Qui io ti amo

Leggiamo ed ascoltiamo la poesia "Qui io ti amo" di Pablo Neruda

Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, è stato uno dei poeti più influenti e celebrati del XX secolo. La sua vita e la sua opera sono state profondamente intrecciate con gli eventi politici e sociali del suo tempo.


Infanzia e inizi poetici

Nato il 12 luglio 1904 a Parral, in Cile, Neruda perse la madre poco dopo la nascita e crebbe con il padre a Temuco. Fin da giovane mostrò una spiccata passione per la poesia, pubblicando le sue prime opere all'età di 13 anni. Adottò lo pseudonimo di Pablo Neruda in onore del poeta ceco Jan Neruda.


Carriera diplomatica e impegno politico

La vita di Neruda fu caratterizzata da una lunga carriera diplomatica che lo portò in diverse parti del mondo, tra cui l'Estremo Oriente (Birmania, Ceylon, Giava), la Spagna e il Messico. Queste esperienze arricchirono la sua visione del mondo e influenzarono profondamente la sua poesia.

Fu un convinto sostenitore del Partito Comunista cileno e un ardente difensore delle cause sociali e della giustizia. Il suo impegno politico lo portò a esprimere solidarietà con i repubblicani durante la Guerra Civile Spagnola e a condannare le dittature e le ingiustizie sociali.


Opere principali e stile

La vastissima produzione poetica di Neruda spazia da liriche d'amore sensuali e intense a epopee storiche e poesie di impegno sociale. Tra le sue opere più celebri si annoverano:

  • "Venticinque poesie d'amore e una canzone disperata" (1924): Un'opera giovanile che lo consacrò come poeta dell'amore.
  • "Residenza sulla terra" (1933-1935): Una raccolta di poesie che riflettono un senso di angoscia esistenziale e una visione più cupa del mondo.
  • "Canto generale" (1950): Un'epopea monumentale che ripercorre la storia e le lotte dell'America Latina, con un forte messaggio politico e sociale.
  • "I versi del capitano" (1952): Un'altra raccolta di poesie d'amore, dedicate alla sua futura moglie Matilde Urrutia.
  • "Cento sonetti d'amore" (1959): Una serie di sonetti dedicati all'amore in tutte le sue sfumature.

Il suo stile è caratterizzato da un linguaggio ricco e immaginifico, spesso metaforico, capace di evocare immagini potenti e sensazioni profonde. La sua poesia è stata definita "cosmica" per la sua capacità di abbracciare l'universo e l'esperienza umana in tutte le sue dimensioni.


Esilio e Premio Nobel

A causa del suo attivismo politico, Neruda fu perseguitato in Cile e costretto all'esilio in diverse occasioni. Nonostante le difficoltà, continuò a scrivere e a viaggiare, diventando una voce riconosciuta a livello internazionale per la pace e la libertà.

Nel 1971 gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura "per una poesia che con la forza di un elemento naturale dà vita al destino e ai sogni di un continente".


Morte e eredità

Pablo Neruda morì il 23 settembre 1973, pochi giorni dopo il golpe militare di Augusto Pinochet in Cile. Le circostanze della sua morte sono state a lungo oggetto di dibattito e indagini, con l'ipotesi che possa essere stato avvelenato.

Nonostante le controversie, l'eredità di Neruda rimane immensa. La sua poesia continua a essere letta e amata in tutto il mondo, ispirando generazioni di lettori e poeti. La sua figura è un simbolo di impegno politico, sensibilità artistica e profondo amore per l'umanità e la sua terra.

Leggiamo insieme

Qui io ti amo.
Tra pini scuri si snoda il vento.
Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
Passano giorni uguali, inseguendosi l’un l’altro.

Si dirada la nebbia in figure danzanti.
Un gabbiano d’argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte mi alzo all’alba e persino la mia anima è umida.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui io ti amo.

Qui io ti amo e invano l’orizzonte ti occulta.
Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie ancore.
Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera.
Si stanca la mia vita inutilmente affamata.

Amo quel che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia lotta con lenti crepuscoli.
Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi.
La luna proietta la sua pellicola di sogno.
Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche.

Aquí te amo (original spanish version)

Aquí te amo. En los oscuros pinos se desenreda el viento.
Fosforece la luna sobre las aguas errantes.
Andan días iguales persiguiéndose.

Se desciñe la niebla en danzantes figuras.
Una gaviota de plata se descuelga del ocaso.
A veces una vela. Altas, altas estrellas.

O la cruz negra de un barco.
Solo.
A veces amanezco, y hasta mi alma está húmeda.
Suena, resuena el mar lejano.
Éste es un puerto.
Aquí te amo.

Aquí te amo y en vano te oculta el horizonte.
Te estoy amando aún entre estas frías cosas.
A veces van mis besos en esos barcos graves,
que corren por el mar hacia donde no llegan.
Ya me veo olvidado como estas viejas anclas.
Son más tristes los muelles cuando atraca la tarde.
Se fatiga mi vida inútilmente hambrienta.

Amo lo que no tengo. Estás tú tan distante.
Mi hastío forcejea con los lentos crepúsculos.
Pero la noche llega y comienza a cantarme.
La luna hace girar su rodaje de sueño.
Me miran con tus ojos las estrellas más grandes.
Y como yo te amo, los pinos en el viento,
quieren cantar tu nombre con sus hojas de alambre.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
Qui io ti amo
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In ricordo di Papa Francesco


Un mese è trascorso, un velo di silenzio
È calato sul mondo, non più la tua presenza.
Papa Francesco, la tua voce ora è un eco lontano,
Ma il tuo spirito vive, cammina ancora al nostro fianco.

Ricordo il tuo sorriso, accogliente e sereno,
Il tuo sguardo profondo, di amore e di perdono.
Le tue parole semplici, che toccavano ogni cuore,
Portando speranza e la forza del Signore.

Dalle periferie del mondo, il tuo cammino è iniziato,
Un pastore tra la gente, mai ti sei allontanato.
Hai abbracciato i sofferenti, gli umili e gli emarginati,
Un ponte di carità, tra i popoli hai gettato.

Ci hai insegnato la fratellanza, la pace, la mitezza,
A guardare l'altro con gli occhi della tenerezza.
Un seme di giustizia nel cuore hai seminato,
E il frutto del tuo esempio, in noi è sbocciato.

Ora il cielo ti accoglie, tra gli angeli e i beati,
Ma la tua eredità, nei nostri cuori è rimasta.
Grazie, Papa Francesco, per ogni tuo respiro.
Il tuo ricordo è luce, il tuo amore un sospiro.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
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In ricordo di Papa Francesco
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La nuvola grigia e la pace

Leggiamo ed ascoltiamo la favola de "la nuvola grigia e la pace"

C'era una volta, in un cielo vasto e mutevole, una piccola nuvola grigia di nome Goccia. Non era imponente e bianca come le sue compagne più fortunate, né minacciosa e scura come quelle che portavano i temporali. Goccia era semplicemente grigia, un po' anonima in quell'immensità azzurra.

Ma Goccia aveva un desiderio speciale nel suo cuore vaporoso: non voleva portare semplici acquazzoni o tristi pioggerelle. Goccia sognava di portare la pioggia della pace. Vedeva il mondo sottostante, a volte così agitato, con i suoi rumori aspri e i colori sbiaditi dalla fretta e dalle preoccupazioni. E pensava che forse, solo forse, le sue gocce avrebbero potuto lavare via un po' di quella tristezza e far fiorire la calma.

Le altre nuvole la prendevano un po' in giro. "Pioggia di pace? Ma cosa dici, Goccia? Siamo nuvole, portiamo pioggia e basta! A volte leggera, a volte forte, ma sempre e solo acqua!"

Ma Goccia non si scoraggiava. Si lasciava trasportare dal vento, osservando attentamente la terra. Vide campi aridi che invocavano ristoro, città rumorose dove le persone sembravano camminare con cuori pesanti, e luoghi dove piccole liti rendevano l'aria tesa.

Un giorno, il vento la spinse sopra una valle dove due piccoli villaggi erano in disaccordo da tempo. Le strade erano silenziose, i sorrisi rari. Goccia sentì una stretta nel suo essere di vapore. "Oh," pensò, "quanto vorrei portare qui la mia pioggia di pace!"

Si concentrò con tutte le sue forze. Non pensò a quanto fosse grigia o insignificante. Pensò solo al suo desiderio di portare serenità. Lentamente, una, poi due, poi tante piccole gocce iniziarono a cadere dalla sua pancia.

Ma non erano gocce normali. Erano tiepide, come lacrime di gioia. E mentre toccavano la terra, non facevano rumore. Si posavano dolcemente sui tetti, sulle strade polverose, sui campi riarsi. E con loro, sembrava diffondersi una strana quiete.

Gli abitanti dei due villaggi, sentendo quella pioggia inaspettata e delicata, uscirono dalle loro case. Non c'era vento forte, né tuoni minacciosi, solo un dolce scroscio che accarezzava ogni cosa. Respirarono l'aria fresca e pulita, e qualcosa dentro di loro iniziò a sciogliersi.

Le tensioni sembravano alleggerirsi con ogni goccia. Un bambino di un villaggio guardò un bambino dell'altro villaggio dall'altra parte della piazza e per la prima volta dopo tanto tempo, sorrise. Poi un adulto ricambiò il saluto a un vicino che prima evitava.

La pioggia di Goccia continuò, lieve e costante, per un po'. Quando smise, un profumo meraviglioso si levava dalla terra. I colori sembravano più vivi, l'aria più leggera. E soprattutto, i cuori delle persone sembravano più aperti.

Quel giorno, per la prima volta dopo tanto tempo, gli abitanti dei due villaggi si incontrarono a metà strada. Non per litigare, ma per parlare, con voci calme e volti distesi. La pioggia di pace di Goccia aveva innaffiato i semi della comprensione.

Goccia, lassù nel cielo, si sentì più leggera che mai. Il suo grigiore non le sembrava più un difetto, ma il colore della calma prima della rinascita. Aveva capito che non serviva essere la nuvola più grande o più bianca per fare la differenza. Bastava avere un desiderio puro nel cuore.

E da quel giorno, Goccia continuò a viaggiare, portando la sua pioggia speciale dove ce n'era più bisogno, una pioggia che non era fatta solo d'acqua, ma anche di speranza, perdono e, soprattutto, di pace. E ogni volta che le sue gocce toccavano la terra, un piccolo miracolo accadeva: un po' di armonia tornava nel mondo.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
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La nuvola grigia e la pace
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L’amico fifone

Leggiamo ed ascoltiamo la favola de "l'amico fifone"

In una foresta incantata, viveva un coniglietto timido e gentile di nome Pippo. Pippo era un coniglietto molto speciale, perché aveva un cuore grande e un sorriso gentile che conquistava tutti coloro che lo incontravano. Tuttavia, Pippo aveva anche un piccolo segreto: era un po' fifone.

Un giorno, mentre Pippo stava passeggiando nella foresta, si imbatté in un gruppo di animali che stavano organizzando una grande festa. Pippo era molto eccitato all'idea di partecipare, ma la sua paura lo tratteneva. "Sono troppo timido per partecipare a una festa", pensò Pippo. "Cosa penseranno di me gli altri animali?"

Ma poi Pippo si ricordò che i suoi amici lo amavano per quello che era. E così, con un grande sforzo, decise di superare la sua paura e si unì alla festa. All'inizio, Pippo era un po' timido e si teneva da parte, ma presto si sciolse e iniziò a divertirsi.

Gli altri animali erano tutti molto felici di vedere Pippo alla festa. Lo accoglievano con sorrisi e abbracci, e lo invitavano a partecipare ai giochi e alle danze. Pippo si sentiva amato e apprezzato, e la sua paura scomparve.

Alla fine della festa, Pippo era esausto ma felice. Si era divertito tantissimo e aveva conosciuto nuovi amici. E soprattutto, aveva imparato che non doveva aver paura di essere se stesso.

Da quel giorno, Pippo non fu più un coniglietto fifone. Era un coniglietto coraggioso e sicuro di sé, che sapeva affrontare qualsiasi sfida che gli capitasse. E tutto questo grazie alla sua gentilezza e al suo cuore grande.

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Le favole della buonanotte
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L'amico fifone
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Il rametto d’ulivo

Leggiamo ed ascoltiamo insieme questo racconto pieno di speranza

C'era una volta, in un piccolo villaggio incastonato tra le colline assolate d'Italia, un ragazzo di nome Elio. Elio non era un ragazzo speciale agli occhi del mondo: non possedeva ricchezze, né una forza straordinaria. Era però dotato di un cuore gentile e di occhi che brillavano di una dolce curiosità.

Un mattino di primavera, mentre passeggiava tra gli uliveti secolari che circondavano il suo villaggio, un anziana signora vestita di scuro gli si avvicinò. Il suo volto era segnato dal tempo e dai dolori passati, ma i suoi occhi conservavano una scintilla di saggezza. Senza dire una parola, la donna porse a Elio un piccolo rametto di ulivo, le sue foglie verde argentate che brillavano al sole. Poi, con un sorriso enigmatico, si allontanò, scomparendo tra gli alberi.

Elio strinse tra le mani il rametto, sentendo una strana energia emanare da esso. Tornò al villaggio, un po' confuso ma con una sensazione di pace che gli scaldava il petto. Lungo la strada, incontrò il fornaio, un uomo burbero e sempre di fretta, che spesso litigava con i vicini per un pezzo di pane o per il posto al mercato. In un gesto spontaneo, Elio gli offrì il rametto d'ulivo.

Il fornaio si fermò, sorpreso. I suoi occhi, di solito severi, si addolcirono mentre prendeva il rametto tra le mani ruvide. Un silenzio inatteso calò tra loro, un silenzio non di tensione, ma di quiete. Per la prima volta, il fornaio non borbottò o si lamentò. Anzi, un piccolo sorriso increspò le sue labbra. Ringraziò Elio con un cenno del capo e riprese il suo cammino, stringendo delicatamente il rametto verde.

Elio continuò per la sua strada e incontrò la lavandaia, una donna sempre affannata e piena di risentimento verso chi, a suo dire, non apprezzava il suo duro lavoro. Elio le offrì il rametto. La lavandaia lo guardò con sospetto, ma poi prese il piccolo dono. Mentre le sue dita sfioravano le foglie morbide, il suo viso si distese. Per un momento, sembrò dimenticare le sue lamentele, assorta nella contemplazione di quel semplice ramo.

E così, Elio andò di persona in persona, offrendo il suo rametto d'ulivo a chiunque incontrasse: il contadino preoccupato per il raccolto, il fabbro irascibile, la tessitrice invidiosa del successo altrui, i bambini che litigavano per un giocattolo. A ognuno, il rametto portava un istante di tregua, un piccolo spazio di serenità nel turbinio delle loro giornate. Le parole aspre si placavano, i musi si distendevano, le mani tese si allentavano.

Ben presto, il villaggio intero fu avvolto da un'insolita atmosfera di calma. Le dispute si fecero rare, i sorrisi più frequenti, e la gente iniziò a parlarsi con più gentilezza e comprensione. Nessuno sapeva spiegare questo cambiamento, ma tutti sentivano nel cuore una leggerezza nuova.

Alla fine della giornata, il rametto d'ulivo nelle mani di Elio era ormai spoglio di quasi tutte le sue foglie. Ma il suo cuore era pieno di una gioia silenziosa. Aveva compreso il dono della vecchia signora: non era un oggetto magico, ma un simbolo di pace, un invito alla gentilezza che poteva germogliare nel cuore di ognuno.

Da quel giorno, Elio continuò a vivere con la sua semplicità, ma il suo passaggio lasciava sempre una scia di serenità. E anche quando il rametto d'ulivo divenne solo un piccolo pezzo di legno secco, la pace che aveva seminato continuò a fiorire nel suo villaggio, ricordando a tutti la forza silenziosa di un gesto gentile.

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Le favole della buonanotte
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Solitudine

Leggiamo ed ascoltiamo la poesia "solitudine" di Rainer Maria Rilke

Biografia

Rainer Maria Rilke (1875-1926) è stato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo, nato a Praga (allora parte dell'Impero Austro-Ungarico) e morto in Svizzera. È considerato un maestro della lirica moderna e la sua opera ha influenzato profondamente la letteratura successiva.

Ecco alcuni punti chiave sulla sua vita e la sua opera:

  • Nome completo: René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke.
  • Origini e formazione: Nato in una famiglia di lingua tedesca a Praga, Rilke inizialmente fu avviato alla carriera militare, ma presto abbandonò gli studi militari per dedicarsi alla letteratura. Studiò a Praga, Monaco e Berlino.
  • Viaggi e incontri: La sua vita fu caratterizzata da numerosi viaggi in Europa, tra cui soggiorni significativi in Russia (dove incontrò Tolstoj), Italia (in particolare a Firenze e Duino), Francia (dove fu segretario di Auguste Rodin) e Svizzera. Questi viaggi e gli incontri con figure intellettuali e artistiche ebbero un impatto profondo sulla sua opera.
  • Opere principali: È celebre soprattutto per:
    • Elegie duinesi (Duineser Elegien): un ciclo di dieci lunghe poesie iniziate durante un soggiorno nel castello di Duino vicino a Trieste e completate nel 1922. Sono considerate una delle vette della poesia del Novecento, affrontando temi esistenziali, la morte, l'angelo e la condizione umana.
    • Sonetti a Orfeo (Sonette an Orpheus): composti nel 1922, questi sonetti esplorano temi legati alla poesia, alla musica, alla natura e alla mitologia di Orfeo.
    • I quaderni di Malte Laurids Brigge (Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge): il suo unico romanzo di ampio respiro, in forma di diario, che affronta temi di alienazione, angoscia esistenziale e la difficoltà di vivere nella modernità.
    • Ha scritto anche numerose raccolte di liriche, come Leben und LiederDas Buch der Bilder (Il libro delle immagini), e prose brevi.
  • Tematiche e stile: La poesia di Rilke è caratterizzata da una profonda introspezione, un linguaggio ricco di immagini simboliche e una riflessione sulla spiritualità, la morte, la bellezza e l'esistenza. Il suo stile si evolve nel tempo, passando da toni più sentimentali a una maggiore densità e oscurità simbolica.
  • Influenza: Rilke è considerato uno dei massimi esponenti del simbolismo e del modernismo letterario in lingua tedesca. La sua opera ha avuto un'influenza duratura su poeti e scrittori di tutto il mondo.
  • "Weltinnenraum" (Spazio interno del mondo): Un concetto chiave nella sua poetica matura è l'idea di un "spazio interno del mondo", una dimensione interiore in cui le cose del mondo esterno vengono trasfigurate attraverso la percezione e l'esperienza del poeta.

In sintesi, Rainer Maria Rilke è stato un poeta austriaco di origine boema, considerato uno dei più grandi lirici del XX secolo, noto per la profondità filosofica e la bellezza evocativa della sua poesia, in particolare per le Elegie duinesi e i Sonetti a Orfeo.

Leggiamo insieme

La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.

Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l’un l’altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:

è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
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Solitudine
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Aprile di Anna Frank

Leggiamo ed ascoltiamo insieme la poesia di Anna Frank: "aprile"

Biografia di Anna Frank

Anna Frank è stata una ragazzina ebrea tedesca, diventata un simbolo delle vittime dell'Olocausto grazie al suo diario, "Il diario di Anna Frank", in cui documenta la sua vita in clandestinità durante l'occupazione nazista dei Paesi Bassi.

Ecco i punti salienti della sua vita:

  • Nascita e infanzia: Anna nacque il 12 giugno 1929 a Francoforte sul Meno, in Germania. La sua famiglia, di origine ebraica, si trasferì ad Amsterdam nel 1933 per sfuggire alle persecuzioni naziste.
  • La clandestinità: Nel 1942, per sfuggire alla deportazione, la famiglia Frank si nascose in un alloggio segreto ricavato nel retro dell'azienda del padre, Otto Frank. Insieme a loro, si nascosero anche la famiglia van Pels e Fritz Pfeffer.
  • Il diario: Durante i due anni di clandestinità, Anna tenne un diario in cui raccontò le sue esperienze, le sue paure, i suoi sogni e le sue riflessioni sull'umanità.
  • La scoperta e la deportazione: Nell'agosto del 1944, il rifugio segreto fu scoperto dai nazisti e tutti gli occupanti furono arrestati e deportati nei campi di concentramento. Anna e sua sorella Margot morirono nel campo di Bergen-Belsen nel 1945, poco prima della liberazione.
  • Il diario postumo: L'unico sopravvissuto della famiglia, il padre Otto Frank, recuperò il diario di Anna e lo pubblicò nel 1947. Il libro divenne un successo mondiale e un simbolo della lotta contro l'intolleranza e l'odio.

Leggiamo insieme

Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello. 

Non le case o i tetti, ma il cielo. 

Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere felice.

Ascoltiamo insieme

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Aprile di Anna Frank
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Una luce esiste in primavera

Leggiamo ed ascoltiamo la poesia "Una luce esiste in primavera" di Emily Dickinson

La poesia "A Light Exists in Spring" (in italiano "Una luce esiste in primavera") è un componimento della poetessa statunitense Emily Dickinson (1830-1886). Si tratta di una delle sue opere più evocative, in cui esplora la luce primaverile non solo come fenomeno naturale, ma anche come metafora di un’esperienza ineffabile e spirituale.

Analisi della poesia

Il tema centrale della poesia è la luce primaverile, descritta come qualcosa di unico e misterioso, che non esiste in altre stagioni e che ha un effetto profondo su chi la osserva. Dickinson suggerisce che questa luce non può essere catturata o descritta completamente, ma viene percepita in modo interiore e quasi mistico.

Ecco i concetti chiave della poesia:

  • La luce come fenomeno speciale → Dickinson la descrive come qualcosa di diverso dalla luce di altre stagioni, una qualità particolare della primavera.
  • Un’esperienza spirituale → La luce è associata a un senso di rivelazione o illuminazione che si avverte più con il cuore che con gli occhi.
  • La sua fugacità → Quando la primavera avanza, la luce svanisce, lasciando dietro di sé un senso di perdita e nostalgia.

Questo è un tipico esempio dello stile di Emily Dickinson, che usa immagini semplici della natura per trasmettere riflessioni profonde sulla condizione umana.

Emily Dickinson: vita e poetica

Emily Dickinson fu una poetessa statunitense vissuta nel XIX secolo, nota per il suo stile innovativo e la sua vita ritirata. Scrisse oltre 1.800 poesie, molte delle quali furono pubblicate postume. I suoi versi sono caratterizzati da:

  • Uso originale della punteggiatura e della metrica (trattini, rime imperfette, sintassi frammentata).
  • Temi esistenziali (vita, morte, natura, tempo, spiritualità).
  • Sguardo interiore e solitario, spesso esplorando emozioni profonde con grande intensità.

"Una luce esiste in primavera" riflette perfettamente la sua capacità di cogliere il mistero e la bellezza della natura, trasformandoli in una riflessione intima sulla percezione umana.

Leggiamo insieme

Una Luce esiste in Primavera
Non presente nel resto dell’Anno
In nessun altro periodo –
Quando Marzo è appena arrivato

Un Colore sta là fuori
Su Campi Solitari
Che la Scienza non può cogliere
Ma la Natura Umana sente. 

Aspetta sul Prato,
Mostra l’Albero più lontano
Sul più remoto Pendio che conosci
Quasi ti parla. 

Poi quando oltre gli Orizzonti
i meriggi si replicano lontani
Senza Formula di suono
Passa e noi restiamo –

Un senso di perdita
Intacca la nostra soddisfazione
Come se gli affari s’insinuassero d’un tratto
In un Sacramento.

A Light exists in Spring

A Light exists in Spring
Not present on the Year
At any other period —
When March is scarcely here

A Color stands abroad
On Solitary Fields
That Science cannot overtake
But Human Nature feels. 

It waits upon the Lawn,
It shows the furthest Tree
Upon the furthest Slope you know
It almost speaks to you. 

Then as Horizons step
Or Noons report away
Without the Formula of sound
It passes and we stay —

A quality of loss
Affecting our Content
As Trade had suddenly encroached
Upon a Sacrament.

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Le favole della buonanotte
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Noi due ragazzi che stretti ci avvinghiamo

Leggiamo ed ascoltiamo la poesia "Noi due ragazzi che stretti ci avvinghiamo" di Walt Whitman

La poesia Noi due ragazzi che stretti ci avvinghiamo è un componimento di Walt Whitman, tratto dalla raccolta Calamus, una sezione della sua opera più celebre, Leaves of Grass (Foglie d’erba).

Analisi e significato

Questa poesia celebra l’amore tra due giovani uomini, descritto in termini di passione e fusione totale. Whitman utilizza immagini potenti e un linguaggio corporeo per esprimere un legame intenso e profondo, sia fisico che spirituale. Il verbo avvinghiamo evoca un abbraccio forte e inestricabile, simbolo di un’unione che trascende ogni separazione.

Il componimento si inserisce nella tematica più ampia di Calamus, che esplora l’amore cameratesco e i legami affettivi tra uomini, in un’epoca in cui tali sentimenti non erano spesso espressi apertamente nella letteratura. Whitman, con il suo stile libero e la sua visione democratica dell’amore, rompe le convenzioni e celebra la bellezza del contatto umano senza filtri o repressioni.

Temi principali

  1. Amore e desiderio – L’abbraccio è simbolo di un sentimento profondo e inalienabile.
  2. Fusione e unione – Il legame tra i due ragazzi è così forte da farli sembrare un’unica entità.
  3. Libertà espressiva – Whitman sfida le norme del suo tempo parlando apertamente di sentimenti spesso taciuti.

Leggiamo insieme

Noi due ragazzi che stretti ci avvinghiamo,
mai che l’uno lasci l’altro,
sempre su e giù lungo le strade, compiendo escursioni a Nord e a Sud,
godiamo della nostra forza, gomiti in fuori, pugni serrati,
armati e senza paura, mangiamo, beviamo, dormiamo, amiamo,
non riconoscendo altra legge all’infuori di noi,
marinai, soldati, ladri, pronti alle minacce,
impauriamo avari, servi e preti, respirando aria,
bevendo acqua, danzando sui prati o sulle spiagge,
depredando città, disprezzando ogni agio, ci beffiamo delle leggi,
cacciando ogni debolezza, compiendo le nostre scorrerie.

English version

We two boys together clinging,
One the other never leaving,
Up and down the roads going, North and South excursions
making,
Power enjoying, elbows stretching, fingers clutching,
Arm'd and fearless, eating, drinking, sleeping, loving,
No law less than ourselves owning, sailing, soldiering, thieving,
threatening,
Misers, menials, priests alarming, air breathing, water drinking, on
the turf or the sea-beach dancing,
Cities wrenching, ease scorning, statutes mocking, feebleness chasing,
Fulfilling our foray.

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La favola del dolce pittore

Leggiamo ed ascoltiamo insieme "la favola del dolce pittore"

C'era una volta, in un piccolo paesino nascosto tra le dolci colline della provincia di Caserta, un giovane pittore di nome Luca. Luca aveva un talento straordinario: i suoi quadri sembravano prendere vita, i colori brillavano come gemme e i paesaggi che dipingeva erano così realistici da far venire voglia di entrarci.

Luca era conosciuto in tutto il paese per la sua gentilezza e la sua umiltà. Nonostante il suo talento, non si vantava mai e amava condividere la sua passione con tutti. Ogni domenica, apriva le porte del suo piccolo studio e invitava i bambini del paese a dipingere con lui. Insieme, creavano mondi fantastici, pieni di animali parlanti, castelli incantati e fiumi di cioccolato.

Un giorno, una ricca signora di città venne a visitare il paesino. Rimase incantata dai quadri di Luca e gli offrì una grande somma di denaro per trasferirsi in città e dipingere per lei. Luca, però, rifiutò gentilmente. "La mia felicità è qui, in questo piccolo paese, con i miei amici e i miei bambini", disse. "Non c'è denaro al mondo che possa comprare la gioia che trovo qui".

La signora, colpita dalla sua sincerità, decise di rimanere nel paesino e di sostenere l'arte di Luca. Grazie al suo aiuto, Luca poté aprire una scuola di pittura per tutti i bambini del paese. E così, il piccolo paesino divenne famoso per i suoi colori vivaci e per la felicità dei suoi abitanti, che impararono a vedere la bellezza in ogni cosa, proprio come faceva il dolce pittore Luca.

in memoria di Gaetano De Marco "Giggino Vaccitù" per gli amici

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