Preghierina del 17 marzo 2025

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Misericordia traboccante

commento al Vangelo di oggi 17 marzo 2025 di Lc 6,36-38

Ciò che seminai nell’ira
crebbe in una notte
rigogliosamente
ma la pioggia lo distrusse.

Ciò che seminai con amore
germinò lentamente
maturò tardi
ma in benedetta abbondanza.

Peter Rosegger

Entro nel testo (Lc 6,36-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

misericordia

Mi lascio ispirare

Oggi Gesù ci pone davanti un orizzonte concreto: «siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». Non ci chiede di essere misericordiosi e basta ma ci propone come termine di paragone una Persona che compie gesti di misericordia. Il Padre ci è proposto come esemplare nell’agire la misericordia. Di fronte a questa audacia di Gesù è facile reagire mettendo l’attenzione sull’abisso che ci separa dal Padre: in questo caso ci sentiamo schiacciati dall’invito di Gesù e in qualche maniera lo rimuoviamo, non entra in noi ad alimentare il nostro desiderio di amare.

Se però il Padre usa misericordia nei nostri confronti, allora colma Egli stesso l’abisso, allora “mi tocca” e quell’esperienza di essere toccato dalla sua benevolenza mi attiva; allora quel «come» non è teorico e astratto ma significa “agisci come hai sentito che il Padre ha agito con te quando sei stato raggiunto dalla sua misericordia; cerca di far vivere a chi ti sta vicino la stessa esperienza che il Padre ha fatto vivere a te”.

Come si configura la misericordia? È non giudicare, non condannare, perdonare e dare. Ma è anche una misura in movimento, che si allarga: più si allenerà nell’allargarsi nel dare, più sarà in grado anche di ricevere, perché le braccia che danno e quelle che ricevono sono le medesime.

Andrea Piccolo SJ

Rifletto sulle domande

Come descriveresti la “misericordia”? Che esperienza ne hai?

In quali occasioni e con chi hai sperimentato misericordia?

Come ti alleni ad allargare la misura del tuo accogliere e del tuo donare?


Preghiamo per Papa Francesco e per tutti gli ammalati

Sono giorni di prova per il Santo Padre, giorni in cui sta provando in prima persona cos'è la sofferenza, cos'è stare per tanto tempo in ospedale. Come sempre, lui si affida al conforto della Fede, all'amore dei bambini e alle nostre preghiere. Chiediamo al Signore, per lui e per tutti gli ammalati, il grande dono della salute spirituale e fisica.

Signore misericordioso,
che sei fonte di vita e di speranza,
volgi il Tuo sguardo amorevole su Papa Francesco,
sostienilo con la Tua grazia,
illumina il suo cammino e donagli forza
per guidare la Tua Chiesa con amore e saggezza.

Ti affidiamo, o Padre, anche tutti gli ammalati,
coloro che soffrono nel corpo e nello spirito.
Rafforzali nella prova, dona loro conforto e pace,
illumina i medici e tutti coloro che si prendono cura di loro.

Maria, Madre della Speranza,
accompagna Papa Francesco e tutti i sofferenti
con la Tua dolcezza materna,
intercedi per loro presso il Tuo Figlio Gesù,
affinché trovino sollievo, coraggio e guarigione.

Amen.

Vorrei invitarvi, oggi, a dare con me lode al Signore, che mai ci abbandona e che nei momenti di dolore ci mette accanto persone che riflettono un raggio del suo amore. Vi ringrazio tutti per le vostre preghiere, e ringrazio coloro che mi assistono con tanta dedizione.

Papa Francesco

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Preghierina del 17 marzo 2025
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Preghiamo sempre per Papa Francesco

Con tutto il mondo la nostra umile preghiera per la salute del nostro amato Pontefice

E' dal 14 febbraio, data del ricovero di Papa Francesco presso il Policlinico Gemelli, a causa di una polmonite bilaterale, che tutta la comunità cattolica si è stretta in preghiera intorno al Pontefice. Nonostante le sue condizioni rimangano critiche, l'ultimo bollettino medico ha riportato un lieve miglioramento, con il Pontefice che ha riposato bene durante la notte e non ha manifestato ulteriori crisi respiratorie.

A partire da ieri sera, ogni sera alle ore 21:00, i Cardinali residenti a Roma, e tutti i fedeli, si riuniscono in Piazza San Pietro per recitare il Santo Rosario. Questa iniziativa rappresenta un segno tangibile di vicinanza al Santo Padre e un sostegno spirituale per la sua pronta guarigione.

La partecipazione è stata straordinaria: migliaia di persone, nonostante le avverse condizioni meteorologiche, si sono radunate sotto la pioggia battente, creando un'atmosfera di profonda devozione e solidarietà. La piazza risuona di preghiere, canti e momenti di silenzio contemplativo, mentre i fedeli stringono tra le mani rosari e candele accese, simboli di speranza e luce in questo momento di prova.

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Anche al Policlinico Gemelli, luogo del ricovero del Papa, si sono intensificate le iniziative di preghiera. La fede è la forza autentica per ogni cura, la preghiera è il solo sostegno sia per il Papa che per tutti i malati.

Domani tutte le scuole cattoliche saranno chiamate ad un momento di preghiera unanime per il Santo Padre.

C'è un'ondata di solidarietà, di affetto profondo che lega i fedeli a Papa Francesco. Il suo impegno per la pace e la giustizia sociale hanno toccato il cuore di milioni di persone, che ora ricambiano con preghiere e gesti di vicinanza. impossibile dimenticare il Papa in preghiera, da solo a Piazza San Pietro, per chiedere la fine della pandemia Covid.

In questo momento di prova, la Chiesa universale si stringe attorno al suo Pastore, invocando con fervore la sua pronta guarigione e il suo ritorno alla guida spirituale della comunità cattolica.

La preghiera collettiva non è solo un atto di fede, ma anche un potente strumento di unità e speranza. Mentre le candele illuminano le piazze e le chiese di tutto il mondo, il messaggio è chiaro: Papa Francesco non è solo in questa prova, l'intera Chiesa prega per la sua salute e il suo benessere. Il nostro amato papà non è lasciato da solo, tutti i suoi figli sono riuniti virtualmente intorno al suo capezzale.

La nostre umile intenzione

In conclusione, l'invito è rivolto a tutti: uniamoci in preghiera questa sera e nei giorni a venire, affinché il nostro amato Papa Francesco possa presto ristabilirsi e continuare la sua missione pastorale.

A Papa Francesco e a tutti gli ammalati dedichiamo la nostra umile preghierina di questa sera.

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Preghiamo sempre per Papa Francesco
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Preghierina del 3 febbraio 2025

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Quale libertà?

commento al Vangelo di oggi 3 febbraio 2025, di Mc 5,1-20

Licenza, che gli stolti chiamano libertà…

Tacito, Dialogus de oratoribus

Entro nel testo (Mc 5,1-20)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni.

Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo.

Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.

Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!».

Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti».

E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise.

E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.

I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura.

Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.

Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te».

Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Mi lascio ispirare

Nel nostro immaginario spezzare le catene ha di solito un significato positivo: significa liberarsi da legami che intralciano, far uscire il nostro vero io, finalmente esprimere noi stessi e fare tutto quello che vogliamo senza farci condizionare dalla cosiddetta “società”.

Eppure questo tipo di libertà, seguito fino in fondo, non fa altro che allontanare la piena soddisfazione, rendendoci sempre alla ricerca di nuovi stimoli da esplorare, o desideri da colmare. È una libertà moribonda, che ci fa muovere in cerchio, fra le tombe, in un labirinto orizzontale che non porta mai da nessuna parte; questo girovagare ascoltando tutti gli impulsi, che siano dati dal senso di colpa, da desideri materiali o intellettuali, non fa altro che dividere ancora di più il nostro io, farci perdere in mille pezzi.

La vera libertà inizia da un nuovo, primario legame: è lasciare che qualcuno ci dica che va bene stare fermi, seduti. Non devi fare niente per meritarti questo amore. Esisti e già sei salvato. E nessun altro può dirlo se non colui che già è morto e risorto per te.

E adesso? Goditi questa quiete interiore e poi falla vedere agli altri. Crea altri legami e mostra la bellezza di questa nuova libertà.

Gloria Ruvolo

Dobbiamo renderci conto che i bambini piccoli osservano, capiscono e ricordano. E con i loro sguardi e i loro silenzi ci parlano. Ascoltiamoli! https://vatican.va/content/francesco/it/speeches/2025/february/documents/20250203-summit-diritti-bambini.html

Papa Francesco


Preghiamo insieme

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Preghierina del 3 febbraio 2025
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Preghierina del 2 febbraio 2025

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Il futuro è già tra le nostre mani

commento al Vangelo di oggi 2 febbraio 2025 di LC 2,22-32

Più di tutto mi ricordo il futuro.

Salvador Dalí

Entro nel testo (LC 2,22-32)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

presentazione al tempio di gesù

Mi lascio ispirare

Come fa Simeone a riconoscere che li bambino che sta tenendo in braccio è la salvezza che lui sta attendendo? Forse perché la sua vita di uomo giusto e pio lo ha allenato a uno sguardo contemplativo sulla realtà. Simeone è in grado di vedere oltre la superficie delle cose. Alla sua età è ancora capace di stupirsi. O, forse, alla sua età ha imparato a lasciarsi stupire… Non tanto dalle cose straordinarie che irrompono dall’ordinarietà, quanto piuttosto dall’ordinarietà che nel suo accadere diventa in ogni istante straordinaria se guardata con occhi limpidi.

Davanti agli occhi Simeone ha un neonato, il miracolo della vita che si ripete. Una nuova generazione che sta venendo alla luce e nella sua vulnerabilità assume la vita come compito evolutivo. Il mondo non termina con la nostra dipartita, continua con la generazione successiva, in una evoluzione inarrestabile, dentro un mistero, quello della nostra umanità, che non si esaurirà mai. È su questa consapevolezza che Simeone può abbandonarci fiducioso. I suoi occhi contemplano il cuore del mistero umano.

Ecco quello che ha visto Simeone: la salvezza non è un evento puntuale. È un processo che accade ogni giorno.

Flavio Emanuele Bottaro SJ



La preghiera di Simeone per una notte serena

La sera nel letto capita di essere presi già dai pensieri per il giorno: qualche ansia, mille preoccupazioni e il sonno passa!

La preghiera può essere la dolce medicina che ci dona tranquillità e permette alla nostra mente e al nostro corpo di rilassarsi e trascorrere una notte serena.

La preghiera della Compieta termina con il “Cantico di Simeone”:

Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;

perché i miei occhi han visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli;

luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.

Gesù è «luce per illuminare le genti». Come sole che sorge sul mondo, questo bambino lo riscatterà dalle tenebre del male, del dolore e della morte. Quanto abbiamo bisogno, anche oggi, di questa luce! #VangeloDiOggi (Lc 2,22-40)

Papa Francesco


Preghiamo insieme

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Preghierina del 2 febbraio 2025
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Preghierina del 30 gennaio 2025

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Viene la luce

commento al Vangelo di oggi 30 gennaio 2025, di Mc 4,21-25

Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.

attribuita a Platone

Entro nel testo (Mc 4,21-25)

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Immagine descrittiva vangelo Mc 4,21-25

Mi lascio ispirare

La lampada viene, afferma il maestro. Un’immagine potente e curiosa. Siamo più abituati a pensare che una luce venga portata da qualcuno. La parola di Gesù ci fa riflettere sul fatto che la luce vieneLuce soggetto di un verbo attivo: non è prima di tutto qualcosa di passivo. La luce è attiva e attiva dei processi, la luce porta vita ed è vita. È un dono gratuito che riceviamo, un mistero di cui non disponiamo l’origine.

Potente, viva e attiva, al tempo stesso la luce si consegna completamente. Diventa oggetto nelle nostre mani, nelle nostre stanze, nei nostri cuori, nelle nostre relazioni. Si lascia maneggiare senza sconti, senza paura dalla nostra libertà. Può essere collocata in modo tale da rischiarare intorno. Potrebbe essere rinchiusa negli angoli più nascosti e inaccessibili. Ma, anche imprigionata nel profondo, rimane viva. E, già che non può essere vista, dal profondo emette qualcosa che l’orecchio del cuore può ancora sentire: «Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Il Signore ci invita a provare a fermarci, almeno un momento. Provare ad ascoltare con più attenzione quello che oggi si muove in noi. Considerare con quali strumenti valutiamo, con quale misura misuriamo la realtà intorno a noi, quello che pensiamo di avere e di non avere. Il Signore ci provoca a non aver paura di ascoltare la voce della luce. Non aver paura di vedere davvero.

Matteo Suffritti SJ


La speranza cristiana è più grande di qualsiasi situazione della vita, perché ha il suo fondamento in Dio e non nell’uomo. Ciò che agli uomini sembra impossibile, non lo è a Dio (Mt 19, 26).

@Pontifex_it

Preghiamo insieme

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Preghierina del 30 gennaio 2025
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Il Santo di oggi

La Chiesa celebra oggi, fra gli altri, Santa Martina

Questa santa Vergine romana discendeva da celebre famiglia consolare. Rimasta orfana ancora in tenera età, si dedicò con tutto l'ardore della sua anima giovanile alle opere della cristiana pietà, distribuendo con la massima liberalità le ricchezze che i suoi le avevano lasciato in grande abbondanza. Non ci fu miseria che non soccorresse: nessuno mai bussò invano alla sua porta. Nei poverelli ella vedeva Gesù stesso, il Maestro Divino che aveva detto: « Quello che avrete fatto al minimo dei vostri fratelli, l'avrete fatto a me ».

Siccome la carità cristiana era sconosciuta nel mondo pagano, ben presto si sospettò che Martina fosse seguace di quel Nazareno che veniva a predicare, per mezzo dei suoi Apostoli, una fratellanza universale anche nella stessa Roma.

I nemici del nome cristiano le tennero gli occhi addosso. e accertatisi della cosa, non esitarono ad accusarla come cristiana.

Temendo ella quanto le poteva accadere, e che difatti le accadde, d'essere arrestata ed uccisa, distribuì immediatamente tutto quello che ancora le rimaneva ai poveri ed alla Chiesa, per avere in cielo quel tesoro che «i ladri non rubano e la tignola non intacca ». Aveva appena realizzato questo suo disegno che fu accusata e condotta davanti al preside romano.

Fu tentata in mille modi, le furono fatte promesse e minacce perché sacrificasse agli dèi dell'impero. Ma la Vergine, forte della fortezza di Cristo, rispose sempre con fermezza che « era cristiana » e che come tale si sarebbe sempre comportata.

Passando il giudice dalle minacce ai fatti, fu battuta colle verghe, scarnificata con uncini di ferro, poi, intrisa di grasso bollente, fu gettata alle belve dell'anfiteatro. Ma le bestie la risparmiarono. Allora fu fatto un grandissimo rogo, e la Vergine vi venne legata sopra: quando il fumo e le fiamme furono esaurite, i carnefici e la folla immensa che assisteva al crudele spettacolo, videro la santa giovane perfettamente illesa in mezzo al braciere, in attitudine di preghiera: il suo Dio l'aveva scampata.

Molti della folla e qualcheduno dei suoi stessi carnefici, alla vista di quel prodigio, si convertirono e si dichiararono cristiani.

Ma il giudice, più che mai irritato, ordinò che fosse decapitata. La pia fanciulla chinò il capo sotto la spada del carnefice. Allo spettacolo del martirio altri pagani si convertirono alla vera fede, ed ebbero la grazia di udire distintamente una voce superna che chiamava la Vergine alle celesti dolcezze del cielo.

Ma i prodigi non erano finiti: un terremoto scosse paurosamente tutta la città, e le statue degli dèi caddero a terra.

La Vergine subì il martirio sotto l'imperatore Alessandro Severo, mentre era Sommo Pontefice Urbano I. Fu sepolta nella chiesa del carcere Mamertino assieme ai martiri Concordio, Epifanio e compagni.

Preghiera

PREGHIERA TRADIZIONALE

O Signore fa che per l'intercessione dei tuoi santi, e in particolare di Santa Martina per la sua fede nel Signore, l'umanità ritorni alla pratica della fede cristiana per una nuova evangelizzazione di questo terzo millennio a lode e gloria del tuo nome ed il trionfo della Chiesa. Amen.

Preghierina del 29 gennaio 2025

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Il terreno del mio cuore

commento al Vangelo di oggi 29 gennaio 2025, di Mc 4,1-20

Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio.

Pedro de Ribadeneira, Vita di S. Ignazio di Loyola

Entro nel testo (Mc 4,1-20)

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare.

Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno».

E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole.

Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».

E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Mi lascio ispirare

Gesù ci invita a identificare quali parti del terreno del mio cuore oggi sono meno fertili e recettive, ad accogliere la sua volontà nella mia vita e quali resistenze e sottili tentazioni hanno reso il mio cuore impermeabile alla Parola?ì. Quali fragilità e paure profonde rendono sassoso il terreno e impediscono alla Parola di mettere radici? Quali finti piaceri e dipendenze creano rovi e spine inaccessibili alla Parola?

Queste azioni vanno smascherate per consentire che il seme germogli e porti frutto, sempre nella consapevolezza che Gesù ogni giorno «comincia di nuovo» e mai si scoraggia, nemmeno davanti ai terreni più duri e impermeabili, di seminare instancabilmente la Parola.

Anna Laura Lucchi Filippo Zalambani


Dio non smette mai di sognarci come uomini e donne di speranza, di concordia e di pace, come persone che non si lasciano sopraffare dalle avversità. Abbiamo il coraggio di sognarci proprio così come Dio ci sogna! #UdienzaGenerale

Papa Francesco

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Preghierina del 29 gennaio 2025
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Preghierina del 25 gennaio 2025

Diffondere vita

commento al Vangelo di oggi di Mc 16,15-18, a cura di Sara Zaccarini

Senza dolore, non ci può essere nessun piacere. Senza tristezza, non ci può essere felicità. Senza miseria non ci può essere bellezza. E senza queste tre cose, la vita è senza fine, senza speranza.

Harlan Ellison

Entro nel testo (Mc 16,15-18)

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Mi lascio ispirare

Oggi contempliamo Gesù risorto mentre invia i suoi discepoli ad evangelizzare in ogni parte del mondo. Sono chiamati a portare la Buona Notizia: la morte non ha più l’ultima parola nella vita degli uomini, perché è stata vinta da Lui.

Il Signore, in questo modo, ci rivela che tutte le situazioni di morte che possiamo trovarci a vivere, se le apriamo alla sua grazia, potranno essere illuminate dalla sua luce.

Oggi abbiamo la possibilità di dare nome e affidare al Signore tutte le situazioni di dolore e sofferenza che ci troviamo a vivere. Signore, te le affidiamo e ti chiediamo che l’annuncio della tua Buona Notizia le raggiunga e le trasformi, affinché da esse possa sgorgare la vita per noi e per coloro che ci circondano.

Sara Zaccarini

Preghiamo insieme

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Preghierina del 25 gennaio 2025
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Preghierina del 18 gennaio 2025

C’è un momento in cui il cuore si siede
e tutto pesa, anche l’aria.
Un momento in cui il silenzio non consola
e senti che le parole non bastano più.

Urlalo
quel “non ce la faccio più!”
fallo uscire come una freccia
come un vento che rompe il silenzio.
Non tenerlo dentro
ché il dolore chiuso diventa peso
diventa muro.

Gridalo al mondo:
“sono stanco, mi rompo, mi perdo”.
E non aver paura delle tue cicatrici
che sono mappe
sono vie per far passare il sole.

Lasciale andare
quelle lacrime che fanno mare
lasciale scavare i solchi
che a volte il cuore ha bisogno
di una nuova geografia.

Accetta di essere rotto
di essere guasto
di avere l’anima graffiata
e sulla pelle lividi che raccontano
una storia.
Lasciale brillare le tue ferite
che sono loro a ricordarti
tutta la strada che hai percorso.

C’è grazia nelle cose rotte
bellezza nei bordi irregolari.
Non temere il dolore
ché è un maestro silenzioso
che ti insegna a vedere meglio
a sentire più forte.

E capirai, alla fine
che ogni lacrima è un dono
che il tuo dolore è un ponte
per arrivare agli altri.
Che essere spezzati
ci rende interi
ci insegna a guardare negli occhi di chi cade
e a dirgli, senza tante parole:
“Io lo so, lo conosco
ti tengo la mano
su questo rumore
si può lavorare”.

(Matteo Sinatti) fonte @web

La via aperta dal dubbio

commento al Vangelo di oggi di Mc 2,13-17, a cura di Stefano Corticelli SJ

Il dubbio è apertura. E l’apertura è tolleranza.

Luciano De Crescenzo

Entro nel testo (Mc 2,13-17)

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Mi lascio ispirare

Nel mio tragitto verso casa devo passare davanti al tavolo delle tasse. Devo passarci, ma ne farei volentieri a meno, perché ogni volta, al vederlo, mi assale un senso di sdegno misto a rabbia. Mi chiedo come possa un uomo dal nome così giudaico, Levi, raccogliere le tasse per i nostri nemici, i romani. Si può essere a tal punto traditori del proprio popolo?
Vedo quelle mani impure prendere le monete della povera gente e metterle da parte, facendone delle pile: alcune per sé, altre per i nostri oppressori. Ecco come definirei Levi: traditore e collaborazionista, una persona che merita solo disprezzo.

Oggi, però, non capisco più niente: uno di noi, quel Gesù che la folla considera uomo di Dio, se non addirittura il Messia, chiama Levi a seguirlo e poi, come se non fosse abbastanza, accetta l’invito a casa sua. Mi chiedo se non sia pazzo, a perdere la propria reputazione per una persona tanto miserabile. Almeno lo facesse per denaro, capirei: il denaro luccica, ha conquistato a sé Levi e quelli come lui. Anche se io non scenderei tanto in basso per arricchirmi, devo ammettere che, sì, i soldi mi tentano, come penso tentino un po’ tutti. Eppure, a essere onesto, non ho nessun motivo per pensare che Gesù si sieda a tavola di quell’uomo per denaro. Egli ne è libero, vive con poco, cerca altro. Che cosa cerca?

E io che cosa cerco? Io che passo per la strada ad osservare, a esprimere giudizi, che cosa sto cercando?

Tante certezze che avevo, le ho perse lungo la strada, la strada di casa.

Stefano Corticelli SJ

Preghiamo insieme

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Preghierina del 18 gennaio 2025
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Preghierina del 17 gennaio 2025

Piccola considerazione

E' arrivato un altro 17. Il 51° da quando sei andato via. Passa il tempo, corre via! Eppure, ogni 17 riviviamo quella giornata. Da allora, nulla è più come prima. Noi non siamo come prima. Il Signore ci dona tutti i giorni la forza di essere dei buoni genitori per Francesca, delle buone persone, ma... quante cose sono cambiate!

La tua perdita è una ferita che squarcia l'anima, un dolore che non conosce limiti e che risuona in ogni angolo della nostra vita. Il mondo ha perso i suoi colori, lasciando spazio a un grigiore che avvolge tutto. La sofferenza è una compagna costante, un'ombra che ci segue anche nei momenti di silenzio, ricordando ciò che non può essere più.

Eppure, nel nostro cuore c’è un filo sottile che resiste: la speranza. Non la speranza di dimenticare, ma quella di ritrovare un significato, una nuova forma di amore che possa onorare il legame eterno con te. Questa speranza si esprime nell'imparare a vivere di nuovo, giorno dopo giorno, con la consapevolezza che il dolore non sparirà, ma potrà trasformarsi in qualcosa di diverso: una forza per continuare, un motore per donare amore agli altri e al mondo, proprio come tu avresti voluto, e come hai sempre fatto nella tua breve vita terrena.

Nulla sarà mai come prima, ma tu sei diventato una guida silenziosa. Nei gesti quotidiani, nelle decisioni, nel modo di guardare la vita, c’è sempre la tua presenza.

La sofferenza e la speranza si intrecciano, creando un nuovo modo di essere: più fragile, ma anche più umano.

La speranza della vita eterna è una promessa che ci riscalda il cuore, un faro di luce nel buio della tua perdita. È il sogno di un amore che non finisce mai, di un legame che continua oltre i confini del tempo e dello spazio. Pensarti in paradiso è immaginarti in un luogo dove il dolore non esiste più, dove le lacrime vengono asciugate e ogni ferita guarisce. È crederti vicino, vivo in una dimensione di pace e gioia, libero dal peso della sofferenza terrena.

Il paradiso non è solo un luogo, ma uno stato dell’essere, una pienezza che supera ogni comprensione umana. È il ricongiungerci con te, ritrovare il tuo sorriso che ci manca, il tuo calore che ci ha lasciati troppo presto. Nel nostro cuore, il paradiso è la certezza che tu Eugenio sei ancora vivo, in una realtà più grande e luminosa, dove la tua anima splende con una bellezza eterna.

Questa nostra fede nella vita eterna non elimina il dolore della separazione, ma lo trasforma. Diventa un dolore intriso di speranza, un’attesa carica di significato. Sapere che un giorno ci abbracceremo senza barriere, che finalmente ti incontreremo e nulla potrà separarci, ci aiuta a camminare nel presente con più coraggio. È un invito a vivere con uno sguardo rivolto all’alto, sapendo che ogni passo sulla terra ci avvicina a quella dimora promessa, dove l’amore trionfa e ogni frammento di vita trova il suo compimento.

E tutta la sofferenza, il dolore e la tristezza non esisteranno più. Il tempo lascerà finalmente lo spazio alla nostra eternità insieme.

Mamma


Beata intraprendenza!

commento al vangelo di oggi, venerdì 17 gennaio 2025, di Mc 2,1-12

Entro nel testo (Mc 2,1-12)

Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”. Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?”. E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua”.

Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.

Gesù e il paralitico

Mi lascio ispirare

Il racconto che ci è stato proposto oggi è tra quelli più sorprendenti e dinamici. Sorprendono l’intraprendenza e la creatività delle quattro persone che trovano la soluzione assai “laterale” al problema di far arrivare il paralitico davanti a Gesù; sorprende anche, almeno i contemporanei del racconto, l’accostamento che Gesù fa tra perdono dei peccati e guarigione fisica.

L’intraprendenza. La suggestione riguarda il mio modo di attivarmi, di mettere in moto la creatività, di non subire passivamente le situazioni di blocco. La vicinanza con Gesù, l’incontro con Lui non solo non spengono e mortificano la creatività, l’elasticità, la capacità di immaginare soluzioni nuove ma, al contrario, le amplificano fornendo motivazioni ed energie nuove. È l’esatto contrario di quanto si pensa nell’immaginario comune del credente medio e di quanto pensa – forse – il credente medio di sé stesso. In una battuta, l’incontro vero con Gesù attiva e stimola e non spegne né mortifica.

L’accostamento tra perdono dei peccati e guarigione fisica. Gesù suggerisce una visione integrale (diremmo noi oggi “olistica”) della persona ribadendo e riproponendo una sapienza che è già presente nella Bibbia di Israele: corpo e spirito si tengono assieme, quando li separiamo si ammalano entrambi. Affermare questa verità dell’essere umano a parole è molto semplice, oggi può risultare anche banale, ma vivere quotidianamente questa realtà è un altro paio di maniche.

Àlzati. Il segno eloquente dell’opera integrante e unificante di Gesù è una postura del corpo e dello spirito insieme: lo stare in piedi, la posizione del risorto. Abbiamo un modo di dire molto bello, “tirati su!”, quando vogliamo incoraggiare una persona che sta giù di morale, psicologicamente o spiritualmente. In piedi, però, portiamo il nostro lettuccio: è il segno della nostra debolezza che non passa! La guarigione e il perdono non ci tolgono la fragilità e la debolezza della nostra umanità ma ci avviano sul sentiero della riconciliazione.

Andrea Piccolo SJ


Preghiamo insieme

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Preghierina del 17 gennaio 2025
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Preghierina del 15 gennaio 2025

Focolari

commento al Vangelo di oggi, mercoledì 15 gennaio 2025, di Mc 1,29-39

C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
[…]
C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.

Umberto Saba, C’era

Entro nel testo (Mc 1,29-39)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni.

La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta.

Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.

Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce.

Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Mi lascio ispirare

Gesù con i suoi esce dalla sinagoga per entrare in questa casa. Una casa che sarà poi chiesa per i primi cristiani. Ma le nostre case talvolta sono un luogo in cui ci si ammala, in cui rischiamo di vivere relazioni che ci impediscono di scoprire le nostre potenzialità, che ci bloccano, ci imprigionano in ruoli che non abbiamo scelto.

Non ha un nome, la suocera di Simone. Immagino la preoccupazione di questa donna per sua figlia, sposa di un uomo che ha scelto di andarsene in giro con un tipo strano, tra i tanti maestri dell’epoca. Immagino la rabbia che non si concede di esprimere – forse la sua febbre è solo la manifestazione visibile di questo disagio. Di tanta energia trattenuta e non usata. Penso alle parole “focolaio” e “focolare”. Da una parte un fuoco che consuma e contagia e separa, e dall’altra l’intimità del centro di una casa, che raccoglie, illumina e riscalda. Per la suocera di Simone questa febbre è una distanza. Ed è proprio questa distanza, della sua diffidenza, del rifiuto di mettersi in gioco in prima persona, che Gesù colma, prendendola per mano.

La vedo ora alzarsi per alimentare il fuoco e servire. Posso vedere il giaciglio del suo cuore, e poi tutta la casa, aprirsi al servizio e all’accoglienza. Anche le nostre case, con la presenza di Gesù, possono diventare luoghi di guarigione per tutti. C’è però anche il rischio di disperdersi in una casa senza confini, di venire risucchiati dalla pressione esterna. Per questo Gesù si ferma, Lui sa quando fermarsi. Solo il deserto della preghiera ci insegna la cura che non possiede, che non rende dipendenti dalla nostra presenza. L’ascolto. Così le mura della nostra casa prendono finestre e porte, che non trattengono le scintille né impediscono di andare altrove, di fare quello per cui siamo chiamati.

Tu sei il Tempio e il focolare, Signore, mettici insieme come casa in cui è bello abitare, chiesa di viventi, in cammino.

Caterina Bruno

Preghiera del Giubileo

Padre che sei nei cieli,

la fede che ci hai donato nel

tuo figlio Gesù Cristo, nostro fratello,

e la fiamma di carità

effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo,

ridestino in noi, la beata speranza

per l’avvento del tuo Regno.

La tua grazia ci trasformi

in coltivatori operosi dei semi evangelici

che lievitino l’umanità e il cosmo,

nell’attesa fiduciosa

dei cieli nuovi e della terra nuova,

quando vinte le potenze del Male,

si manifesterà per sempre la tua gloria.

La grazia del Giubileo

ravvivi in noi Pellegrini di Speranza,

l’anelito verso i beni celesti

e riversi sul mondo intero

la gioia e la pace

del nostro Redentore.

A te Dio benedetto in eterno

sia lode e gloria nei secoli.

Amen

Papa Francesco

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