Commemorazione di tutti i fedeli defunti
- S. Giusto di Trieste martire († 303)
- B. Pio (Luigi) Campidelli religioso C.P. (1868-1889)
- Santo del giorno
Prima Lettura
Io lo so che il mio redentore è vivo.
Dal libro di Giobbe
Gb 19,1.23-27a
Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 26 (27)
R. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Oppure:
R. Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. R.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto. R.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.
Seconda Lettura
Giustificàti nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,5-11
Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificàti nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, dice il Signore. (Gv 6,40)
Alleluia.
Il Vangelo di oggi 2 novembre 2025
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,37-40
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Parola del Signore.

Si dice il Credo.
Baldovino di Ford (?-ca 1190)
abate cistercense, poi vescovo
Trattato 10; PL 204, 513-514. 515A, 516B
“Forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6)
L’amore con cui Dio ci ha amati ha sciolto con la sua potenza i lacci nei quali la morte ci teneva prigionieri. Ormai essa non trattiene che un istante coloro che le è permesso di toccare. Poiché “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1 Co 15,20). Ci conferma nella certezza che risorgeremo, per mezzo del mistero, l’esempio e la testimonianza della sua risurrezione come con la parola della sua promessa. E’ forte la morte, capace di toglierci il dono della vita; è forte l’amore che può darci una vita migliore. La morte è forte: ha la potenza di spogliarci del corpo; l’amore è forte: ha il potere di strappare alla morte il suo bottino e ridarcelo. E’ forte la morte: nessuno può resisterle; è forte l’amore, a tal punto che trionfa sulla morte, attenua il suo pungiglione, ferma la sua ambizione, e rovescia la sua vittoria. Sarà infatti beffata ogni volta che le si dirà: “Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1 Co 15,55). “Forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6), poiché la morte della morte è l’amore di Cristo, come suggerisce questa parola: “Li strapperò di mano agli inferi, li riscatterò dalla morte? Dov’è, o morte, la tua peste? Dov’è, o inferi, il vostro sterminio?” (Os 13,14). L’amore con cui amiamo Cristo è pure potente come la morte, poiché è una sorta di morte: l’estinzione della vecchia vita, l’abolizione dei vizi, l’abbandono di opere di morte. Questo amore che abbiamo per Cristo è come una risposta al suo; per quanto ineguale, è a sua immagine. Lui ci ha amati per primo e, con l’esempio d’amore che ci ha dato, è diventato nostro modello e nostro sigillo. A noi lasciarci imprimer la sua immagine, deporre la maschera terrestre e rivestire la figura celeste, a noi amare Cristo come lui ci ha amati.
Le Parole dei Papi
«La speranza non delude» (Rm 5,5), ci ha detto Paolo. La speranza ci attira e dà un senso alla vita. Io non vedo l’aldilà, ma la speranza è il dono di Dio che ci attira verso la vita, verso la gioia eterna. La speranza è un’ancora che noi abbiamo dall’altra parte, e noi, aggrappati alla corda, ci sosteniamo (cfr Eb 6,18-20). “Io so che il mio Redentore è vivo e io lo vedrò”. E questo, ripeterlo nei momenti di gioia e nei momenti brutti, nei momenti di morte, diciamo così. Questa certezza è un dono di Dio, perché noi non potremo mai avere la speranza con le nostre forze. Dobbiamo chiederla. La speranza è un dono gratuito che noi non meritiamo mai: è dato, è donato. È grazia. E poi, il Signore conferma questo, questa speranza che non delude: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me» (Gv 6,37). Questo è il fine della speranza: andare da Gesù. E «colui che viene a me, io non lo caccerò fuori perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,37-38). Il Signore che ci riceve là, dove c’è l’ancora. La vita in speranza è vivere così: aggrappati, con la corda in mano, forte, sapendo che l’ancora è laggiù. E quest’ancora non delude, non delude. Oggi, nel pensiero di tanti fratelli e sorelle che se ne sono andati, ci farà bene guardare i cimiteri e guardare su. E ripetere, come Giobbe: “Io so che il mio Redentore vive, e io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. E questa è la forza che ci dà la speranza, questo dono gratuito che è la virtù della speranza. Che il Signore la dia a tutti noi. (Papa Francesco – Omelia nella Santa Messa per i defunti nella Chiesa del Pontificio Collegio Teutonico di Santa Maria in Camposanto, 2 novembre 2020)





