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Ferie di Avvento dal 17 al 24: 19 dicembre

Dal libro dei Giudici
Gdc 13,2-7.24-25a
 
In quei giorni, c’era un uomo di Sorèa, della tribù dei Danìti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli.
 
L’angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guàrdati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei».
 
La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l’aspetto di un angelo di Dio, un aspetto maestoso. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte”».
 
E la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse.
Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui.

Salmi 71(70),3-4a.5-6ab.16-17.

Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
Mio Dio, salvami dalle mani dell’empio.

Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno.

Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.

VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,5-25
 
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
 
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
 
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
 
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Qui c’è una culla vuota, la possiamo guardare. Può essere simbolo di speranza perché verrà il Bambino, può essere un oggetto da museo, vuota tutta la vita. Il nostro cuore è una culla. Com’è il mio cuore? E’ vuoto, sempre vuoto, ma è aperto per ricevere continuamente vita e dare vita? Per ricevere ed essere fecondo? O sarà un cuore conservato come un oggetto da museo che mai è stato aperto alla vita e a dare la vita? (Santa Marta, 19 dicembre 2017)

«Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita»

E’ la preghiera e non il desiderio sessuale che ha fatto concepire Giovanni Battista. Il grembo di Elisabetta aveva superato l’età per poter dare la vita, il suo corpo aveva perso la speranza di concepire; eppure, nonostante queste circostanze avverse, la preghiera di Zaccaria ha ottenuto a questo corpo ormai vecchio di donare ancora la vita: la grazia e non la natura ha concepito Giovanni. Allora non poteva essere che santo questo figlio la cui nascita è dovuta più alla preghiera che al rapporto umano. E non dobbiamo meravigliarci che Giovanni abbia meritato una nascita così gloriosa. La nascita del precursore di Cristo, di chi gli apre la strada, doveva essere simile a quella del Salvatore. Se il Signore è nato da una vergine, Giovanni è stato concepito da una donna anziana e sterile. (…) Ammiriamo il fatto che Elisabetta ha concepito nella vecchiaia, quanto il fatto che Maria ha partorito nella verginità. Penso che qui ci sia un simbolo: Giovanni rappresentava l’Antico Testamento, è nato dal sangue ormai freddo di un’anziana donna, mentre il Signore, che annuncia la Buona Novella del Regno dei cieli, è il frutto di una giovinezza piena di vitalità. Maria, cosciente della sua verginità, ammira il bambino racchiuso nel suo grembo. Elisabetta, cosciente della sua vecchiaia, arrossisce della sua gravidanza; dice l’evangelista: «Restò nascosta per cinque mesi». E bisogna anche riconoscere con ammirazione che lo stesso arcangelo Gabriele annuncia le due nascite: porta una consolazione a Zaccaria, che rimane incredulo; incoraggia Maria, che trova piena di fede (Lc 1,26 segg). Il primo, per aver dubitato, ha perso la voce; la seconda, per aver subito creduto, ha concepito il Verbo, il Salvatore.
San Massimo di Torino (? – ca 420)


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