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Leggi e ascolta la preghierina del 13 marzo 2024

Tale Padre, tale Figlio

commento al Vangelo di oggi di Gv 5,17-30



Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.

Camillo Sbarbaro

Entro nel testo (Gv 5,17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco».

Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo.

Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.

Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole.

Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre.

Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.

In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.

Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo.

Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Mi lascio ispirare

È sabato e Gesù ha appena compiuto un altro miracolo. Gesù va contro la legge del tempo.

Agisce secondo un’altra legge, quella del Padre, una legge che sta agendo anche ora.

Adesso.

Non c’è un tempo fisso nella storia di Gesù. È tutto un divenire e noi siamo con lui, come Figli che seguono il Padre.

È commovente ascoltare Gesù parlare del Padre suo: lo presenta e lo descrive attraverso se stesso e parla di sé attraverso il Padre. Parla di amore, un amore genitoriale, gratuito, forte. Un amore che dà vita e speranza a chi ha già conosciuto la morte o non vede più luce.

Gesù ci dona la verità, quella più profonda e intima che scaturisce dal suo rapporto con il Padre. Parla di sé come un Figlio – e proprio in quel Figlio si riflette tutta la nostra natura umana di figli che crescono imitando le persone a loro più prossime, come i genitori.

È qui forse descritto quell’intreccio profondo tra essere genitori ed essere figli… Una sorta di genitorialità innata, che viene ancor prima di metterla in pratica.

Gesù ci parla di verità e di vita: lui è la vita che si dona per un amore grande che la nostra logica non è in grado di comprendere pienamente, ma può solo accoglierla. Il Padre dona al Figlio e attraverso di lui quel dono di vita si propaga a tutti noi.

Onorare e ascoltare sono i mezzi per entrare in questo rapporto intimo tra Padre e Figlio. È qui presente la relazione più forte di amore: si onora pregando e ringraziando, si ascolta con il cuore quello che la mente non è in grado di percepire, si perdona la fragilità e si dona con gratuità, così come Padre e Figlio ci hanno insegnato.

Vanessa D’Urbano

Rifletto sulle domande

In quale relazione mi sto veramente mettendo in gioco? Quanto profondamente desidero quell’Amore descritto da Gesù per il Padre?

Quanto vivo la genitorialità nella relazione con il mio prossimo?

Nella mia quotidianità, cosa mi aiuta a vivere la gratuità dell’amore?

fonte © GET UP AND WALK


Preghiere per il mese di marzo

13 marzo – San Rodrigo di Cordova

Nei primi secoli della dominazione mussulmana della penisola iberica visse e morì martire San Rodrigo, accanto a molti altri cristiani intransigenti nella loro fede e troppo zelanti nel loro apostolato.

L’avvento dei Mussulmani segnò infatti, in Spagna, una dolorosa divisione tra popolazione cristiana e popolazione maomettana; una divisione che spesso si insinuava fin nell’interno delle famiglie, dando luogo a situazioni incresciose, e talvolta addirittura grottesche.

Nella famiglia di Rodrigo, per esempio, un fratello era acceso mussulmano; un altro, fervente cristiano. Rodrigo stesso, poi, era stato ordinato sacerdote cristiano. La convivenza, perciò, non era facile, e un giorno, in occasione di un alterco più violento del solito tra i due fratelli, Rodrigo si interpose come paciere, finendo per buscarne dall’uno e dall’altro. Ridotto privo di sensi, il fratello mussulmano gli giuocò il tiro più subdolo, caricandolo su una barella e portandolo in giro per le strade di Cordova, proclamando a gran voce che il fratello, già sacerdote cristiano, si era finalmente convertito alla fede del Profeta.

Ignaro di tutto ciò, quando si fu rimesso in sesto, Rodrigo riprese a esercitare il sacerdozio, e quando scoppiò una delle periodiche persecuzioni contro i cristiani, si allontanò da Cordova per ritirarsi in una località vicina.

Venne presto arrestato, non tanto perché cristiano, quanto come rinnegato. Se era vera infatti, come il fratello aveva proclamato, la sua conversione al Corano, il ritorno all’antica fede appariva come un vero e proprio tradimento, a meno che Rodrigo non si piegasse a rinnegare pubblicamente, davanti al Cadì, cioè al giudice arabo, la religione cristiana.
E poiché San Rodrigo non volle piegarsi, venne condannato al carcere, dove incontrò quel Salomone il quale viene oggi festeggiato, ma sul cui conto, fino a quel punto, non abbiamo notizia alcuna.

Si sa soltanto che tutti e due, Rodrigo e Salomone, si esortarono a vicenda nella fede, preparandosi al prossimo martirio. Furono infatti decapitati ambedue nell’anno 837, diventando, per così dire, fratelli di sangue, uniti in una famiglia che non conosce discordie né rivalità.

Preghiera

O Dio, che nel glorioso martirio di San Rodrigo sacerdote ci hai dato un segno della tua presenza amorosa nella Chiesa, concedi a noi, che confidiamo nella sua intercessione, di imitarlo nella fermezza della fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo.


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