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Leggi e ascolta la nostra preghierina del 19 settembre 2023

Ciao Eugenio.

Oggi ti scrivo perché sempre più persone sono animate da rabbia: rabbia per il proprio lavoro, che fortunatamente hanno ma sono perennemente insoddisfatti, anche del privilegio di avere un lavoro.

Rabbia per un torto subito, da un anziano che essendo in gravi condizioni di salute o disabilità evidente, ma ha improvvisato un sorpasso alla fila dell’ufficio postale: la rabbia sopraggiunge perché non si sopporta che “anche” uno così debba essere più furbo, migliore, così da sentirci defraudati della nostra “posizione”. Quando, invece, si conosce benissimo chi veramente si prende gioco di ciascuno di noi, in maniera subdola e infima.

Ed infine, ma non ultimo, c’è la rabbia del potere: solo perché in un determinato momento una persona è in un gradino leggermente più alto del prossimo che è accanto, questo non può e non deve diventare presunzione, superbia, prepotenza, rabbia.

Solo con un piccolo sorriso, una parola gentile ed educata e dialogando, non ci si rovina la giornata, il fegato non ne risente e miglioriamo lo status del mondo intorno a noi.

Come un fiume è fonte di vita per l’ambiente che lo circonda, così la nostra Chiesa sinodale dev’essere fonte di vita per la casa comune e per tutti coloro che vi abitano. #TempoDelCreato

Papa Francesco via Twitter

Un Signore che si fa vicino

commento al Vangelo di oggi di Lc 7,11-17, a cura di Leonardo Angius SJ

– La tua compassione è una debolezza che i tuoi nemici non ricambieranno.
– È per questa ragione che è importante. Perché ci distinguerà sempre da loro.

Batman Begins
preghierina del 19 settembre 2023
Preghierina del 19 settembre 2023 7

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Lc 7,11-17)

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.

Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».

Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare.

Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Mi lascio ispirare

Gesù cammina, dopo aver predicato e guarito, e incontra una delle situazioni più tristi che possa succedere di vivere: una madre che ha perso un figlio, dopo aver perso il marito. Ha perso tutto ciò che è la sua vita, il suo futuro. Non è sola, però, molta gente è con lei. E Gesù incrocia questa storia, la vede, si ferma e tocca.

Per la prima volta nel vangelo di Luca, dopo quasi un terzo del suo racconto, Gesù viene chiamato «Signore». È come se l’evangelista cambiasse tono, come se la musica di fondo si facesse grave: deve succedere qualcosa di importante. E succede di fatto qualcosa di essenziale: il Signore, il volto del Padre, ha compassione per la donna.

Si sarebbe più portati a pensare che la cosa veramente più importante sia la risurrezione del figlio, l’aspetto del miracolo, dello straordinario. Ma questo è solo un effetto della Buona Notizia: il Signore si è fatto vicino, in carne e ossa, ma soprattutto con il suo cuore tenero e amorevole, alla sofferenza della donna, degli uomini e di ognuno di noi. Si è fermato e ha allungato la mano per stare in contatto con quel dolore. Lui è il Signore della vita e della morte e può dire «Alzati, io sono qui con te».

Leonardo Angius SJ

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

In che modo mi colpisce la compassione che prova Gesù?

Quali dolori di altri o del mondo mi allontanano e mi fanno paura?

Cosa chiedo che Gesù possa toccare e salvare, di me e della mia vita?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

preghiera di abbandono
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