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In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada».
Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre».
Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Mi lascio ispirare
Cosa ci vuole per passare all’altra riva? Cosa ci vuole per arrivare finalmente in un luogo, uno stato duraturo di pienezza e felicità?
Quello che propone Gesù è un cammino certamente impegnativo, che però ci porta alla libertà interiore. Allo scriba che si illude che basti sapere qualcosa, Gesù invita a mettere in discussione quello che per lui è “casa”: i piaceri basici della vita, i punti di riferimento essenziali. Per il discepolo l’invito è a fare un esame: c’è qualcosa che, proveniente dalla propria cultura, dalla propria educazione, dalla propria esperienza di vita, è stato buono e necessario ma a un certo punto risulta insufficiente per andare avanti?
Donaci, Signore, che la nostra sequela sia consapevole e coraggiosa.
Quali sono le priorità della tua vita? Che posto ha Dio?
Hai fatto qualche esperienza di povertà, di privazione che, magari dopo qualche tempo, ti ha fatto assaporare la libertà?
C’è qualcosa che ti impedisce di volare?
La #preghiera fa pulsare la vita. Può sembrare una realtà astratta, lontana dai problemi. Invece la preghiera è fondamentale, perché da soli non ce la facciamo. Non siamo onnipotenti e, quando qualcuno crede di esserlo, fallisce. #AnnodellaPreghiera
Leggi e ascolta la poesia "Notturno" di James Joyce
James Joyce: Biografia di un Gigante Letterario
Nascita e Giovinezza:
James Augustine Aloysius Joyce nacque il 2 febbraio 1882 a Dublino, in Irlanda, da una famiglia della classe media.
La sua infanzia fu segnata da difficoltà economiche e da un'educazione cattolica rigida che influenzò profondamente la sua visione del mondo.
Frequentò scuole gesuite e l'Università di Dublino, dove studiò lingue straniere.
Esordio Letterario ed Esilio:
Nel 1904, Joyce si trasferì a Trieste con la sua partner, Nora Barnacle, con la quale ebbe tre figli.
A Trieste visse per quasi vent'anni, un periodo fondamentale per la sua maturazione artistica.
Qui pubblicò le sue prime opere importanti, tra cui la raccolta di racconti "Gente di Dublino" (1914) e il romanzo "Ritratto di un artista da giovane" (1916).
Nel 1920 si trasferì a Parigi, dove completò il suo capolavoro, il monumentale romanzo "Ulisse" (1922).
Joyce trascorse il resto della sua vita tra Parigi e Zurigo, dove morì nel 1941.
Opere Principali:
Romanzi:
Ritratto di un artista da giovane (1916)
Ulisse (1922)
Finnegans Wake (1939)
Racconti:
Gente di Dublino (1914)
Dublinesi (1918)
Poesie:
Poesie (1918)
Musica da camera (1936)
Stile e Temi:
Lo stile di Joyce è caratterizzato da un flusso di coscienza innovativo, che esplora i pensieri e le emozioni dei suoi personaggi in modo dettagliato e spesso caotico.
Le sue opere affrontano temi universali come l'identità, la memoria, l'amore, la morte e la condizione umana.
Joyce è considerato uno dei più importanti scrittori del XX secolo e un pioniere del modernismo letterario.
Eredità:
L'opera di Joyce ha avuto un'influenza profonda sulla letteratura successiva, ispirando generazioni di scrittori.
È considerato un maestro della lingua inglese e un innovatore della forma narrativa.
Le sue opere continuano ad essere lette e studiate in tutto il mondo, suscitando ammirazione e dibattito per la loro complessità e profondità.
Oltre alle opere citate:
Joyce era un appassionato di musica e teatro, influenze evidenti nelle sue opere.
Era anche un poliglotta, capace di parlare diverse lingue tra cui inglese, francese, italiano e tedesco.
La sua vita e la sua opera sono state oggetto di numerosi studi e interpretazioni, a testimonianza del suo immenso lascito letterario.
James Joyce rimane un gigante della letteratura, la cui voce originale e il cui sguardo acuto sulla realtà umana continuano a risuonare attraverso i secoli.
notte stellata sul Rodano Van Gogh
Leggiamo insieme
Smunte nella tenèbra entro a sudari, pallide stelle le loro torce agitano. Fatue luci dai più remoti cieli schiaran fioche, archi su archi svettanti, la navata della notte nera di peccato.
Serafini, le osti perdute si svegliano a servire sino a che in illune tenèbra ognuna ricade, smorta, levato che abbia e agitato il suo turibolo.
E a lungo e alto, per la notturna navata che si estolle battito di stelle rintocca, mentre squallido incenso gonfia, nube su nube, ai vuoti spazi dall’adorante deserto d’anime.
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Nightpiece, James Joyce (Testo Originale)
Gaunt in gloom, The pale stars their torches, Enshrouded, wave. Ghostfires from heaven’s far verges faint illume, Arches on soaring arches, Night’s sindark nave.
Seraphim, The lost hosts awaken To service till In moonless gloom each lapses muted, dim, Raised when she has and shaken Her thurible.
And long and loud, To night’s nave upsoaring, A starknell tolls As the bleak incense surges, cloud on cloud, Voidward from the adoring Waste of souls.
E quando arriva la nostalgia di te quanti ricordi riaffiorano dalla memoria.. Quanti attimi di te vorrei poter rivivere.. Quante cose vorrei poterti raccontare.. Quanti baci vorrei poterti dare.. .. Invece, col cuore dolorante, malinconica e triste mi giro verso il cielo e là ti penso nascosto tra le stelle
Così dice il Signore: «Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali, essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri, e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza, profanando così il mio santo nome. Su vesti prese come pegno si stendono presso ogni altare e bevono il vino confiscato come ammenda nella casa del loro Dio. Eppure io ho sterminato davanti a loro l’Amorrèo, la cui statura era come quella dei cedri e la forza come quella della quercia; ho strappato i suoi frutti in alto e le sue radici di sotto. Io vi ho fatto salire dalla terra d’Egitto e vi ho condotto per quarant’anni nel deserto, per darvi in possesso la terra dell’Amorrèo. Ecco, vi farò affondare nella terra, come affonda un carro quando è tutto carico di covoni. Allora nemmeno l’uomo agile potrà più fuggire né l’uomo forte usare la sua forza, il prode non salverà la sua vita né l’arciere resisterà, non si salverà il corridore né il cavaliere salverà la sua vita. Il più coraggioso fra i prodi fuggirà nudo in quel giorno!». Oracolo del Signore.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 49 (50)
R. Perdona, Signore, l’infedeltà del tuo popolo.
«Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle? R.
Se vedi un ladro, corri con lui e degli adùlteri ti fai compagno. Abbandoni la tua bocca al male e la tua lingua trama inganni. R.
Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. Hai fatto questo e io dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te! Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa. R.
Capite questo, voi che dimenticate Dio, perché non vi afferri per sbranarvi e nessuno vi salvi. Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora; a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio». R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore. (Cf. Sal 94 (95),8ab)
In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
"Chi ama veramente il Signore, chi cerca veramente di possedere il Regno futuro, chi prova veramente rammarico dei suoi peccati, chi è veramente giunto a ricordarsi della punizione e del giudizio eterno, chi è veramente animato dal timore della sua fine, costui non avrà amore, cura, preoccupazione per il denaro, le ricchezze, i parenti, la gloria del mondo, gli amici, i fratelli, o per qualsiasi altro sulla terra. Al contrario, avendo rigettato e odiato ogni attaccamento e preoccupazione per quelle cose, e più ancora per la sua propria carne, seguirà Cristo, nudo, senza problemi, in fretta, guardando senza sosta verso il cielo, attendendo da là ogni aiuto, secondo le parole del santo re: "Io non ho smesso di seguirti e non ho desiderato il giorno né il riposo dell'uomo, Signore!" (cf. Ger 17,16 LXX). Sarebbe un grande vergogna se, dopo aver lasciato tutto ciò che ho appena detto, alla chiamata non di un uomo ma del Signore, ci preoccupassimo di qualcos'altro che non sarebbe di alcuna utilità all'ora del bisogno, cioè al momento della morte. Poiché è questo che il Signore chiamava "guardare indietro e non esser degno del Regno dei Cieli" (Lc 9,62). Il Signore conosceva bene la nostra fragilità all'inizio, e sapeva con quale facilità stare nel mondo o il parlare con la gente ci avrebbe portato nuovamente verso il mondo; ecco perché a chi gli chiedeva "Permettimi di andare prima a seppellire mio padre" risponde: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti" (Mt 8,22). Noi che siamo decisi a proseguire la corsa con ardore e prontezza, stiamo molto attenti alla condanna che il Signore ha portato contro tutti coloro che vivono nel mondo e, da vivi, sono morti, quando dice: "Lascia coloro che sono nel mondo e sono morti, seppellire coloro che sono morti corporalmente" (cf. Mt 8,22).
PAROLE DEL SANTO PADRE
«Ti seguirò dovunque tu vada». Generoso! Ma Gesù risponde che il Figlio dell’uomo, a differenza delle volpi che hanno le tane e degli uccelli che hanno i nidi, «non ha dove posare il capo». La povertà assoluta di Gesù. Gesù, infatti, ha lasciato la casa paterna e ha rinunciato ad ogni sicurezza per annunciare il Regno di Dio alle pecore perdute del suo popolo. Così Gesù ha indicato a noi suoi discepoli che la nostra missione nel mondo non può essere statica, ma è itinerante. Il cristiano è un itinerante. La Chiesa per sua natura è in movimento, non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto. È aperta ai più vasti orizzonti, inviata - la Chiesa è inviata! - a portare il Vangelo per le strade e raggiungere le periferie umane ed esistenziali. (…) «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». È una richiesta legittima, fondata sul comandamento di onorare il padre e la madre. Tuttavia Gesù replica: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti». Con queste parole, volutamente provocatorie, Egli intende affermare il primato della sequela e dell’annuncio del Regno di Dio, anche sulle realtà più importanti, come la famiglia. L’urgenza di comunicare il Vangelo, che spezza la catena della morte e inaugura la vita eterna, non ammette ritardi, ma richiede prontezza e disponibilità. Dunque, la Chiesa è itinerante, e qui la Chiesa è decisa, agisce in fretta, sul momento, senza aspettare. (Angelus, 30 giugno 2019)