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Commento al Vangelo del 10 febbraio 2025

Quanti lo toccavano venivano salvati.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,53-56
 
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

Parola del Signore.

Lasciarsi trovare

Luigi Maria Epicoco

“Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,  e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse”.

L’esperienza del male, in tutte le sue forme (fisica, psichica e spirituale), è una delle esperienza che caratterizza la vita umana. Sappiamo che il male è tale perché ci oscura l’orizzonte, ci toglie la speranza, restringe la vita, ci spinge verso la morte, toglie prospettive positive, ci riempie di rabbia, immobilizza la nostra volontà. Potremmo ancora continuare l’elenco ma credo che ognuno di noi si sia abbondantemente riconosciuto in una o più di queste esperienze.

In certe situazioni sappiamo che dobbiamo reagire, ma è da ingenui pensare che noi da soli abbiamo la forza di tirarci fuori. Ecco allora che nasce dentro di noi la consapevolezza di avere bisogno che qualcuno ci aiuti, che qualcuno ci tiri fuori dall’angolo. Il vero problema è che gli altri possono aiutarci ma solo fino a un certo punto. 

Gesù è invece colui che ha la forza di tirarci radicalmente fuori dal male, in ogni sua dimensione. 

Serve però “toccarlo” cioè fare di Lui un’esperienza concreta. Per noi cattolici la via ordinaria di “toccare” Gesù sono i sacramenti, e accanto ad essi la Parola di Dio che ne prepara l’incontro e ne fornisce anche l’atteggiamento giusto. La preghiera non è la forza del pensiero, la preghiera è il tentativo di entrare in un rapporto reale con Cristo. Io prego quando lo cerco. Io prego quando lo vado a cercare lì dove sono sicuro che Egli ci sia. Se tu vuoi guarire cercalo come le folle del Vangelo di oggi. Cercalo nella Chiesa che è un po’ la frangia del Suo mantello. Cercalo in una buona confessione, in una comunione eucaristica rettamente vissuta, in un fratello o in una sorella che sai essere dei testimoni autentici del Suo amore.

Non fermarti al desiderio, fai qualcosa, anzi lascia che Egli possa fare per te qualcosa. 

Ascoltiamo insieme

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