Giovanni è il suo nome.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,57-66.80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Parola del Signore.
Meraviglia
Roberto Pasolini

La solennità della nascita di Giovanni Battista è piuttosto singolare all’interno del calendario liturgico. Se tralasciamo quella della vergine Maria e, naturalmente, quella del Signore Gesù, si tratta della sola umanità di cui facciamo memoria non solo in occasione della sua nascita al cielo, ma anche del suo ingresso nel mondo e nella storia. Le letture scelte per questa festa ci obbligano a meditare a fondo il mistero dell’Incarnazione, mostrandoci la nascita del Battista come una «meraviglia stupenda» (Sal 138,14) a cui volgere tutta l’attenzione del cuore per riscoprire quanto grande sia il dono di Dio deposto anche nella nostra vita, se ci scopriamo capaci di leggere e assumere la nostra umanità non solo a partire dal nostro punto di vista, ma anche nella prospettiva nuova e vivificante del battesimo in Cristo.
Nel momento della sua nascita, si crea una certa tensione per la scelta del nome, tra quello «di suo padre, Zaccarìa» (Lc 1,59) e «Giovanni» (1,60), suggerito con grande ostinazione dalla madre Elisabetta. La diversità di significato tra i due nomi non sembra poi così rilevante, dal momento che Zaccaria significa «Dio ricorda», mentre Giovanni «Dio usa misericordia». Eppure una sottile differenza tra i due nomi c’è e sembra rivelante. Il primo nome è senza dubbio un dito puntato verso il passato, cioè verso quella storia di salvezza costruita da Dio lungo la storia. È un nome fondato sul criterio che il passato debba orientare il presente. Il secondo nome, invece, focalizza l’attenzione sul presente e su ciò che il Signore è intenzionato a fare nella realtà. Promuove un altro tipo di criterio, secondo cui l’attualità della storia è anche emancipata dalle sue premesse. La breve disputa attorno al nome da assegnare al figlio diventa occasione per comprendere che, mentre il primo nome proviene semplicemente dall’abitudine di legare la vita del figlio a quella del padre, il secondo nome porta con sé l’eccedenza di una rivelazione, la grazia di una promessa del Signore a cui è sempre difficile credere:
In realtà, il mistero della vita di Giovanni Battista, annunciata e conosciuta per «nome» fin «dal seno materno» (49,1), rivela il segreto di ogni persona che nasce in questo mondo, il cui nome è «nascosto all’ombra della mano» (49,2) di Dio. Mentre noi pensiamo che l’esistenza sia drasticamente segnata dalle sue origini, il vangelo sembra annunciare che ogni vita che viene dalle mani di Dio sia determinata soprattutto dal suo destino. La misericordia del Signore non è un attributo statico della sua bontà, ma un dinamismoche vuole continuamente rigenerare tutte le cose, realizzando lungo i secoli lo stupendo mosaico del Regno di Dio.
Nella solennità di Giovanni Battista possiamo gioiosamente recuperare la consapevolezza che anche il nostro nome non deve coincidere con le aspettative o i giudizi degli altri. Al punto da poter fieramente esclamare anche noi:
La «stupenda» realtà di quello che siamo, e di ciò che presto saremo con la grazia di Dio, non dipende solo dalle pagine già scritte del libro della nostra storia, ma anche da tutte quelle parole che il Signore intende ancora rivolgerci. Volgendo lo sguardo alla nascita del Battista, possiamo dunque imparare a rinascere – o a risorgere – al di là di qualsiasi condizionamento abbia potuto segnare, anche dolorosamente, il nostro cammino umano. Fino a recuperare quella fiducia in noi stessi, così indispensabile per attraversare in pace le alterne vicende della vita. Una fiducia che solo di fronte allo sguardo di Dio è possibile maturare e proclamare:
fonte © nellaparola.it
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Per gentile concessione © ♥ Padre Gaetano Piccolo SJ