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Mi ero perso un attimo!

Mi ero perso un attimo! Quante cose accadono nel giardino della vita

Commento al Vangelo del 29 marzo 2024

Venerdì santo (Passione del Signore)

È per questo che ci ha raggiunti, per farsi uomo per noi fino alla croce. Si è fatto uomo per noi, per poter così portare i deboli attraverso il mare di questo secolo e farli giungere in patria, dove non ci sarà più bisogno di nave, perché non ci sarà più alcun mare da attraversare

Sant’AgostinoIn Io. Ev. tr. 2, 3

Nel giardino

Che cosa accade nel giardino della mia vita? L’immagine di questo luogo sta all’inizio e alla fine del racconto della passione nel Vangelo di Giovanni. E richiama un altro giardino, quello della creazione, là dove Dio colloca l’uomo, lo spazio dell’amicizia, la relazione da condividere.

In questo giardino, che è la mia vita, sento prima di tutto una domanda: chi cerchi? 

Ed è una domanda che mi trafigge il cuore perché mi riporta all’inizio del cammino, quando Gesù mi chiedeva che cosa cerchi. Cercavo un senso per la mia vita, forse cercavo qualcosa in cui credere, qualcosa che potesse dare valore alla mia esistenza. Ma solo ora, nella sofferenza, nello smarrimento e nel dolore, mi rendo conto che cercavo qualcuno, cercavo qualcuno che mi amasse così come sono, con la mia fragilità e il mio peccato.

Fuggire

È difficile rimanere nella sofferenza. Anch’io sono fuggito, mi sono ribellato, mi sono nascosto per non essere preso. In fondo, come Pietro, non mi sono mai fidato del tutto. Ho tenuto sempre una spada a portata di mano, non si può mai sapere. A volte infatti l’ho tirata fuori e l’ho usata.

Non è servito a niente, ma non ne ho potuto fare a meno. Ho seguito il maestro, ho ascoltato le sue parole, ma senza accoglierle e viverle veramente.

Davanti alla sofferenza mi ritiro, non mi voglio compromettere. Ma la verità mi insegue, mi svela, non mi lascia in pace. Alla fine vengo fuori per quello che sono. Non ci si può mai nascondere fino in fondo. Sono come Pietro, che prova a far perdere le sue tracce, ma c’è sempre un fuoco, una luce che svela il nostro volto. Una luce che non abbiamo cercato, ma che casualmente abbiamo sfiorato. Pensavamo solo di scaldarci rimanendo anonimi e invece la realtà ci è venuta incontro. Sì, avrei voluto scomparire e invece mi ritrovo qui a dovere decidere da che parte stare.

Giudizi

In questo giardino che è la vita, in questo spazio in cui si consuma la mia amicizia con Dio, ho sperimentato l’ambiguità del potere: Gesù è l’uomo giudicato da chi non ne avrebbe neanche l’autorità. Anna non è il sommo sacerdote, è solo parente di Caifa.

Ma il potere usa proprio la strategia della confusione. Quanti poveri cristi sono giudicati da chi non ne avrebbe l’autorità, da chi si fa giudice solo per il piacere di sentirsi potente. Quanti uomini e quante donne restano impigliati nelle maglie della macchina del fango, di chi calunnia e perseguita solo per il piacere di distruggere e di sentirsi potente.

Il potere è vile, non cerca mai la verità. Pilato cerca solo di salvare la sua immagine. Finge di interrogarsi sulla verità, ma in realtà non gli interessa. L’unica cosa che lo preoccupa è salvaguardare la sua immagine. Anche oggi, chi ha un ruolo pubblico, si sforza solo di essere approvato. C’è un profondo narcisismo che è uno dei nemici principali proprio della verità. Per salvare te stesso, sei disposto a non ascoltare la coscienza. In questa vita segnata dalla sofferenza, sembra che alla fine vinca sempre Barabba, il brigante, il cattivo, il violento. Signore, spiegami perché, dimmi perché la mitezza deve sempre lasciare il posto alla prepotenza.

Vita compiuta

Eppure, in questo mondo segnato dalle dinamiche del male, tu sei capace di dire che tutto è compiuto. Cosa vuol dire che la vita si compie? Quando posso dire di aver portato a compimento la mia vita? Se ti guardo, mi rendo conto che si porta a compimento la vita solo quando si arriva a consegnarla, pienamente, senza esitare e senza trattenere nulla.

La vita si compie quando diventa dono. Hai consegnato tua madre, l’hai fatta diventare madre del discepolo che amavi. Voglio essere io quel discepolo per ricevere questo dono.

La vita si compie quando uno ha sete della salvezza dell’umanità. Ho sete, lo desidero profondamente. E io di cosa ho sete? Se ho sete di vendetta, se ho sete di affermazione, se ho solo sete di me stesso, allora la vita non si compie, rimane sempre sospesa, ripiegata, bloccata, incapace di diventare piena.

La tua vita Gesù è compiuta perché si è fatta dono persino attraverso la ferita. Hai trasformato la ferita in una fonte. Dal tuo fianco squarciato non è sgorgato il castigo che pure avremmo meritato, ma è sgorgata la grazia che ci trasforma e ci accompagna, acqua e sangue, vita che dona vita.

Speranza

In questo giardino che è la vita ho visto anche il coraggio di uomini che non si sono lasciati bloccare dal dolore e dalla delusione.

Mi hanno insegnato che la sofferenza va affrontata, mi hanno insegnato che la notte non è mai infinita. Nicodemo sa bene cos’è la notte, sa bene cosa voglia dire avere la notte nel cuore, ma se il tuo sguardo ha visto la croce, allora la notte si riempie di speranza.

Ora, intanto, con Giuseppe d’Arimatea prendo il corpo di Gesù, lo depongo nel sepolcro che si trova in questo giardino, con la certezza che il giardino, la vita, l’amicizia con Dio, non è il luogo del sepolcro.

Sì, è vero, ci devo stare davanti a questo sepolcro, lo devo contemplare, ma sapendo che alla fine questo giardino è il luogo dell’incontro con il Risorto.

Presto verrà e tornerà a chiedermi: chi cerchi?

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