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Abbiamo superato il coronavirus con dribbling da campioni del mondo, poi però ci aspettava al varco un mostro ancora più grande, ancora più fetente, che non siamo riusciti a superare.
Solo la fede ci è stata amica per aggirare il mostro, guardarlo negli occhi e dargli partita vinta, Per il momento.
Perdono che solleva
commento al Vangelo di oggi di Gv 8,1-11, a cura di Verena M.
Una persona amata che delude. Gli ho scritto. Impossibile che non mi risponda quel che ho detto a me stessa in nome suo. Gli uomini ci debbono quel che noi immaginiamo ci daranno. Rimetter loro questo debito. Accettare che essi siano diversi dalle creature della nostra immaginazione, vuol dire imitare la rinuncia di Dio. Anch’io sono altra da quella che m’immagino essere. Saperlo è il perdono.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Mi lascio ispirare
Non mi condanni, Signore. Nemmeno quando vengo sorpresa in flagrante, nemmeno quando la mia caduta è pubblica, indifendibile… Direi imperdonabile, ma imperdonabile non è, perché sotto il tuo sguardo tutto si fa chiaro e il mio capo chinato trova la forza di sollevarsi.
Non c’è legge che mi impedisca di guardarti negli occhi, di lasciarmi guardare negli occhi da te, se solo te lo permetto. Eppure la vergogna mi appesantisce il capo, lo sguardo, il cuore. Tengo la testa bassa per non veder volare la pietra che mi colpirà, sigillando la mia inadeguatezza, firmando la mia indegnità. Ma la tua voce mi attira e il mio sguardo per cercare il tuo lotta col peso della vergogna e vince.
Sollevo il capo e tu sei lì, pure sorridente.
Nel tuo sorriso si discioglie il timore: non mi condanni, tu – e, anzi, disinneschi ogni condanna, perché sotto al tuo sguardo siamo tutti piccoli e grandi allo stesso modo, creature mortali e imperfette eppur degne. Degne d’amore, degne d’attenzione. Umane come tu stesso hai scelto di farti, rivestendoti di questa carne fragile e fallibile che in te diventa cosa sacra e degna di lode pure nell’errore.
Leggiamo ed ascoltiamo insieme la storia commovente di "una festa speciale"
Curiosando
La Festa del papà è una ricorrenza speciale che celebra i padri e la paternità. In Italia, questa festa cade il 19 marzo e ha radici storiche e religiose. Ma perché proprio il 19 marzo?
Ecco la storia di questa festività:
Origini medievali: Nel Medioevo, la festa del papà venne associata per la prima volta al giorno di San Giuseppe, il padre putativo di Gesù. San Giuseppe è considerato un modello di papà buono, vigilante e provvido. Nel 1479, papa Sisto IV inserì la festa di San Giuseppe nel calendario romano.
Protettore dei padri di famiglia: Nel 1871, la Chiesa Cattolica proclamò San Giuseppe protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa Universale. Da allora, nei Paesi di fede cattolica, la festa del papà è celebrata il 19 marzo.
In un piccolo paese di campagna, c'era un padre di nome Luca. Luca era un uomo gentile e amorevole, ma la vita non era stata gentile con lui. Sua moglie era morta quando il loro figlio, Marco, aveva solo cinque anni. Da allora, Luca aveva dovuto crescere Marco da solo.
Nonostante le difficoltà, Luca aveva fatto del suo meglio per dare a Marco tutto l'amore e l'educazione di cui aveva bisogno. Ogni giorno, lavorava sodo come carpentiere per assicurarsi che Marco avesse un tetto sopra la testa e cibo sulla tavola. Nonostante le lunghe ore di lavoro, Luca non mancava mai un momento per trascorrere del tempo con suo figlio. Facevano lunghe passeggiate nei boschi, giocavano a calcio nel cortile di casa e condividevano le loro speranze e i loro sogni.
Ma la festa del papà era sempre un momento speciale per Luca. Era un giorno in cui si sentiva veramente apprezzato per tutto ciò che faceva per Marco. Ogni anno, Marco si sforzava di fare qualcosa di speciale per suo padre. Una volta gli aveva fatto una carta fatta a mano con un disegno di loro due insieme, un'altra volta gli aveva cucinato la sua cena preferita, nonostante non fosse un grande cuoco.
Tuttavia, quello che Marco non sapeva era che Luca aveva un desiderio segreto nel profondo del suo cuore: voleva solo vedere suo figlio felice e realizzato. Non importava cosa avesse ricevuto per la festa del papà, l'unica cosa che desiderava era vedere il sorriso sul volto di Marco.
Un anno, quando Marco aveva diciotto anni, successe qualcosa di straordinario. Marco aveva lavorato segretamente per mesi su un progetto speciale per la festa del papà. Quando Luca si svegliò quel mattino e scese in cucina, trovò Marco che lo aspettava con un'enorme sorpresa.
"Daddy," disse Marco, "Ho qualcosa da mostrarti."
Luca seguì Marco fuori dalla porta sul retro della casa, dove vide un piccolo capannone. Quando aprì la porta, rimase senza fiato. Marco aveva trasformato il capannone in un piccolo laboratorio di falegnameria, completo di bancarelle, strumenti e legno di prima qualità.
"Padre," disse Marco, "Voglio seguire le tue orme. Voglio diventare un falegname come te."
Le lacrime di gioia scesero dagli occhi di Luca mentre abbracciava suo figlio. In quel momento, capì che il suo lavoro più importante come padre era stato compiuto. Aveva insegnato a suo figlio il valore del duro lavoro, della dedizione e dell'amore. E ora, Marco sarebbe diventato un uomo, pronto a affrontare il mondo con le competenze e il coraggio che suo padre gli aveva trasmesso.
Quella festa del papà, Luca ricevette il regalo più grande che potesse desiderare: la felicità e la realizzazione del suo amato figlio. E mentre osservava Marco lavorare nel suo nuovo laboratorio, Luca si rese conto che non c'era nulla al mondo che avrebbe potuto desiderare di più.
Meditazione di oggi 18 marzo 2024: perdonato completamente
Sommario
Perdonato completamente
Immagina un grande coro che ripete un singolo inno. Ogni voce distinta si aggiunge al coro, creando una sinfonia piena di trepidazione. La melodia di queste voci attraversa le generazioni; cantano di un Salvatore il cui nome porta perdono e speranza!
Questo canto dell'eternità è così descritto da Paolo: "Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome" (Atti 10:43).
I profeti, le cui voci antiche facevano echeggiare i piani e le finalità di Dio, si ergevano a testimoni di questa suprema promessa: il perdono di Cristo non è solo una possibilità, è una realtà per tutti coloro che credono.
Come credenti in Gesù Cristo, possiamo trovare incoraggiamento stando saldi sul fondamento posto da queste voci profetiche. Abbiamo la certezza che, attraverso il nome di Gesù, il perdono è concesso e la riconciliazione è resa possibile con Dio e con gli altri.
Ma non siamo solo spettatori! Siamo partecipanti attivi in questo grande coro, cantando con un cuore pieno di gratitudine, speranza e fiducia nella potenza unificante del perdono di Cristo.
Gesù ha pagato il prezzo per il tuo passato, presente e futuro. Cosa significa per te abbracciare completamente questo perdono dei i tuoi peccati?
Dal libro del profeta Daniele Dn 13,1–9.15–17.19–30.33–62
In quei giorni, abitava a Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa, ed essendo stimato più di ogni altro, i Giudei andavano da lui.
In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani; erano di quelli di cui il Signore ha detto: «L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo». Questi frequentavano la casa di Ioakìm, e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. I due anziani, che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani, nascosti a spiarla. Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno».
Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani.
Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì. I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa le stava accadendo. Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono là anche i due anziani, pieni di perverse intenzioni, per condannare a morte Susanna. Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna, figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla ed ella venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. Ella piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo precipitati su di loro.
Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la condannò a morte.
Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d'Israele? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell'anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l'altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l'assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 22 (23)
R. Con te, Signore, non temo alcun male.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia. R.
Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni. R.
Acclamazione al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore, ma che si converta dalla sua malvagità e viva. (Ez 33,11)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Il Vangelo del 18 marzo 2024
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna a sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
"Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei"
«Dio nessuno l'ha mai visto», scrive san Giovanni per dar maggior rilievo alla verità secondo cui «proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18).... Rivelata in Cristo, la verità intorno a Dio «Padre delle misericordie» (2 Cor 1, 3) ci consente di «vederlo» particolarmente vicino all'uomo, soprattutto quando questi soffre, quando viene minacciato nel nucleo stesso della sua esistenza e della sua dignità.
Ed è per questo che, nell'odierna situazione della Chiesa e del mondo, molti uomini e molti ambienti guidati da un vivo senso di fede si rivolgono, direi, quasi spontaneamente alla misericordia di Dio. Essi sono spinti certamente a farlo da Cristo stesso, il quale mediante il suo Spirito opera nell'intimo dei cuori umani. Rivelato da lui, infatti, il mistero di Dio «Padre delle misericordie» diventa, nel contesto delle odierne minacce contro l'uomo, quasi un singolare appello che s'indirizza alla Chiesa.
Desidero... accogliere questo appello; desidero attingere all'eterno ed insieme, per la sua semplicità e profondità, incomparabile linguaggio della rivelazione e della fede, per esprimere proprio con esso ancora una volta dinanzi a Dio ed agli uomini le grandi preoccupazioni del nostro tempo. Infatti, la rivelazione e la fede ci insegnano non tanto a meditare in astratto il mistero di Dio come «Padre delle misericordie», ma a ricorrere a questa stessa misericordia nel nome di Cristo e in unione con lui.
Cristo non ha forse detto che il nostro Padre, il quale «vede nel segreto» (Mt 6,4), attende, si direbbe, continuamente che noi, richiamandoci a lui in ogni necessità, scrutiamo sempre il suo mistero: il mistero del Padre e del suo amore?
Desidero quindi che queste considerazioni rendano più vicino a tutti tale mistero e diventino, nello stesso tempo, un vibrante appello della Chiesa per la misericordia di cui l'uomo e il mondo contemporaneo hanno tanto bisogno. E ne hanno bisogno anche se sovente non lo sanno.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Questa scena invita anche ciascuno di noi a prendere coscienza che siamo peccatori, e a lasciar cadere dalle nostre mani le pietre della denigrazione e della condanna, del chiacchiericcio, che a volte vorremmo scagliare contro gli altri. Quando noi sparliamo degli altri, buttiamo delle pietre, siamo come questi.
E alla fine rimangono solo Gesù e la donna, là in mezzo: «la misera e la misericordia», dice Sant’Agostino (In Joh 33,5). Gesù è l’unico senza colpa, l’unico che potrebbe scagliare la pietra contro di lei, ma non lo fa, perché Dio “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (cfr Ez 33,11). E Gesù congeda la donna con queste parole stupende: «Va’ e d’ora in poi non peccare più» (v. 11).
E così Gesù apre davanti a lei una strada nuova, creata dalla misericordia, una strada che richiede il suo impegno di non peccare più. […] Ogni vera conversione è protesa a un futuro nuovo, ad una vita nuova, una vita bella, una vita libera dal peccato, una vita generosa. Non abbiamo paura a chiedere perdono a Gesù perché Lui ci apre la porta a questa vita nuova. (Angelus, 7 aprile 2019)