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La vecchia zia Ada

Leggi ed ascolta la storia di "la vecchia zia Ada" di Gianni Rodari

La vecchia zia Ada, quando fu molto vecchia, andò ad abitare al ricovero dei vecchi, in una stanzina con tre letti, dove già stavano due vecchine, vecchie quanto lei. La vecchia zia Ada si scelse subito una poltroncina accanto alla finestra e sbriciolò un biscotto secco sul davanzale.

- Brava, così verranno le formiche, - dissero le altre due vecchine, stizzite.

Invece dal giardino del ricovero venne un uccellino, beccò di gusto il biscotto e volò via.

- Ecco, - borbottarono le vecchine, - che cosa ci avete guadagnato? Ha beccato ed è volato via. Proprio come i nostri figli che se ne sono andati per il mondo, chissà dove, e di noi che li abbiamo allevati non si ricordano più.

La vecchia zia Ada non disse nulla, ma tutte le mattine sbriciolava un biscotto sul davanzale e l'uccellino veniva a beccarlo, sempre alla stessa ora, puntuale come un pensionante, e se non era pronto bisognava vedere come si innervosiva.

Dopo qualche tempo l'uccellino portò anche i suoi piccoli, perché aveva fatto il nido e gliene erano nati quattro, e anche loro beccarono di gusto il biscotto della vecchia zia Ada, e venivano tutte le mattine, e se non lo trovavano facevano un gran chiasso.

- Ci sono i vostri uccellini, - dicevano allora le vecchine alla vecchia zia Ada, con un po' d'invidia. E lei correva, per modo di dire, a passettini passettini, fino al suo cassettone, scovava un biscotto secco tra il cartoccio del caffè e quello delle caramelle all'anice e intanto diceva:

- Pazienza, pazienza, sono qui che arrivo.

- Eh, - mormoravano le altre vecchine, - se bastasse mettere un biscotto sul davanzale per far tornare i nostri figli. E i vostri, zia Ada, dove sono i vostri?

La vecchia zia Ada non lo sapeva più: forse in Austria, forse in Australia; ma non si lasciava confondere, spezzava il biscotto agli uccellini e diceva loro: - Mangiate, su, mangiate, altrimenti non avrete abbastanza forza per volare.

E quando avevano finito di beccare il biscotto: - Su, andate, andate. Cosa aspettate ancora? Le ali sono fatte per volare.

Le vecchine crollavano il capo e pensavano che la vecchia zia Ada fosse un po' matta, perché vecchia e povera com'era aveva ancora qualcosa da regalare e non pretendeva nemmeno che le dicessero grazie.

Poi la vecchia zia Ada morì, e i suoi figli lo seppero solo dopo un bel po' di tempo, e non valeva piú la pena di mettersi in viaggio per il funerale. Ma gli uccellini tornarono per tutto l'inverno sul davanzale della finestra e protestavano perché la vecchia zia Ada non aveva preparato il biscotto.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
La vecchia zia Ada
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Commento al Vangelo del 16 gennaio 2025

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Parola del Signore.

Partecipi

Roberto Pasolini

Al tempo di Gesù, i lebbrosi vivevano ai margini. Nessuno li poteva toccare, perché chi era colpito da questa orribile piaga era obbligato a respingere ogni avvicinamento, secondo le prescrizioni della Legge. Tra le malattie mortali, ancora oggi non ancora completamente debellate dal progresso scientifico e dalla solidarietà umana, la lebbra è certo il simbolo di una condizione che tutti, in qualche modo, conosciamo. Esistono parti della nostra umanità, del nostro passato e del nostro presente, del nostro corpo e del nostro carattere, che possiamo senza dubbio definire “impure”. Sono i luoghi delle nostre irraggiungibili solitudini, le parti meno onorevoli della nostra storia, fatti o situazioni che ci sono capitati, il male che abbiamo scelto o subito. La lebbra è immagine di queste latitudini, di quel piccolo inferno di tristezza e oscurità che cerchiamo di nascondere a tutti. Tranne a Dio, forse:

«Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi”» (Mc 1,40).

Quest’uomo crede che, di fronte a Gesù, può smettere di nascondersi e di vivere nell’ombra. Intuisce che «questo oggi» (Eb 3,13) di cui parla la lettera agli Ebrei è il giorno in cui è possibile prostrarsi con fiducia e libertà «davanti al Signore che ci ha fatti» (Sal 94,6) e che si può incontrare nel volto del suo Verbo fatto uomo. Il Signore Gesù tocca questa persona nella sua impurità e nella sua sporcizia, a testimonianza che a Dio interessiamo più noi che le nostre imperfezioni. Infatti, noi veniamo toccati dal suo amore prima di compiere opere e acquisire meriti, siamo amati prima di essere amabili. Soltanto sperimentando questa gratuità d’amore iniziamo il nostro esodo da ogni solitudine e paura. Tuttavia la guarigione del cuore è un processo lungo. E noi spesso abbiamo fretta di dirci e di crederci già risanati nel profondo delle nostre tristezze. È afferrato da questa tentazione anche il lebbroso del vangelo, che si trova a divulgare subito il fatto, anziché obbedire all’ordine severo di Gesù:

«Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro» (Mc 1,44).

L’amore di Dio non è condizionato dalla nostra miseria: è libero, gratuito, ostinato. Tuttavia detta condizioni alla nostra libertà, perché non vuole essere un temporaneo sentimento, ma il nutrimento per una relazione duratura. Lo afferma con passione l’autore della lettera agli Ebrei:

«Siamo infatti diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio» (Eb 3,14).

Ecco perché non è sufficiente guarire, ma bisogna imparare a vivere in stato di guarigione. Quello che rischia di marcire clandestinamente, infatti, non è la pelle o il corpo, ma precisamente il cuore, invisibile e profondo spazio di libertà e di apertura al mistero di Dio, dove sperimentiamo le più tenaci e inaspettate chiusure alla sua grazia.

I nostri padri, nel deserto, hanno vissuto l’esperienza del possibile indurimento del cuore «pur avendo visto per quarant’anni» (3,9) le opere di Dio. Non siamo estranei nemmeno noi a questa possibilità di avere «un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente» (3,12), tutte le volte in cui non solo ricadiamo nel peccato, ma preferiamo divulgare i nostri miglioramenti, anziché rimanere partecipi del volto misericordioso del Padre, che il Figlio ci ha rivelato. Dio, naturalmente, non si arrende mai di fronte alla nostra incapacità di fare silenzio e di approfondire la relazione con lui:

«Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte» (Mc 1,45).

Ascoltiamo insieme

La Parola del 16 gennaio 2025

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 16 gennaio 2025

Giovedì della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Prima Lettura

Esortatevi a vicenda, finché dura questo oggi.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 3,7-14

Fratelli, come dice lo Spirito Santo:
«Oggi, se udite la sua voce,
non indurite i vostri cuori
come nel giorno della ribellione,
il giorno della tentazione nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova,
pur avendo visto per quarant'anni le mie opere.
Perciò mi disgustai di quella generazione
e dissi: hanno sempre il cuore sviato.
Non hanno conosciuto le mie vie.
Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo».
Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato. Siamo infatti diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall'inizio.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 94 (95)

R.Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere. R.

Per quarant'anni mi disgustò quella generazione
e dissi: "Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie".
Perciò ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel luogo del mio riposo». R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Gesù annunciava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di malattie e infermità nel popolo. (Cf. Mt 4,23)

Alleluia.

Il Vangelo del 16 gennaio 2025

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

il lebbroso che torna indietro

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 16 gennaio 2025
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Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)

fondatrice delle Suore Missionarie della Carità

Lettera alle sue collaboratrici del 10/04/1974 (trad. cb© evangelizo)

«Mosso a compassione, Gesù stese la mano, lo toccò»

I poveri sono assetati di acqua, ma anche di pace, di verità e di giustizia. I poveri sono nudi ed hanno bisogno di vestiti, ma anche di umana dignità e di compassione per i loro peccati. I poveri non hanno casa ed hanno bisogno di un riparo fatto di mattoni, ma anche di un cuore gioioso, pieno di amore e misericordia. Sono malati ed hanno bisogno di cure mediche, ma anche di una mano che venga in loro aiuto e di un sorriso che li accolga. Gli esclusi, i prigionieri, gli alcolisti, i moribondi, chi è scartato, non amato, chi è solo e abbandonato, gli emarginati, gli intoccabili, i lebbrosi, (...) coloro che sono nel dubbio e nella confusione, coloro che non hanno ricevuto la luce di Cristo, gli affamati della parola e della pace di Dio, le anime tristi e afflitte, (...) coloro che sono un peso per la società, che hanno perso ogni speranza e fiducia nella vita, hanno dimenticato come si sorride e non sanno più cosa significa ricevere un po' di calore umano, un gesto d'amore e d'amicizia – tutti, si rivolgono a noi per avere un conforto. Se noi voltiamo loro le spalle, voltiamo le spalle a Cristo.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Il Vangelo di oggi (cfr Mc 1,40-45) ci presenta l’incontro fra Gesù e un uomo malato di lebbra. I lebbrosi erano considerati impuri e, secondo le prescrizioni della Legge, dovevano rimanere fuori dal centro abitato. Erano esclusi da ogni relazione umana, sociale e religiosa: per esempio, non potevano entrare in sinagoga, non potevano entrare nel tempio, pure religiosamente. Gesù, invece, si lascia avvicinare da quell’uomo, si commuove, addirittura stende la mano e lo tocca. Questo è impensabile in quel tempo. Così, Egli realizza la Buona Notizia che annuncia: Dio si è fatto vicino alla nostra vita, ha compassione per le sorti dell’umanità ferita e viene ad abbattere ogni barriera che ci impedisce di vivere la relazione con Lui, con gli altri e con noi stessi. Si è fatto vicino… Vicinanza. Ricordatevi bene questa parola, vicinanza. Compassione: il Vangelo dice che Gesù vedendo il lebbroso, ne ebbe compassione. E tenerezza. Tre parole che indicano lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza. (…) E permettetemi qui un pensiero a tanti bravi sacerdoti confessori che hanno questo atteggiamento: di attirare la gente, tanta gente che si sente niente, si sente “al pavimento” per i suoi peccati… Ma con tenerezza, con compassione… Bravi quei confessori che non sono con la frusta in mano, ma soltanto per ricevere, ascoltare, e dire che Dio è buono e che Dio perdona sempre, che Dio non si stanca di perdonare. (Angelus, Piazza San Pietro, 14 febbraio 2021)