Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 5 maggio 2025
Lunedì della III settimana di Pasqua
- B. Nunzio Sulprizio giovane operaio (1817-1836)
- B. Caterina Cittadini vergine e fondatrice (1801-1857)
- Santo del giorno
Prima Lettura
Non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui Stefano parlava.
Dagli Atti degli Apostoli
At 6,8-15
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 118 (119)
R. Beato chi cammina nella legge del Signore.
Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri. R.
Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto;
insegnami i tuoi decreti.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie. R.
Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)
Alleluia.
Il Vangelo di oggi 5 maggio 2025
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,22-29
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Parola del Signore.

San John Henry Newman (1801-1890)
Cardinale, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS IV,17 « Christ Manifested in Remembrance » (trad. cb© evangelizo)
« Rabbì, quando sei venuto qua ?… – Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato »
Cristo ha rifiutato di rendere testimonianza a se stesso, di dire chi era e da dove veniva; è stato in mezzo ai suoi contemporanei « come colui che serve » (Lc 22,27). Sembra che gli apostoli abbiano capito chi era stato con loro soltanto dopo la risurrezione e soprattutto dopo l’ascensione, quando è sceso lo Spirito Santo. Quando tutto era finito, l’hanno capito, ma non sul momento. Ora vediamo qui, secondo me, la manifestazione di un principio generale che ci si presenta spesso, sia nella Scrittura che nel mondo: non discerniamo la presenza di Dio nel momento in cui essa è con noi, ma soltanto dopo, quando rivolgiamo lo sguardo verso ciò che è successo e che non c’è più… Ci capitano cose piacevoli o difficili; non ne percepiamo sul momento il significato; non vediamo in esse la mano di Dio. Se abbiamo molta fede, crediamo ciò che non vediamo e riteniamo che viene da lui quanto ci capita. Però, lo accettiamo o no nello Spirito di fede, certamente non c’è altro modo di accettarlo. Non vediamo nulla. Non vediamo perché ci capiti tale cosa, o a cosa essa tenda. Un giorno, Giacobbe esclamò: « Su di me tutto questo ricade! » (Gen 43,36). Certamente sembrava che fosse proprio così… Eppure tutte le sue sventure dovevano finire bene. Considerate il suo figlio Giuseppe, venduto dai fratelli, portato in Egitto, imprigionato, con le catene che gli entravano nell’anima, e che aspettava che il Signore gettasse su di lui uno sguardo benevolo. Più volte il testo sacro dice: « Il Signore era con Giuseppe »… Dopo lui ha capito ciò che sul momento era tanto misterioso, e disse ai suoi fratelli: « Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza. Non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio » (Gen 45,7). Meravigliosa provvidenza, così silenziosa eppure così efficace, così costante e infallibile! Distrugge il potere di Satana; costui infatti non può discernere la mano di Dio all’opera nel corso degli eventi.
Parole del Santo Padre
La folla ascolta l’invito del Signore, ma non ne comprende il senso – come capita tante volte anche a noi – e gli chiede: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» (v. 28). Gli ascoltatori di Gesù pensano che Egli chieda loro l’osservanza dei precetti per ottenere altri miracoli come quello della moltiplicazione dei pani. E’ una tentazione comune, questa, di ridurre la religione solo alla pratica delle leggi, proiettando sul nostro rapporto con Dio l’immagine del rapporto tra i servi e il loro padrone: i servi devono eseguire i compiti che il padrone ha assegnato, per avere la sua benevolenza. Questo lo sappiamo tutti. Perciò la folla vuole sapere da Gesù quali azioni deve fare per accontentare Dio. Ma Gesù dà una risposta inattesa: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (v. 29). Queste parole sono rivolte, oggi, anche a noi: l’opera di Dio non consiste tanto nel “fare” delle cose, ma nel “credere” in Colui che Egli ha mandato. Ciò significa che la fede in Gesù ci permette di compiere le opere di Dio. Se ci lasceremo coinvolgere in questo rapporto d’amore e di fiducia con Gesù, saremo capaci di compiere opere buone che profumano di Vangelo, per il bene e le necessità dei fratelli. (Angelus, 5 agosto 2018)
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