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commento di Lc 6,39-42, a cura di Rete Loyola (Bologna)

Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso.

Lev Tolstoj

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Lc 6,39-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Mi lascio ispirare

Possibile che io sia cieco? Possibile che abbia una trave nell’occhio e non me ne accorga perché più interessato alla pagliuzza del mio vicino?

Un piccolo test per scoprire insieme se è vero.

Quando nell’incontro con l’altro il suo comportamento o il suo atteggiamento mi urtano, mi innervosiscono oppure suscitano in me giudizio, riprovazione․․․ cosa faccio?
Una reazione può essere quella di pensare a come dovrebbe essere l’altro, cosa dovrebbe cambiare di sé, come vivrebbe meglio il mondo intero se si comportasse diversamente.
Ecco, se mi riconosco in questa potrebbe essere buono fermarmi a riflettere, perché potrei davvero avere una trave nell’occhio… Spesso, infatti, ciò che mi irrigidisce e mi rende sprezzante nei confronti degli altri è un difetto che è presente anche in me, ma che è più facile odiare e giudicare nell’altro!

Prendere del tempo per ascoltare e accogliere ciò che si agita in me per capire come mai quell’atteggiamento mi provochi così tanto, potrebbe invece essere occasione per conoscermi meglio e vedere più chiaro nella mia vita.

Allora potrei passare dalla critica all’autocritica, scoprendomi come tutti bisognoso di misericordia, smettendo così di giudicare gli altri per giustificare me stesso.
E solo allora saprò guardare con amore alla pagliuzza nell’occhio di mio fratello e accogliere insieme con lui il dono di misericordia del Signore.

Valentina Dovico s.a.

Rete Loyola (Bologna)

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Cosa nel comportamento delle altre persone suscita in me reazioni violente, di disapprovazione o giudizio?

In quali occasioni mi sono chiesto come mai queste reazioni nascono in me, quali nodi toccano nella mia vita?

In che modo faccio spazio in me a questo dono di misericordia del Signore?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)


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