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Commento al Vangelo del 1 maggio 2025

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,31-36

Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.

Parola del Signore.

Disobbedienza

Roberto Pasolini

Dopo aver fatto l’esperienza della prigionia a causa del desiderio di annunciare a tutti la Risurrezione, Simon Pietro scopre di avere ancora non solo un desiderio ma anche una ferma volontà di condividere con i suoi fratelli ebrei quell’esperienza di misericordia vissuta nel cuore della notte in cui il Signore Gesù si è consegnato per amore nelle mani degli uomini. In quella notte santa e terribile, diventata, per grazia, l’ora in cui tutti i discepoli hanno poi compreso la manifestazione in Cristo dell’amore infinito di Dio, Pietro si è reso conto che, davanti al volto del Padre, nessun uomo è più tenuto a obbedire né al ricatto della paura, né all’aspettativa o alla pretesa degli altri. La sola vera obbedienza a cui ciascuno deve offrire tutta l’adesione del cuore e anche l’offerta della propria vita è soltanto quella a Dio che, nel suo Figlio morto e risorto per i nostri peccati, non ci chiede nulla ma vuole donarci ogni cosa:

«Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”» (At 5,29).

La Pasqua di salvezza, che in questo felice spazio di cinquanta giorni continuiamo a celebrare fino alla festa di Pentecoste, è un tempo in cui siamo chiamati ad acquisire una profonda libertà verso noi stessi e verso gli altri. Pertanto non può che essere anche un tempo in cui proviamo a mettere meglio a fuoco quali sono le voci e le autorità da cui ci lasciamo ogni giorno guidare. Molte volte abbiamo l’impressione di essere molto obbedienti nella vita di tutti i giorni, consumandoci e impegnandoci in tante cose che, in realtà, sono solo forme di idolatria di cui siamo profondamente schiavi. Non si tratta solo di quelle forme di dipendenza in cui è possibile cadere, ma anche di quelle esagerate attenzioni ai doveri della bontà, della fedeltà, della generosità, a causa dei quali annulliamo noi stessi pur di apparire come gli altri desiderano.
Risorgere con Cristo significa verificare bene se ciò a cui stiamo vincolando la nostra libertà sia realmente qualcosa che Dio ci ha chiesto e non un ideale di perfezione e di coerenza che stiamo faticosamente tentando di conquistare. Una verifica di questa libertà interiore non può che essere sempre la non paura di deludere le aspettative degli altri pur di testimoniare la novità e la verità di una vita da figli di Dio: «Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo» (5,28).
Le parole con cui il Vangelo odierno introduce la riflessione sul mistero del Verbo di Dio possono essere assunte come un approfondimento del repentino indurimento di cuore che i discepoli suscitano negli uomini del sinedrio:

«Chi viene del cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza» (Gv 3,31-32).

Dopo essere fuggiti, dopo aver tradito e rinnegato, i discepoli sono stati condotti dallo Spirito Santo dentro le profondità di una meravigliosa esperienza di intimità con il Signore risorto e con il suo ostinato desiderio di comunione con noi. Solo, però, dopo la Pentecoste, i discepoli sono potuti tornare, con la memoria del cuore, alle parole pronunciate da Gesù per scoprirne una profonda ricchezza spirituale:

«Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito» (Gv 3,33-34).

La Risurrezione è una porta che spalanca impensabili orizzonti di amore e di libertà solo per chi accetta di riconoscere in Cristo il testimone del Padre. Non è la prova scientifica di un ulteriore segmento di vita senza confine dopo la morte, ma la testimonianza che, già in questo mondo, si può accedere a un modo di vivere la nostra umanità che supera il peccato perché è capace di rompere definitivamente con l’egoismo che ci fa essere individui soli e tristi. Obbedire a Dio anziché agli uomini non è altro che disobbedire alla paura di non poter condividere e comunicare agli altri questa passione d’amore per l’umanità, che non teme né il rifiuto né la morte.

Ascoltiamo insieme

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