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Commento al Vangelo del 19 marzo 2025
Commento al Vangelo del 19 marzo 2025

Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1,16.18-21.24a

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.

Parola del Signore.

Padre di molti

Roberto Pasolini

Nella festa di san Giuseppe — sposo della Vergine, padre del Signore Gesù — la liturgia ci fa ascoltare anzitutto una promessa. Rivolta al re Davide da Dio per mezzo del profeta. Una promessa strana, parecchio strana, perché annuncia una discendenza dalle viscere dell’antico re d’Israele solo quando i suoi giorni saranno compiuti ed egli dormirà con i suoi padri. Eppure una promessa così adatta a introdurre il favoloso uomo che oggi ricordiamo, durante questo tempo di Quaresima. 

«Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2Sam 7,13-14).

Ormai così abituati a essere orfani — non solo di Dio — può risuonarci strano pensare a Giuseppe di Nazaret, anzitutto, come qualcuno costituito figlio e, per questo, divenuto anche padre. Eppure, proprio qui sta la prima grande chiave di accesso al suo mistero. Una bella provocazione per la nostra generazione. Per noi, rassegnati a essere figli di nessuno, ma ancora così desiderosi di amare e generare una vita a partire dalle viscere di intelligenza, sensibilità e passione che abbiamo coltivato — talvolta così faticosamente — nel nostro cammino. 

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (Mt 1,18).

Il sogno di Giuseppe deve attraversare questo incomprensibile scarto tra ciò che lui pensava e quello che la realtà è: tutta diversa da come la si poteva immaginare. C’è un’eccedenza senza nome, uno scandaloso rigonfiamento da decifrare e accogliere: Maria è incinta, non di lui. Per Giuseppe è il momento di credere. Lo fa sprofondando nel sonno ed entrando nel sogno. Quello di Dio, che resiste alle nostre esitazioni e ai nostri fallimenti. Poi Giuseppe crede, facendo l’unico atto di inclusione che fa diventare “padre” chi per natura è un seme chiamato a uscire da sé per fecondare, con la sua premurosa custodia, la terra che gli è stata affidata. Giuseppe dà fiducia alla storia, che mendica la sua responsabilità. Non dà retta ai timori che inseguono sempre logiche di perfezione. 

Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli (Rm 4,18).

Giuseppe diventa padre così: prendendo con sé Maria e il frutto del suo grembo. Accogliendo senza obiezioni o domande, accettando di morire a se stesso e alle proprie comprensioni per consentire a qualcosa di più grande di venire al mondo. Senza bisogno di mettere la firma da nessuna parte, diventa egli stesso la firma di Dio sul suo frutto più bello. Grazie alla sua silenziosa bellezza, nasce Gesù; la dimora di Dio è edificata e custodita per sempre. Nel mondo, nella storia, nel mistero della Chiesa. E davanti al Padre di tutti, nessuno più può dirsi orfano, ma figlio amato.

Ascoltiamo insieme

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