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Commento al Vangelo del 21 marzo 2025
Commento al Vangelo del 21 marzo 2025, testi di Padre Luigi Maria Epicoco

Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21,33-43.45-46

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
 
Parola del Signore.

L'inferno del non senso

Luigi Maria Epicoco

Che cos’è la nostra vita? Una vigna che non abbiamo piantato noi ma che per un atto di fiducia da parte del padrone, ci è stata affidata. Sentirsi padroni della propria vita significa dimenticare che nessuno si è dato la vita da solo, e anche se noi la amministriamo come riteniamo più giusto, arriva il giorno in cui dobbiamo rendere conto di come ne abbiamo avuto cura. Quel giorno si chiama morte. Si può anche non credere in nulla ma tutti sanno che non ci si dà la vita da soli e che alla fine moriamo tutti. Gesù usa questa verità universale per aiutare i suoi ascoltatori, e quindi anche noi, a cambiare atteggiamento nei confronti di chi ci ricorda che è sbagliato vivere con un delirio di onnipotenza. Certe volte rifiutiamo Dio semplicemente perché pensiamo che limiti la nostra libertà. Rifiutiamo gli insegnamenti di Cristo perché pensiamo che voglia rubarci tutto quel meglio della vita che per anni abbiamo coltivato. Tutto questo è la menzogna del male che vuole appunto farci chiudere e ripiegare su noi stessi pensando che alla fine riusciremo ad averla vinta sulla proprietà. Ma davanti alla morte chi può sottrarsi? E quando dovremmo restituire il dono della vita che cosa diremo a chi ce l’ha donata? In questa vita possiamo continuare a uccidere il figlio, possiamo continuare a mettere a morte Gesù, ma il nostro destino è chiaro:

“«Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo»”.

Escludere Dio dalla nostra vita non è un affare ma una condanna. Una vita senza senso, o una vita in cui pensiamo di poterci dare da soli un senso, alla fine diventa sempre un inferno.

Ascoltiamo insieme

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