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L’amico fifone

Leggiamo ed ascoltiamo la favola de "l'amico fifone"

In una foresta incantata, viveva un coniglietto timido e gentile di nome Pippo. Pippo era un coniglietto molto speciale, perché aveva un cuore grande e un sorriso gentile che conquistava tutti coloro che lo incontravano. Tuttavia, Pippo aveva anche un piccolo segreto: era un po' fifone.

Un giorno, mentre Pippo stava passeggiando nella foresta, si imbatté in un gruppo di animali che stavano organizzando una grande festa. Pippo era molto eccitato all'idea di partecipare, ma la sua paura lo tratteneva. "Sono troppo timido per partecipare a una festa", pensò Pippo. "Cosa penseranno di me gli altri animali?"

Ma poi Pippo si ricordò che i suoi amici lo amavano per quello che era. E così, con un grande sforzo, decise di superare la sua paura e si unì alla festa. All'inizio, Pippo era un po' timido e si teneva da parte, ma presto si sciolse e iniziò a divertirsi.

Gli altri animali erano tutti molto felici di vedere Pippo alla festa. Lo accoglievano con sorrisi e abbracci, e lo invitavano a partecipare ai giochi e alle danze. Pippo si sentiva amato e apprezzato, e la sua paura scomparve.

Alla fine della festa, Pippo era esausto ma felice. Si era divertito tantissimo e aveva conosciuto nuovi amici. E soprattutto, aveva imparato che non doveva aver paura di essere se stesso.

Da quel giorno, Pippo non fu più un coniglietto fifone. Era un coniglietto coraggioso e sicuro di sé, che sapeva affrontare qualsiasi sfida che gli capitasse. E tutto questo grazie alla sua gentilezza e al suo cuore grande.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
L'amico fifone
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Commento al Vangelo del 17 aprile 2025

Li amò sino alla fine.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13,1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore.

Giovedì santo

Es 12,1-8.11-14   Sal 115   1Cor 11,23-26   Gv 13,1-15

Cosa vuol dire “amare sino alla fine”? 

Forse vuol dire amare anche quando sembra che non ne valga la pena.

Amare sino alla fine è amare anche nel tradimento.

Amare anche quando non conviene: perché dovrei continuare ad amarti? 

Ecco, quando siamo davanti a questa domanda, abbiamo l’occasione di amare sino alla fine.

Amare sino alla fine vuol dire: mi abbasso fino a terra. Non faccio prevalere il mio diritto.

Penso che solo così si possa capire il gesto di Gesù.

Si abbassa fino a terra per lavarci i piedi.

Quando lavi i piedi di qualcuno vedi la sua fatica, la stanchezza.

Ti rendi conto della strada che ha fatto.

Vedi la polvere che sporca l’acqua.

Ecco perché Pietro non vuole che Gesù gli lavi i piedi. Ecco perché non vogliamo che un altro ci lavi i piedi:

  • Non vogliamo che veda la nostra stanchezza, potrebbe approfittarne.
  • Non vogliamo che veda le strade che abbiamo percorso, forse ce ne vergogniamo.
  • Non vogliamo che si prenda cura delle nostre piaghe, perché poi ci sentiamo in debito.

Soffriamo tutti del complesso di Pietro sia nei confronti di Dio sia, soprattutto, nei confronti degli altri.

Eppure, non potremo mai essere capaci di lavare onestamente i piedi degli altri se prima non ci siamo lasciati lavare i piedi da Cristo, e forse lui ce li lava attraverso quel fratello o quella sorella davanti ai quali abbiamo ritirato i nostri piedi.

E non dobbiamo vergognarci di avere i piedi sporchi, perché questa è la vita. Si cammina, ci si sporca. Chi ha sempre i piedi puliti è uno che non vive mai!

Amare sino alla fine significa passare oltre, come dice il libro dell’Esodo nel racconto della Pasqua. 

Dio passa oltre. Passa oltre il mio peccato, passa oltre la mia infedeltà, passa oltre i miei errori. Questa è la pasqua: Dio è passato oltre. 

Io faccio pasqua se sono capace di passare oltre: se non mi fermo ostinatamente sul difetto di quella persona, se non mi fermo su quella parola detta che non mi piace, se non mi fermo sull’offesa che ho ricevuto.

Forse ne avrei tutto il diritto, ma non mi fermo, passo oltre.

Certo non è facile: Dio passa oltre, ma questo costa la vita dell’agnello. È il sangue, cioè la morte, il dolore, la sofferenza, che mi permettono di passare oltre.

Dio passa oltre perché Cristo, che è l’agnello, muore, e nel suo sangue siamo salvati.

Passare oltre significa essere disposti a morire: morire alle proprie ragioni, morire al proprio diritto, morire al proprio orgoglio.

Se sarai capace di passare oltre, sarà pasqua!

Da dove prendi la forza per amare sino alla fine e passare oltre?

Dipenda da ciò di cui ti nutri.

Se ti nutri di risentimento, di lamento, di frustrazione, non riuscirai ad amare sino alla fine e a passare oltre.

Se ti nutri dell’Eucaristia, ti nutri dell’amore. Lì c’è la vita.

Ecco perché l’eucaristia non è il premio dei giusti, ma il pane del cammino, il pane che ti permette di passare oltre e di amare sino alla fine.

Non ti scoraggiare, ma scegli bene di cosa nutrirti.

Questo è l’inizio dei mesi! Se lo è la pasqua, lo è anche ogni pasqua che celebriamo nell’eucaristia. Ogni volta che celebriamo l’eucaristia è un nuovo inizio, una nuova possibilità di tornare a essere felici.

Chiediti allora dove devi passare oltre per amare sino alla fine!

Ascoltiamo insieme

La Parola del 17 aprile 2025

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 17 aprile 2025

Giovedì Santo, Messa vespertina 'In Cena Domini'

Prima Lettura

Prescrizioni per la cena pasquale.

Dal libro dell'Èsodo
Es 12,1-8.11-14

In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'Egitto:
«Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: "Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d'Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne"».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 115 (116)

R. Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore. R.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene. R.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. R.

Seconda Lettura

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 11,23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Cf. Gv 13,34)

Gloria e lode e onore a te, Cristo Signore!

Il Vangelo di oggi 17 aprile 2025

Li amò sino alla fine.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13,1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 17 aprile 2025
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San Nerses Snorhali (1102-1173)

patriarca armeno

Seconda parte, § 701-704; SC 203 (trad. cb© evangelizo)

Rendimi degno di partecipare alla Tavola e portami verso il Cielo!

Il mistero salvifico della Croce,
L'hai rivelato e mostrato la sera;
E il tuo corpo, fonte di vita,
Come la Coppa l'hai distribuito.

Rendimi degno con la santa Assemblea
Di partecipare alla Tavola,
Al tuo Pane di vita di cui sono affamato,
E alla tua Bevanda di cui sono assetato.

Nel bacile hai lavato i loro piedi
Con le tue mani pure,
Ed hai insegnato l'umiltà
Prima con le parole, ora con i fatti.

Lava pure il fango delle mie cattiverie
Per le suppliche della santa Compagnia
E dirigi il cammino dei miei piedi
Per la via dell'umiltà verso il Cielo.

PAROLE DEL SANTO PADRE

La realtà che oggi viviamo, in questa celebrazione: il Signore che vuole rimanere con noi nell’Eucaristia. E noi diventiamo sempre tabernacoli del Signore, portiamo il Signore con noi; al punto che Lui stesso ci dice che, se non mangiamo il suo corpo e non beviamo il suo sangue, non entreremo nel Regno dei Cieli. Mistero, questo, del pane e del vino, del Signore con noi, in noi, dentro di noi. Il servizio. Quel gesto che è condizione per entrare nel Regno dei Cieli. Servire, sì, tutti. Ma il Signore, in quello scambio di parole che ha avuto con Pietro (cfr Gv 13, 6-9), gli fa capire che per entrare nel Regno dei Cieli dobbiamo lasciare che il Signore ci serva, che il Servo di Dio sia servo di noi. E questo è difficile da capire. Se io non lascio che il Signore sia il mio servitore, che il Signore mi lavi, mi faccia crescere, mi perdoni, non entrerò nel Regno dei Cieli. E il sacerdozio. Oggi vorrei essere vicino ai sacerdoti, ai sacerdoti tutti, dal più recente ordinato fino al Papa. Tutti siamo sacerdoti.  Siamo unti, unti dal Signore; unti per fare l’Eucaristia, unti per servire. (Omelia Santa Messa in Coena Domini, 9 aprile 2020)

Santa Messa "in Coena Domini" - Omelia, Papa Francesco - 9 aprile 2020