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Preghierina del 4 novembre 2024

Ieri sera, domenica 3 novembre 2024, presso il convento di Santa Maria Occorrevole in Piedimonte Matese (CE), abbiamo avuto il piacere spirituale e l'onore di essere accanto alla Reliquia del Sangue di San Francesco d'Assisi.

Preghiera a San Francesco nella cappella delle stimmate

Frate Francesco, sei salito su questo monte
in un tempo difficile della tua vita, segnato da una tentazione misteriosa,
che ti ha allontanato dai fratelli e introdotto in una solitudine più intensa con il tuo Signore.

Frate Francesco, sei salito su questo monte
in un tempo faticoso per la Chiesa, indigente di Vangelo,
insidiata dall’iniquità dovuta al raffreddarsi della carità in molti.
Per questo il Signore ti ha concesso «alla fine, i doni per accendere la carità. E i segni sono
quelli della passione che Dio volle sostenere per noi, in virtù della sua immensa carità»

Frate Francesco, sei salito su questo monte,
umile discepolo di Cristo povero, ardente di carità.
Ti chiediamo di ottenerci dal Signore l’umiltà per vivere in questo tempo
senza giudicare e alimentare paure e il dono della carità, per amare incondizionatamente.

Frate Francesco, sei salito su questo monte
e sei rimasto ferito dall’amore di Cristo. Le tue stigmate, ci lasciano intravedere
quelle del Signore nella vita di tanti, feriti da molti mali,
nei piccoli e negli esclusi del nostro tempo.
Le tue stigmate ci invitano a non avere paura delle nostre e altrui ferite,
ma di credere che, nello Spirito, proprio da esse una vita nuova è possibile.
Le tue stigmate ci ricordano che anche la Chiesa, sposa di Cristo, percossa e sfigurata dal
peccato di tanti, può ripartire da quelle ferite, imparando che la verità libera e la carità
edifica.

Frate Francesco, sei disceso da questo monte,
uomo della lode, cantore di Dio, che è Umiltà e Carità.

Frate Francesco, sei disceso da questo monte,
annunciando la Buona Notizia di Gesù. Aiutaci a diventare suoi testimoni,
con una vita traboccante di amore umile, segno del mondo futuro,
canto di speranza per un tempo spento, eppure assetato di speranza.
Amen.

Te Deum

Noi ti lodiamo; Dio, *
ti proclamiamo, Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:

Santo, *
Santo, *
Santo il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.

Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,

adora il tuo unico Figlio *
e lo Spirito Santo Paràclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,

tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.

Tu siedi alla destra di Dio, *
nella gloria del Padre.

Verrai a giudicare il mondo *
alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento con il tuo sangue prezioso.

Accoglici nella tua gloria *     
nell'assemblea dei Santi.

Quest'ultima parte dell'inno si può omettere.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.

Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Dégnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.

Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.

Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

Preghiamo insieme

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Preghierina del 4 novembre 2024
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Forse il cuore

Leggiamo ed ascoltiamo insieme la poesia "forse il cuore" di Salvatore Quasimodo

Biografia dell'autore

Salvatore Quasimodo: Il poeta dell'ermetismo

Nato a Modica (Ragusa) nel 1901, Salvatore Quasimodo è stato un poeta e traduttore italiano, figura di spicco del movimento ermetico. La sua poetica, caratterizzata da un linguaggio denso e allusivo, ha esplorato temi profondi come la solitudine, l'alienazione, la condizione umana e il rapporto tra l'individuo e la storia.

Vita e formazione

  • Infanzia e giovinezza: Trascorre l'infanzia e l'adolescenza spostandosi tra diverse città siciliane a causa del lavoro del padre. Nel 1919 si trasferisce a Roma per studiare ingegneria, ma ben presto abbandona gli studi per dedicarsi alla poesia.
  • Gli inizi: A Roma entra in contatto con ambienti letterari e inizia a pubblicare le sue prime poesie su riviste.
  • L'affermazione: Negli anni Trenta si afferma come uno dei maggiori poeti italiani, contribuendo alla nascita e allo sviluppo dell'ermetismo.
  • La guerra e il dopoguerra: Durante la Seconda Guerra Mondiale vive a Milano, dove si impegna attivamente nella Resistenza. Dopo la guerra si dedica all'insegnamento e alla traduzione di opere classiche.
  • Il Premio Nobel: Nel 1959 gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, un riconoscimento che lo consacra a livello internazionale.
  • Gli ultimi anni: Continua a scrivere e a tradurre fino alla sua morte, avvenuta a Napoli nel 1968.

La poetica

La poesia di Quasimodo è caratterizzata da:

  • Linguaggio essenziale e allusivo: Utilizza un linguaggio ricco di immagini e metafore, spesso di difficile interpretazione, che invita il lettore a una profonda riflessione.
  • Temi esistenziali: Esplora temi come la morte, la solitudine, la condizione umana, il rapporto tra l'individuo e la storia.
  • Influenze classiche: La sua poesia è profondamente radicata nella tradizione classica, in particolare nella poesia greca.

Opere principali

Tra le sue opere più importanti ricordiamo:

  • Ed è subito sera (1942): Una delle sue raccolte più famose, che esprime il senso di smarrimento e di angoscia dell'uomo di fronte alla storia.
  • Giorno dopo giorno (1947): Un'altra raccolta fondamentale, in cui il poeta riflette sulla condizione umana e sul passare del tempo.
  • La vita non è sogno (1949): Una raccolta che celebra la bellezza della natura e l'amore per la vita.

L'eredità di Quasimodo

Salvatore Quasimodo è considerato uno dei più grandi poeti italiani del Novecento. La sua opera ha influenzato generazioni di poeti e continua ad essere studiata e apprezzata in tutto il mondo.

Alcuni link utili:

Leggiamo insieme

Sprofonderà l’odore acre dei tigli
Nella notte di pioggia. Sarà vano
Il tempo della gioia, la sua furia,
quel suo morso di fulmine che schianta. 

Rimane appena aperta l’indolenza,
il ricordo di un gesto, d’una sillaba,
ma come d’un volo lento d’uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,

non so che cosa, mia sperduta; forse
un’ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,

dimentica quel sapore di zolfo
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un’acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore.

Ascoltiamo insieme

Podcast Favole
Le favole della buonanotte
Forse il cuore
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Commento al Vangelo del 4 novembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,12-14

In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore.

Ascoltiamo insieme


Pensaci

Meditazione di oggi lunedì 4 novembre 2024

Pensi mai a quello che pensi? Oppure riconosci che i tuoi pensieri sono potenti? O anche, ragioni sul fatto che, nel tempo, sei diventato quello che pensavi?

Scrivendo ai credenti di Filippi da una prigione a Roma, l'apostolo Paolo conosceva, per esperienza diretta, l'importanza di combattere le cose difficili con pensieri efficaci. Infatti, aveva sempre a che fare con l'opposizione, la debolezza, la difficoltà e la persecuzione.

Paolo però sapeva anche che i seguaci di Gesù erano chiamati a un modo di pensare diverso.

“Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri.”

‭‭Filippesi ‭4:8‬‬‬

Anche in un mondo distrutto, Dio ha creato cose buone e ci ha dato la possibilità di vederle e lodarLo per queste.

L'apostolo Giacomo ci ricorda anche che ogni dono buono e perfetto viene da Dio e Gesù ci dice che Egli è la via, la verità e la vita. In questo modo, quando ci concentriamo su ciò che è buono e pieno di verità, i nostri pensieri si spostano verso Dio, Colui che dona le cose buone e l'Autore di tutto ciò che è vero.

Concentrarsi su ciò che è buono, può voler dire riflettere sul sacrificio di Gesù per te. Oppure, ricordare un momento in cui hai sentito che Dio ti ha protetto, provveduto a te, o preparato. Ma anche ringraziare Dio per le promesse che ha mantenuto e per l'amore che ti ha mostrato.

Seguire il consiglio di Paolo non ha a che fare con il pensare positivo, ma piuttosto significa fissare i nostri pensieri su Dio allo scopo di coltivare la mente di Cristo nella vita di tutti i giorni.

Quindi oggi, mentre svolgi le tue attività quotidiane, pensa a ciò che pensi. Metti in moto un atteggiamento di gratitudine e adorazione. Ringrazia Dio per le opportunità che hai di essere una luce in un mondo buio. E ricerca ciò che è buono, puro e vero, ovunque tu vada.

La Parola del 4 novembre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 4 novembre 2024

Lunedì della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario 

Prima Lettura

Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fil 2,1-4
 
Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale

Dal Sal 130 (131)

R. Custodiscimi presso di te, Signore, nella pace.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me. R.
 
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. R.
 
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre. R.
 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Se rimanete nella mia parola,
siete davvero miei discepoli, dice il Signore,
e conoscerete la verità. (Gv 8,31b-32)

Alleluia.

Il Vangelo del 4 novembre 2024

Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,12-14
 
In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 4 novembre 2024
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San Gregorio Nazianzeno (330-390)

vescovo, dottore della Chiesa

Dell’amore per i poveri, 4-6; PG 35, 863 (trad. cb© evangelizo)

« Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini » (Sap 12,19)

Il primo comandamento e il più grande, da cui dipendono la Legge e i Profeti (Mt 22,40), è l’amore che, secondo me, ha la sua prova più grande nell’amore per i poveri, nella tenerezza e nella compassione per il prossimo. Nulla rende onore a Dio quanto la misericordia, perché nulla gli assomiglia di più. “Grazia e fedeltà precedono il tuo volto” (Sal 89,15), ed egli vuole la misericordia più del giudizio (Os 6,6). Nulla attira la benevolenza dell’Amico dell’uomo quanto la benevolenza verso gli uomini (Sap 1,6); la sua ricompensa è giusta, egli soppesa e misura la misericordia. Dobbiamo aprire il nostro cuore a tutti i poveri, e a tutti gli sventurati, qualsiasi siano le loro sofferenze. Questo è il senso del comandamento che ci chiede di “rallegrarci con quelli che sono nella gioia e piangere con quelli che sono nel pianto” (Rm 12,15). Se anche noi siamo uomini, non ci conviene forse essere benevoli nei confronti dei nostri simili?

PAROLE DEL SANTO PADRE

«Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti» (vv. 13-14). Si tratta di scegliere la gratuità invece del calcolo opportunistico che cerca di ottenere una ricompensa, che cerca l’interesse e che cerca di arricchirsi di più. Infatti i poveri, i semplici, quelli che non contano, non potranno mai ricambiare un invito a mensa. Così Gesù dimostra la sua preferenza per i poveri e gli esclusi, che sono i privilegiati del Regno di Dio, e lancia il messaggio fondamentale del Vangelo che è servire il prossimo per amore di Dio. Oggi, Gesù si fa voce di chi non ha voce e rivolge a ciascuno di noi un accorato appello ad aprire il cuore e fare nostre le sofferenze e le ansie dei poveri, degli affamati, degli emarginati, dei profughi, degli sconfitti dalla vita, di quanti sono scartati dalla società e dalla prepotenza dei più forti. E questi scartati rappresentano in realtà la stragrande maggioranza della popolazione.
In questo momento, penso con gratitudine alle mense dove tanti volontari offrono il loro servizio, dando da mangiare a persone sole, disagiate, senza lavoro o senza fissa dimora. Queste mense e altre opere di misericordia – come visitare gli ammalati, i carcerati… - sono palestre di carità che diffondono la cultura della gratuità, perché quanti vi operano sono mossi dall’amore di Dio e illuminati dalla sapienza del Vangelo. Così il servizio ai fratelli diventa testimonianza d’amore, che rende credibile e visibile l’amore di Cristo. (Angelus, 28 agosto 2016)