orecchie. Vieni, dai.
Natanaele è un israelita che conosce e segue le scritture. Lo vediamo che prega e studia sotto il fico.
Ma è proprio lui che sa dare una lettura nuova dell’esperienza del suo popolo. Che è disponibile a mettere in discussione il raccontato, la teoria con l’esperienza, con l’incontro. In questo Gesù riconosce l’autenticità di Natanaele. E, reciprocamente, Natanaele riconosce il Messia. Non ha più importanza da dove venga, ma piuttosto dove ci può condurre.

Francesca Carraro

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Qual è stato l’ultimo incontro da cui ti sei lasciato trasformare?

Quali esperienze hanno messo in discussione i tuoi pregiudizi?

In quale momento ti senti pronto a metterti al seguito?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)

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Ciao, sono Remigio Ruberto, papà di Eugenio. L'amore che mi lega a Eugenio è senza tempo e senza spazio.

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