Giovanni Falcone E Paolo Borsellino

Chiuso per lutto

Leggiamo ed ascoltiamo, riflettendo, l’intensa poesia “Chiuso per lutto” di Gesualdo Bufalino

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Biografia

Gesualdo Bufalino (1920-1996) è stato uno scrittore, poeta e aforista italiano, una figura di spicco della letteratura del secondo Novecento, noto per il suo stile raffinato, ricco e talvolta “anticheggiante”, la sua profonda cultura e la sua straordinaria abilità linguistica.

Vita e Carriera:

  • Origini e formazione: Nato a Comiso (Ragusa) il 15 novembre 1920, Bufalino ha trascorso la maggior parte della sua vita in Sicilia, mantenendo un’esistenza ritirata e discreta. Sin da giovane ha mostrato una grande passione per la scrittura e una vasta cultura. Nel 1939 vinse un premio letterario di prosa latina e fu ricevuto a Palazzo Venezia da Benito Mussolini.
  • Esordio tardivo: Nonostante la sua vocazione precoce per la scrittura, Bufalino esordì come romanziere in età avanzata, a 61 anni, nel 1981. Fu grazie all’incoraggiamento di Leonardo Sciascia e dell’editrice Elvira Sellerio che pubblicò il suo primo romanzo, “Diceria dell’untore”, che gli valse il prestigioso Premio Campiello.
  • Successo e riconoscimenti: Dopo il successo di “Diceria dell’untore”, Bufalino conobbe una prolifica attività letteraria, pubblicando numerose opere che spaziano dalla poesia alla prosa d’arte, dalla narrativa all’aforisma. Nel 1988, il suo romanzo “Le menzogne della notte” vinse il Premio Strega, consolidando la sua fama.
  • Vita privata: Pur essendo diventato una figura di rilievo nel panorama letterario, Bufalino mantenne un profilo basso e una vita schiva, dedicandosi all’insegnamento (fu preside di un istituto magistrale a Comiso fino al suo ritiro nel 1976). Tra le sue amicizie importanti si annoverano, oltre a Sciascia, anche Salvatore Fiume, Franco Battiato, Piero Guccione, Claudio Abbado e Elisabetta Sgarbi. Era un appassionato di scacchi, un gioco in cui sembra fosse un vero maestro.
  • Morte: Morì il 14 giugno 1996 a Vittoria, in un incidente stradale.

Opere e Temi:

La produzione di Bufalino è caratterizzata da una profonda riflessione sulla vita, la morte, la memoria, il tempo e il destino. La sua prosa è intrisa di erudizione, citazioni colte e un lessico ricercato, che conferiscono alle sue opere un tono unico e inconfondibile. Tra le sue opere più importanti, oltre ai già citati “Diceria dell’untore” e “Le menzogne della notte”, ricordiamo:

  • “L’amaro miele” (poesie, 1982)
  • “Museo d’ombre” (prosa d’arte e di memoria, 1982)
  • “Argo il cieco ovvero i sogni della memoria” (romanzo, 1984)
  • “L’uomo invaso” (racconti, 1986)
  • “Il malpensante” (lunario, 1987)
  • “La luce e il lutto” (1988)
  • “Bluff di parole” (aforismi, 1994)
  • “Tommaso e il fotografo cieco” (romanzo, pubblicato postumo nel 1996)

Bufalino è stato anche un raffinato traduttore, lavorando su testi di autori come Terenzio, Charles Baudelaire e Jean Giraudoux. La sua poesia “Chiuso per lutto” (1992), dedicata a Falcone e Borsellino, è un potente esempio della sua capacità di affrontare temi civili con profonda umanità e senza retorica.

In sintesi, Gesualdo Bufalino è stato una voce originalissima nel panorama letterario italiano, capace di coniugare una profonda conoscenza della tradizione con una sensibilità moderna, creando opere di grande impatto stilistico e tematico.

Le stragi

Le stragi di Capaci e di via D’Amelio sono due dei momenti più bui e tragici della storia italiana recente, attentati di matrice terroristico-mafiosa che, a distanza di soli 57 giorni l’uno dall’altro, nel 1992, colpirono al cuore lo Stato, uccidendo due dei magistrati simbolo della lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Strage di Capaci (23 maggio 1992)

La strage di Capaci avvenne il 23 maggio 1992, sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci, in Sicilia. Un’enorme carica di esplosivo (circa 500-1000 kg di tritolo) fu posizionata sotto il manto stradale e fatta detonare al passaggio del corteo di auto blindate che trasportava il giudice Giovanni Falcone da Punta Raisi a Palermo.

Nell’attentato persero la vita:

  • Il giudice Giovanni Falcone.
  • Sua moglie, la magistrata Francesca Morvillo.
  • Tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Vi furono anche 23 feriti, tra cui altri agenti della scorta e civili. L’unico sopravvissuto nell’auto di Falcone fu l’autista Giuseppe Costanza. La strage fu un atto di sfida e vendetta di Cosa Nostra contro lo Stato, in seguito alle condanne definitive del Maxiprocesso, che Falcone aveva contribuito a istruire.

Strage di via D’Amelio (19 luglio 1992)

Meno di due mesi dopo, il 19 luglio 1992, Palermo fu nuovamente sconvolta dalla strage di via D’Amelio. Il giudice Paolo Borsellino, stretto collaboratore e amico di Falcone, si recò a far visita alla madre in via Mariano D’Amelio. Una Fiat 126, imbottita con circa 90 kg di esplosivo, fu fatta esplodere al suo arrivo.

Nella strage morirono:

  • Il giudice Paolo Borsellino.
  • Cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (la prima donna poliziotto a cadere in servizio in una strage di mafia), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, che al momento dell’esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta. Anche questa strage fu un chiaro messaggio di Cosa Nostra, che intendeva eliminare i magistrati più impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.

Conseguenze

Le due stragi ebbero un impatto devastante sull’opinione pubblica italiana, scuotendo profondamente la coscienza civile e politica del Paese. Generarono un’ondata di indignazione e reazione contro la mafia, ma anche un profondo senso di sconforto e rabbia per l’incapacità dello Stato di proteggere i suoi servitori più valorosi.

Le indagini e i processi successivi hanno portato alla condanna di numerosi esponenti di Cosa Nostra, ma hanno anche rivelato complesse e oscure trame che coinvolgevano non solo la mafia, ma anche settori deviati dello Stato e dei servizi segreti (la cosiddetta “trattativa Stato-mafia”), che hanno ulteriormente complicato la ricerca della verità completa su questi eventi.

Le figure di Falcone e Borsellino sono diventate simboli della lotta alla mafia, della legalità e dell’impegno civile, e la loro memoria viene annualmente onorata in tutta Italia per tenere viva l’attenzione su questi temi e sul sacrificio di chi ha pagato con la vita il proprio dovere.

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Leggiamo insieme

Basta così, giù il sipario, non me la sento stasera. 
Si chiude. Vi rimborso il biglietto. 
Lasciamo Guerrino per un bel po’
a sbrogliarsela con le tenebre
sul ciglione dell’abisso. 

Gli farà bene vegliare anche lui
in questa Notte d’Ulivi della Sicilia…
Sicilia santa, Sicilia carogna…
Sicilia Giuda, Sicilia Cristo…
Battuta, sputata, inchiodata
palme e piedi a un muro dell’Ucciardone,
fra siepi di sudari in fila
e rose di sangue marcio
e spine di sole e odori,
sull’asfalto, di zolfo e cordite…

Isola leonessa, isola iena…
Cosa di carne d’oro settanta volte lebbrosa…

No, non verrà Guerrino a salvarla
con la spada di latta
a cavallo di Macchiabruna…

Nessun angelo trombettiere
nel mezzogiorno del Giudizio
suonerà per la vostra pasqua,
poveri paladini in borghese,
poveri cadaveri eroi,
di cui non oso pronunziare il nome…

Non vi vedremo mai più sorridere
col telefono in una mano
e una sigaretta nell’altra,
spettinati, baffuti, ciarlieri…

Nessuna mano solleverà
la pietra dei vostri sepolcri…
Nessuna schioderà
le bare dalle maniglie di bronzo…

Forse solo la tua, bambino.

Ascoltiamo insieme

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Chiuso per lutto
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