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Mi sento sprofondare!

Mi sento sprofondare! L’angoscia davanti al nulla

Commento al Vangelo del 17 novembre 2024

Trentatreesima domenica del T.O. B

Fa’ che vediamo, Signore, i cieli, opera delle tue dita
Schiudi ai nostri occhi il sereno
oltre la foschia in cui li avvolgesti.
Là si trova la tua testimonianza,
che comunica la sapienza ai piccoli.

Sant’Agostino, Confessiones, XIII,xv,17

L’angoscia

Ciascuno di noi è chiamato prima o poi a confrontarsi con l’angoscia. Non si tratta della paura che possiamo provare nei confronti di un nemico o di un ostacolo, evidente o presunto, davanti a noi. L’angoscia è in un certo senso molto più subdola, perché non riusciamo a capire esattamente il motivo preciso di questo sentimento. E proprio per questo è più difficile da affrontare. L’angoscia è quel sentimento che avvertiamo quando tutto ci sembra finito, quando abbiamo l’impressione che non ci sia più tempo, è lo spazio tolto alla speranza.

Punti di riferimento

Come ci suggerisce anche il Vangelo di questa domenica, l’angoscia ci prende quando non abbiamo più punti di riferimento, ci sentiamo smarriti, in mezzo a un grande deserto nel quale non riusciamo più a orientarci. È il tempo, descritto da Gesù, in cui vengono meno il sole, la luna e le stelle, cioè tutti quegli elementi che permettono di regolare e ordinare la vita: il sole che ci permette di capire in quale parte del mondo e in quale momento del giorno ci troviamo; la luna che ci consente di riconoscere in quale momento dell’anno siamo e che, soprattutto per gli antichi, rappresentava un riferimento importante per decidere i momenti adatti per il raccolto; le stelle infine erano il punto di riferimento per chi viaggiava nella notte.

Ecco, immaginiamo per un attimo che tutti questi riferimenti vengano meno, come potremo orientarci nella vita? L’esistenza dell’uomo diventa caos, siamo cioè riportati all’inizio indistinto, prima della creazione. Eppure, così come Dio ha messo ordine in principio, così tornerà a fare di nuovo nelle nostre vite caotiche e angosciate. Questa è la speranza che vince l’angoscia!

È anche vero che quelle figure, deputate a darci una mano per orientarci nella nostra vita, sempre di più vengono meno. Coloro che dovrebbero farci da guida, coloro che hanno il compito di accompagnare, custodire, tutelare, sembrano o scomparsi o incapaci di indicare la strada, anzi spesso i pastori stessi diventano lupi!

La fine

Parlando della fine, Gesù allude innanzitutto alla sua fine. La sua passione è la conseguenza del tradimento, dell’impazienza, della paura e dell’invidia. L’umanità cancella il suo punto di riferimento fondamentale: siamo tentati e spinti a eliminare Dio dalla nostra vita. In quella fine che getta nell’angoscia, Israele vede anche la sua storia, che ancora una volta passa attraverso lo smarrimento: in questi versetti c’è infatti anche l’eco della distruzione del Tempio (70 d.C.) che rappresenta il crollo di un altro punto di riferimento fondamentale per il popolo.

Segni di speranza

Tutto sembra venire meno! Come affrontare dunque questo tempo di angoscia che si ripete nella nostra vita personale e sociale? Gesù ci invita a cercare sempre i segni di speranza. Sono segni flebili e impercettibili, proprio come il ramo del fico che cresce: non fa rumore, si trasforma delicatamente, entra nella storia con discrezione. Chi sarà capace di accorgersene? Così è anche la presenza di Dio nella nostra vita. Quando tutto sembra venire meno, quando la vita è travolta dall’angoscia, occorre tornare a guardare e ascoltare: come il ramo del fico che cresce silenziosamente, così la Parola di Dio non passa, ma feconda progressivamente la terra.

Non sappiamo né il giorno né l’ora perché l’esperienza dell’angoscia accade sempre, ci prende quando meno ce l’aspettiamo. Ma così come l’angoscia ci può invadere da un momento all’altro, così possiamo ogni volta ritrovare la speranza, siamo certi infatti che Dio tornerà a mettere ordine. E quest’azione di Dio si chiama giustizia.

Leggersi dentro

  • In quali situazioni hai sperimentato l’angoscia? Come l’hai affrontata?
  • Cosa vuol dire per te in questo momento osservare il ramo del fico?

Ascoltiamo insieme

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
Mi sento sprofondare!
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Commento al Vangelo del 18 novembre 2024

Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,35-43
 
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

Parola del Signore.

Ascoltiamo insieme


Riempire la vita di luce

Luigi Maria Epicoco

Il cieco del Vangelo di oggi è il grande esempio di un percorso che tappa dopo tappa ci conduce al Signore. Innanzitutto il punto di partenza è la condizione di cecità che nasce dalla mancanza dell’incontro con Cristo, cioè dalla mancanza dell’incontro con un senso che riempie la vita di significato. Finchè l’uomo non incontra qualcosa che rende significativa la propria vita è come se vivesse al buio. Bene lo sanno coloro che a un certo punto incontrano un amore, o una passione che ridesta in loro la vita stessa: quell’incontro riempie la loro vita di una luce che prima non c’era. Ma Cristo arriva attraverso la mediazione degli altri:

“Sentendo passare la gente, (il cieco) domandò che cosa accadesse.  Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!»”.

La Chiesa dovrebbe far questo, dovrebbe annunciare a chi ancora manca di luce il passaggio di Gesù. È lì che scatta in quell’uomo il desiderio di pregare, e la sua preghiera è autentica perché è un grido che gli sgorga dal cuore:

“Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!»”. Quella stessa folla (la Chiesa) che gli aveva annunciato Cristo, comincia a rimproverarlo: “Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»”.

È sempre attuale la tentazione di trasformarci da una Chiesa che annuncia a una Chiesa che impedisce l’incontro. Ma Gesù è più forte anche della folla che gli intima di tacere e chiama a sé quell’uomo. Ecco allora che l’incontro che era nato attraverso la mediazione degli altri, diventa un incontro personale. Tutti abbiamo bisogno di entrare in un rapporto personale con Cristo:

“Quando gli fu vicino, gli domandò: «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato»”.

Ecco allora che tutto si compie e il buio cede spazio alla luce.

La Parola del 18 novembre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 18 novembre 2024

Lunedì della XXXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Oggi la Chiesa celebra: Dedicazione delle Basiliche dei  SS. Pietro e Paolo Apostoli

Prima Lettura

Ricorda da dove sei caduto e convèrtiti.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 1,1-5a2,1-5a
 
Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.
Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
[Io udii il Signore che mi diceva]:
«All’angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi:
“Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro. Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima”».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 1

R. Al vincitore darò da mangiare dall’albero della vita.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, 
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. R.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua, 
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. R.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde.
Poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, 
mentre la via dei malvagi va in rovina. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrà la luce della vita. (Gv 8,12)

Alleluia.

Il Vangelo del 18 novembre 2024

Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,35-43
 
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
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La Parola del 18 novembre 2024
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San Giovanni Crisostomo (ca 345-407)

sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa

Omelie sul vangelo di Matteo, 66,1 (trad. cb© evangelizo)

« Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me ! »

Guardiamo questi ciechi di Gerico nel vangelo di Matteo: valgono più di molti che vedono chiaramente. Nessuno li guidava e non potevano vedere Gesù che si stava avvicinando; eppure si sforzavano di giungere a lui. Si misero a gridare ad alta voce; la gente cercava di farli tacere: ma essi gridavano ancora più forte. Lo stesso accade all'anima risoluta; coloro che vogliono fermarla, al contrario raddoppiano il suo slancio. Cristo permette che si cerchi di farli tacere, affinché il loro fervore sia più evidente e ti insegni quanto erano degni di essere guariti. Perciò non domanda loro, come faceva spesso, se avessero la fede: le grida e gli sforzi per avvicinarsi a lui bastavano a mostrare la loro fede. Impara da loro, caro amico mio, poiché malgrado la nostra bassezza e la nostra miseria, se andremo a Dio con tutto il cuore, potremo ottenere con i nostri sforzi ciò che chiediamo. In ogni caso, guarda questi due ciechi; avevano soltanto un discepolo che li proteggeva, mentre tanti imponevano loro il silenzio; eppure sono riusciti a superare gli impedimenti e giungere a Gesù. L'evangelista non segnala in loro alcuna qualità eccezionale di vita: il loro fervore ha colmato tutto. Imitiamoli anche noi. Se Dio non ci concede subito ciò che chiediamo, se la gente cerca di dissuaderci a pregare, non cessiamo di implorarlo. Perché così attireremo maggiormente i favori di Dio.

Parole del Santo Padre

Un cieco a quei tempi – ma anche fino a non molto tempo fa – non poteva che vivere di elemosina. La figura di questo cieco rappresenta tante persone che, anche oggi, si trovano emarginate a causa di uno svantaggio fisico o di altro genere. E’ separato dalla folla, sta lì seduto mentre la gente passa indaffarata, assorta nei propri pensieri e in tante cose...E la strada, che può essere un luogo di incontro, per lui invece è il luogo della solitudine. Tanta folla che passa...E lui è solo. (…) L’Evangelista dice che qualcuno della folla spiegò al cieco il motivo di tutta quella gente dicendo: «Passa Gesù, il Nazareno!» (v. 37). Il passaggio di Gesù è indicato con lo stesso verbo con cui nel libro dell’Esodo si parla del passaggio dell’angelo sterminatore che salva gli Israeliti in terra d’Egitto (cfr Es 12,23). È il “passaggio” della pasqua, l’inizio della liberazione: quando passa Gesù, sempre c’è liberazione, sempre c’è salvezza! (...) Fratelli e sorelle, Il passaggio del Signore è un incontro di misericordia che tutti unisce intorno a Lui per permettere di riconoscere chi ha bisogno di aiuto e di consolazione. Anche nella nostra vita Gesù passa; e quando passa Gesù, e io me ne accorgo, è un invito ad avvicinarmi a Lui, a essere più buono, a essere un cristiano migliore, a seguire Gesù. (Udienza generale,  15 giugno 2016)