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Preghierina del 31 dicembre 2024

Per la vita, per la luce, per il senso!

commento al Vangelo di oggi di Gv 1,1-18, a cura di Stefano Titta SJ

Muniti di sogni: fedeli compagni di viaggio
e di utopie, col fiato grosso e i piedi ormai stanchi,
seguono rotte ormai già sature di viandanti stremati
e strappano da mani rattrappite dal freddo notturno
del deserto, frammenti di mappe inventate.
E vanno le genti, da sempre, in cerca di stelle polari
e terra nera, ventre certo di vita,
rifugio sicuro di eutopia,
per costruire luoghi fatti di sole caldo
e tenerezza lieve.
Ma a volte l’approdo agognato
nasconde insidie peggiori
di quelle scampate per caso.
Ed è di nuovo buio sull’umanità
incapace di ricordare storie,
già scritte di inenarrabili misfatti …
Eppure vanno le genti da sempre
in cerca di mondi altri per lasciare tracce della
Speranza che vive nel cuore di ogni migrante
che da sempre intraprende viaggi
per salvare se stesso e l’umanità.

Elisa Kidané, Africa nostra terra

Entro nel testo (Gv 1,1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Mi lascio ispirare

Ma che senso ha? Le malattie, le guerre, la morte dei bambini, ma che senso ha? Quante volte al giorno ce lo chiediamo? Al punto che, spesso, non cerchiamo la risposta! Più che una domanda è un lamento contro: contro l’altro, contro i potenti, contro Dio! Ci sentiamo soli e smarriti, nessuno ci aiuta a trovarlo, questo benedetto senso. L’effetto è il sospetto che non ci sia proprio, che tutto sia un caso beffardo e assurdo (appunto!) e noi diventiamo sempre più soli, chiusi, vediamo minacce e nemici dappertutto, viviamo male, siamo tristi.

Le parole che oggi leggiamo ci sembrano lontane, troppo alte, distanti da questo quotidiano fatto di dolore e di brutte notizie. Se vuoi, ti puoi fermare qui e continuare a masticare amarezza e incrementare lo scoraggiamento che ti uccide prima del tempo…
Io invece voglio rileggere questa pagina, voglio cercare dentro di me una piccola, minima risonanza a queste parole. Sì, perché noi siamo fatti per la vita, per la luce, per il senso! Solo così la vita fiorisce e progredisce.

Allora rileggo queste parole, forse non le frasi auliche o elevate, ma almeno quelle semplici: «venne un uomo», «testimone», «luce». Questo, forse, si può capire: io ho bisogno di qualcuno che mi faccia vedere un po’ di luce, che risvegli in me il desiderio di vita e non di rassegnazione. Ce ne sono tante di queste persone nella tua vita quotidiana, ma tu le vedi? Ci vuole già un po’ di luce dentro per scoprire queste persone luminose nel quotidiano. Quelle che come Giovanni sono un segno, un sacramento, indicano qualcosa di molto più grande che, però, non si vede senza il loro aiuto: «venne come testimone, per dare testimonianza alla luce».

Alla fine dell’anno si fa sempre, volendo o no, un bilancio, ecco un tema interessante: hai incontrato qualche persona luminosa quest’anno? Difficile rispondere? Va bene, vedi un po’ se puoi farci un po’ di attenzione per l’anno che inizia. Già questo è diventare luminosi, come Giovanni. Ecco una briciola di senso.
Buon anno, cari amici!

Stefano Titta SJ

Preghiamo insieme

Preghierina
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Preghierina del 31 dicembre 2024
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Te Deum

Fuochi d’artificio a capodanno

Questa semplice favola ci invita ad evitare botti e fuochi d'artificio a capodanno, e anche durante tutto l'anno, illegali e realizzarti artigianalmente, che mentre da una parte, forse, fanno divertire pochi, dall'altra parte danno fastidio a molti, in tanti ci rimettono "le penne" e grandi folle, quindi, guardano con il naso all'insù grandi spettacoli sicuri autorizzati di fuochi pirotecnici legali e realizzati in sicurezza per la sicurezza di tutti.

C'era una volta una piccola foresta dove vivevano vari animali che avevano paura dei fuochi d'artificio di Capodanno. Ogni anno, il primo gennaio, le loro paure si risvegliavano e passavano la notte nascosti nei loro rifugi.

Un anno, però, il saggio gufo Gino decise che era giunto il momento di cambiare le cose. Organizzò una riunione segreta con tutti gli animali della foresta. C'erano il coniglietto Timmy, la volpe Vicky, il cerbiatto Bambi, e tanti altri.

"Ora ascoltatemi bene," iniziò Gino con la sua voce profonda e rassicurante, "quest'anno non dobbiamo più aver paura dei fuochi d'artificio. Invece, possiamo trovare un modo per stare insieme e confortarci a vicenda."

Così, Gino propose di creare una grande tana comune dove tutti gli animali potevano riunirsi la notte di Capodanno. Timmy suggerì di portare delle coperte morbide, Vicky offrì delle bacche dolci e Bambi propose di raccontare storie divertenti per distrarsi dal rumore.

La sera di Capodanno arrivò e gli animali, invece di nascondersi, si radunarono nella tana comune. Gino raccontò antiche leggende della foresta, Vicky condivise storie buffe e Timmy insegnò a tutti una dolce ninna nanna.

animali che hanno paura dei fuochi artificali di capodanno (1)

Quando iniziò il primo scoppio dei fuochi d'artificio, gli animali si strinsero l'un l'altro, trovando conforto nella loro nuova amicizia. Il terrore si trasformò in un momento di unione e solidarietà.

Da quel giorno, ogni Capodanno diventò una celebrazione non solo degli splendidi fuochi d'artificio, ma soprattutto della forza e del coraggio che gli animali avevano trovato insieme. E vissero per sempre felici e contenti, ogni anno più forti e meno impauriti.

E questa, cari amici, è la storia di come gli animali della foresta trasformarono la paura in amicizia. ?

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
Fuochi d'artificio a capodanno
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Commento al Vangelo del 31 dicembre 2024

Il Verbo si fece carne.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18
 
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

Ora ultima

Roberto Pasolini

Al termine dell’anno civile, la luce del Natale ci consente di guardare con speciale intensità ai giorni trascorsi, alla grazia del tempo che stiamo vivendo e a quello che ci attende. Riflettendo sul mistero dell’incarnazione del Verbo, san Giovanni arriva ad affermare che la storia degli uomini merita di essere compresa e vissuta come un tempo ormai ultimo. Non nel senso che sia imminente il ritorno di Cristo — come hanno ingenuamente pensato i primi cristiani — ma nel senso che la storia può essere accolta come un tempo pieno, mancante di nulla:

«Figlioli, è giunta l’ultima ora» (1Gv 2,18).

Facendosi simile a noi, infatti, Dio ha scoperto tutte le sue carte, mostrandoci definitivamente la sua natura relazionale e il suo volto di misericordia. Questa pienezza di rivelazione, se da un lato non finisce di stupire e commuovere il cuore dei credenti, dall’altro comporta una drammatica conseguenza:

«Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora» (1Gv 2,18).

Apparendo nella fragilità della nostra carne umana, il Signore Gesù non si è esposto solo all’accoglienza e al riconoscimento, ma anche all’indifferenza e al rifiuto. Solo dopo la venuta di Cristo, l’umanità è chiamata ad affrontare il problema dell’anticristo. Da duemila anni, infatti, “poteri” diversi da quello della croce cercano di influenzare la storia e di manipolare le sue trasformazioni. Li possiamo facilmente riconoscere negli idoli che orientano il pensiero, le scelte, gli accordi nella nostra società contemporanea: soldi, successo, benessere, tecnologia, intrattenimento, ecc. Tutte modalità diverse — ma in fondo uguali — con cui l’uomo è tentato di eludere la logica dell’Incarnazione e di abdicare la propria responsabilità di doversi rivelare come figlio di Dio e fratello degli altri uomini:

«Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,10-11).

Dalla luce vera che promana dalla mangiatoia di Betlemme l’umanità ha però ricevuto una «unzione» (1Gv 2,20) di conoscenza del mistero di Dio che rende possibile l’apertura a una vita totalmente rinnovata:

«A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv 1,12-13).

Al termine di un altro anno vissuto in questo mondo — quel mondo da amare senza malizia e ingenuità — vale la pena domandarsi in che modo abbiamo saputo usare del tempo ricevuto e della libertà non revocata. Gli interrogativi potrebbero essere anche molto semplici: Quanto spazio abbiamo offerto alla realtà dell’Incarnazione di Dio? In che misura abbiamo esercitato il potere ricevuto nel battesimo di diventare figli, incrementando le possibilità di vita per noi e per gli altri?

Solo ponendoci davanti al presepe nella verità di queste domande possiamo scartare l’ultimo regalo che il Natale del Signore sempre ci porge: accarezzare il sogno di fare dell’ultima ora che ci è data un capolavoro di umile consenso alla realtà. Quella di Dio e quella nostra. Per nulla intimoriti di dover ricominciare a tessere la nostra umanità con il rischio di sbagliare o di ferirci. Semmai afferrati dall’unica paura di non voler restituire tutto a colui che tutto vuole donarci. Ma ugualmente consapevoli che le tenebre di ogni timore sono state già dissolte nella mitezza di un Dio per sempre con noi:

«La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,5).

Ascoltiamo insieme


La Parola del 31 dicembre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 31 dicembre 2024

VII giorno fra l'Ottava di Natale

https://old.eugenioruberto.it/santa-caterina-laboure/

Prima Lettura

Avete ricevuto l'unzione dal Santo e tutti avete la conoscenza.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 2,18-21
 
Figlioli, è giunta l'ultima ora. Come avete sentito dire che l'anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l'ultima ora.
Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri.
Ora voi avete ricevuto l'unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 95 (96)

R. Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. R.
 
Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. R.
 
Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Il Verbo si fece carne 
e venne ad abitare in mezzo a noi.
A quanti lo hanno accolto
ha dato il potere di diventare figli di Dio. (Gv 1,14a.12a)

Alleluia.

Il Vangelo del 31 dicembre 2024

Il Verbo si fece carne.

luke 2 36 40 reflection anna de gelder, profetessa Anna

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18
 
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 31 dicembre 2024
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San Clemente d'Alessandria (150-ca 215)

teologo

Protrettico I, 5-7; SC 2 bis (trad. cb© evangelizo)

Il canto nuovo del Verbo

Il discendente di David che esisteva prima di David, il Verbo di Dio non considerò la lira e la cetra, strumenti senz'anima, ma dispose tutto nell'universo con lo Spirito Santo e in modo particolare questa sintesi del mondo che è l'uomo, anima e corpo: suona per Dio questo strumento dalle mille voci e canta lui stesso in accordo con questo strumento umano. "Poiché tu sei per me una cetra, un flauto e un tempio". Il Signore, soffiando in questo bello strumento che è l'uomo, l'ha fatto a sua immagine, poiché è lui stesso in accordo con questo strumento di Dio, tutto armonia, accordato e santo, sapienza ultraterrena e Parola dall'alto. Cosa vuole dunque questo strumento, il Verbo di Dio, il Signore, e il suo canto nuovo? Aprire gli occhi ai ciechi e le orecchie ai sordi, condurre storpi e smarriti alla giustizia, rivelare Dio agli uomini, fermare la corruzione, vincere la morte, riconciliare col Padre i figli disobbedienti. Ama gli uomini questo strumento di Dio: il Signore ha pietà, insegna, esorta, avverte, salva, protegge, e, in più, come ricompensa della nostra fiducia, ci promette il regno dei cieli. Vuole per noi solo un bene, la nostra salvezza. Ecco nelle vostre mani l'oggetto della promessa, ecco l'amore per gli uomini: prendete la vostra parte di grazia. E il mio canto salvifico, non credete che è nuovo come una casa è nuova, poiché era "prima dell'aurora" (Sal 119,147) e "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Gv 1,1). Ecco il canto nuovo, appare e viene a splendere fra noi il Verbo che era in principio e preesisteva. Infatti è appena comparso colui che preesisteva come Salvatore; è apparso, colui che non è stato maestro, "poiché il Verbo era presso Dio" (Gv 1,1); è apparsa la Parola per mezzo della quale tutto è stato creato.

PAROLE DEL SANTO PADRE

In principio: sono le prime parole della Bibbia, le stesse con cui comincia il racconto della creazione: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1). Oggi il Vangelo dice che Colui che abbiamo contemplato nel suo Natale, come bambino, Gesù, esisteva prima: prima dell’inizio delle cose, prima dell’universo, prima di tutto. Egli è prima dello spazio e del tempo. «In Lui era la vita» (Gv 1,4) prima che la vita apparisse.

San Giovanni lo chiama Verbo, cioè Parola. Che cosa vuole dirci con ciò? La parola serve per comunicare: non si parla da soli, si parla a qualcuno. […] Ora, il fatto che Gesù sia fin dal principio la Parola significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci. Il Figlio unigenito del Padre (cfr v. 14) vuole dirci la bellezza di essere figli di Dio. […] Ecco lo stupendo messaggio di oggi: Gesù è la Parola, la Parola eterna di Dio, che da sempre pensa a noi e desidera comunicare con noi. E per farlo, è andato oltre le parole. […] Si fece carne e non è tornato indietro. Non ha preso la nostra umanità come un vestito, che si mette e si toglie. No, non si è più staccato dalla nostra carne. E non se ne separerà mai… (Angelus, 3 gennaio 2021)