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La pietra parlante

In un piccolo villaggio, immerso tra verdi colline, viveva una pietra molto particolare. Non era una pietra qualsiasi, ma una pietra magica, capace di parlare. Nessuno sapeva da dove provenisse o come avesse acquisito questa straordinaria capacità, ma tutti la rispettavano e la ascoltavano con attenzione.

Ogni giorno, al sorgere del sole, la pietra si animava e iniziava a raccontare storie meravigliose. Parlava di avventure vissute in terre lontane, di creature fantastiche e di eroi coraggiosi. I bambini del villaggio si radunavano intorno a lei, incantati dalle sue parole, e gli anziani ascoltavano con occhi pieni di nostalgia, ricordando le storie che avevano sentito da piccoli.

La pietra parlante, però, non si limitava a intrattenere. Le sue parole erano piene di saggezza e di insegnamenti. Spiegava ai bambini l'importanza dell'amicizia, del coraggio e dell'onestà. Aiutava gli anziani a ritrovare la speranza e a superare le difficoltà della vita.

Un giorno, un giovane del villaggio, stanco di ascoltare sempre le stesse storie, decise di mettere alla prova la pietra. "Sei solo una pietra!" gridò, "Come puoi sapere così tante cose?" La pietra tacque per un lungo momento, poi disse con voce dolce: "Non sono solo una pietra, giovane amico. Sono la memoria del mondo. Ho visto nascere e morire intere civiltà. Ho ascoltato i sogni e le paure di innumerevoli persone. E tutto ciò che so, te lo racconto per aiutarti a crescere e a diventare una persona migliore."

Il giovane si vergognò profondamente delle sue parole e si scusò con la pietra. Da quel giorno, la rispettò ancora di più e continuò ad ascoltarla con attenzione, imparando sempre qualcosa di nuovo.

La morale della favola

La favola della pietra parlante ci insegna che la saggezza non si trova solo nei libri o nelle parole degli esperti, ma anche negli oggetti più semplici che ci circondano. Basta saperli ascoltare con attenzione e con il cuore aperto. Inoltre, ci ricorda l'importanza di rispettare tutto ciò che ci circonda, anche le cose più piccole e apparentemente insignificanti.

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Podcast Favole
Le favole della buonanotte
La pietra parlante
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Commento al Vangelo del 25 novembre 2024

Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,1-4
 
In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Parola del Signore.

Diminutivo!

MichaelDavide Semeraro

Siamo rapiti da questo sguardo del Signore Gesù che si lascia conquistare dalle realtà più piccole e più povere, in una logica di attenzione più sensibile al diminutivo che al superlativo. Lo sguardo del Signore Gesù è penetrante ed è capace di valorizzare ciò che altri rischiano non solo di sottovalutare, ma persino di disprezzare o, nel migliore dei casi, non vedere affatto. L’evangelista Luca ci fa entrare, per così dire, nello sguardo del Signore e così facendo, in realtà, ci fa entrare nel suo stesso cuore, permettendoci così di cogliere tutta la differenza dell’atteggiamento del Signore, a partire dal quale dobbiamo convertire e informare il nostro modo di guardare e di valutare:

«vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio» (Lc 21,1).

Eppure il Signore non vede solo ciò che si impone allo sguardo con lo scintillio dell’oro o il sordo rumore di monete che cadono nel tesoro del Tempio attirando attenzione e creando ammirazione. Il Signore Gesù

«Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine» (21,2).

Il diminutivo non è solo pieno di tenerezza, che talora può nascondere una certa sufficienza, ma è la rivelazione di un modo di stare al mondo che si fa invito alla conversione, il cui primo passo è valutare non il valore oggettivo delle cose, ma la loro valenza più profonda:

«Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere» (21,4).

Lo sguardo con cui il Signore Gesù intercetta i gesti di quanti incontra sul suo cammino per coglierne il senso più profondo, diventa nell’Apocalisse una vera e propria visione del mondo che sarebbe assolutamente inadeguato ridurre a una semplice sequenza di “visioni extrasensoriali”. Ciò che si fa intravedere dal veggente di Patmos sono le conseguenze a largo respiro di questa logica del diminutivo, che diventa uno stile di sequela capace di orientare fino a rifondare la storia universale:

«Essi sono coloro che seguono l’Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia» (Ap 14,4-5).

All’immagine delle «monetine» si accosta quella dell’«Agnello» e di quanti lo seguono in un atteggiamento di piccolezza e di mitezza che supera radicalmente la logica del «superfluo» (Lc 21,4) per aprirsi a quella del dono totale e assoluto. Una grande speranza ci viene comunicata dalla Liturgia di quest’oggi: c’è un modo diverso di stare al mondo senza cadere nella trappola del superlativo continuo, che rischia di prosciugare la nostra capacità di umanità:

«ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo» (Ap 14,1).

Questo nome misterioso più che un nome anagrafico è uno stile da cui si riconosce quel legame di appartenenza che fa la differenza. In una parola: dare «tutto», darsi totalmente proprio come si fa quando si muore, come si fa quando si ama!

Ascoltiamo insieme

La Parola del 25 novembre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 25 novembre 2024

Lunedì della XXXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario 

Prima Lettura

Recavano scritto sulla fronte il nome di Cristo e il nome del Padre suo.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 14,1-3.4b-5

Io, Giovanni, vidi: ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.
E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra.
Essi sono coloro che seguono l’Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 23 (24)

R. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R.
 
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli. R.
 
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo. (Mt 24,42a.44)

Alleluia.

Il Vangelo del 25 novembre 2024

Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,1-4
 
In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 25 novembre 2024
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San Charles de Foucauld (1858-1916)

eremita e missionario nel Sahara

Meditazioni sul Vangelo, sulle virtù principali (1896) (trad. cb© evangelizo)

“Lei ha messo più di tutti”

“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). E’ l’ultima preghiera del Maestro, del nostro Amato. Possa essere la nostra! E che non sia solo quella dell’ultimo momento, ma quella di ogni momento: "Padre mio, mi affido a te, mi abbandono a te, fa' di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto. La tua volontà si compia in me, in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio. Affido l'anima mia alle tue mani te la dono mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore perché ti amo, ed è un bisogno del mio amore di donarmi di pormi nelle tue mani senza riserve con infinita fiducia perché tu sei mio Padre."