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Leggi e ascolta la nostra preghierina del 13 aprile 2024

Vita che nasce, vita che cresce, vita che vive, sempre

Quando nasce una vita c’è sempre tanta gioia, c’è sempre tanta allegria.

La fatica di ogni giorno per fare in modo che questa vita cresca seguendo la via Maestra ti ricompensa ad ogni sorriso, ad ogni ostacolo superato, per ogni gioia che riempie il cuore.

È difficile pensare che oltre questa vita ci sia un’altra che dura per l’eternità: ecco perché alla morte si pensa sempre con tristezza, con pianti e lamenti, con rabbia e con delusione.

Faccio fatica anche io a scrivere queste parole, mentre dentro di me prende il sopravvento lo sconforto, la solitudine, il rimpianto.

Ma poi guardo fuori, vedo la grandezza del cielo, il sole senza fine, la natura che segue il suo ciclo vitale e vive stagione dopo stagione e rifletto.

Ecco cos’è la vita: un percorso infinito, un viaggio che dura per sempre.

Gli abbracci che restano nel cuore portano il calore fino all’eternità

Lasciarsi placare

commento al Vangelo di oggi di Gv 6,16-21, a cura di Vanessa D’Urbano

E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi – Infinito

Entro nel testo (Gv 6,16-21)

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.

Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.

Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Mi lascio ispirare

Signore, su questa barca faccio esperienza di te. Ti riconosco in quel «Sono io, non abbiate paura!» e la tempesta intorno a me si placa.
Sono come quei discepoli che cercano di remare verso l’altra riva per tornare a casa ma il vento è troppo forte e le onde sono alte che faccio fatica a muovermi. Inizio ad avere paura. Ho bisogno di raggiungere quella riva, lì giù in fondo, per sentirmi al sicuro.

E ad un tratto ti vedo, in lontananza, apparire e scomparire tra il movimento delle onde. Stai venendo verso di me, nella mia direzione e la tempesta non ti abbatte. Tutto intorno a te si calma.
Sei davanti alla mia barca, Signore. Mi dici di non aver paura. E ora che sei con me, non ho più paura, mi sento al sicuro, mi sento salvo, perché con te non temo nulla.

Mi lascio salvare da te, ti faccio salire sulla mia barca. Mollo quei remi a cui stavo aggrappato convinto di poter domare il mare e la sua tempesta da solo e invece stavo per esserne inghiottito.
Mollo tutto, tutte le mie certezze. Mollo il controllo della mia barca e la lascio guidare da te… e mi ritrovo subito sull’altra riva.

Il Signore è sempre presente e partecipe della nostra vita. Ci chiede qui di lasciare andare quei “remi” con cui crediamo di poter remare nel mare della nostra vita. Chiediamo al Signore di imparare a perdere il controllo così che lui possa entrare e operare nelle nostre vite.

Vanessa D’Urbano

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