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Ascolta la favola di Esopo: “La volpe e la cicogna”

Ciao amiche e amici di tutto il mondo.

Oggi ho il piacere di leggervi la favola tratta dal libro “Le favole di Esopo

Esòpo (in greco antico: Αἴσωπος, Áisōpos; 620 a.C.circa – Delfi, 564 a.C.) è stato uno scrittore greco antico, contemporaneo di Creso e Pisistrato (VI secolo a.C.), noto per le sue favole. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt’oggi estremamente popolari e note.

(Wikipedia)

Leggiamo insieme

C’erano una volta, molto molto tempo fa, una volpe e una cicogna. I due animali non erano in buoni rapporti e un giorno la volpe decise di prendersi gioco della cicogna.

La invitò a casa sua per un pranzo e le servì un buonissimo piatto di brodo. La cicogna, però, con il suo lungo becco, non riusciva a prendere neppure un sorso dal piatto e rimase praticamente digiuna.

La cicogna, allora, decise di ricambiare l’invito e offrì alla volpe il pranzo all’interno di una bottiglia. Lo fece perché sapeva bene che la volpe non aveva il becco lungo e, quindi, non poteva prendere il cibo nella bottiglia. 

Infatti, la volpe si limitava a leccare il collo della bottiglia, senza riuscire ad assaggiare neppure un boccone.

Nel frattempo passò da quelle parti un uccello che vide la scena dall’alto e capì che la volpe stava subendo esattamente ciò che lei per prima aveva fatto.

Aveva preso in giro la cicogna lasciandola digiuna ed ora toccava a lei rimanere affamata e derisa. Bisogna, infatti, stare bene attenti a ciò che si fa o si dice perché prima o poi se ne pagano le conseguenze!

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Photo by Alexas_Fotos on Pixabay

Versione Originale (tradotta in latino da Fedro)

Vulpis et ciconia

Nulli nocendum: si quis vero laeserit, multandum simili iure fabella admonet.

Vulpes ad cenam dicitur ciconiam prior invitasse, et illi in patina liquidam posuisse sorbitionem, quam nullo modo gustare esuriens potuerit ciconia.

Quae, vulpem cum revocasset, intrito cibo plenam lagonam posuit; huic rostrum inserens satiatur ipsa et torquet convivam fame.

Quae cum lagonae collum frustra lamberet, peregrinam sic locutam volucrem accepimus:

“Sua quisque exempla debet aequo animo pati”.


Morale della favola

Le scortesie fatte verso il prossimo ci ritornano sempre indietro

Saggezza popolare

Chi semina chiodi non cammini scalzo

Buonanotte e sogni d’oro.

mamma legge la fiaba
Le favole della buonanotte
La volpe e la cicogna
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