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Preghierina del 3 gennaio 2025

Una voce che trasforma

commento al Vangelo di oggi di Gv 1,29-34, a cura di Gloria Ruvolo

Arriva un momento nel quale t’adduni, t’accorgi che la tua vita è cangiata. Fatti impercettibili si sono accumulati fino a determinare la svolta. O macari fatti ben visibili, di cui però non hai calcolato la portata, le conseguenze.

Andrea Camilleri

Entro nel testo (Gv 1,29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Mi lascio ispirare

Il più amato e seguito predicatore del tempo riconosce un uomo nuovo come superiore a lui. Non può fare altrimenti, perché la stessa voce che lo ha portato a battezzare con acqua gli dice che c’è qualcuno che battezzerà nello Spirito.

La grande missione della nostra vita è proprio quella di distinguere questa voce da tutte le altre, che vengono dai nostri attaccamenti, egoismi e che a volte sembrano mascherarsi da buonissime intenzioni. Inoltre, come Giovanni, a volte quello che sembrava la cosa più importante non è che una preparazione per la parte fondamentale, che ancora non conosciamo, non vediamo.

Per questo ogni scelta, anche quella che sembra più neutra, va affidata nelle mani dello Spirito, perché la trasfiguri, ne faccia altro, più grande di quello che potremmo immaginare, più utile al prossimo, o semplicemente più vera. Noi scegliamo e discerniamo, lui agisce.

Gloria Ruvolo

Preghiamo insieme

Preghierina
Preghierina
Preghierina del 3 gennaio 2025
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Il nostro Salvatore si svela nella fragilità della carne. Viene dall’alto dei cieli ma abita le profondità della terra; è il Figlio di Dio, ma si è fatto Figlio dell’uomo. Cristo Gesù è nato da donna ed è uno di noi: proprio per questo Egli può salvarci.

Papa Francesco via X

La favola dei due beagle e del gatto rosso

Leggiamo ed ascoltiamo "la favola dei due beagle e del gatto rosso"

In una fredda e piovosa giornata d'autunno, due beagle di nome Toby e Luna trovarono rifugio sotto un vecchio ponte. La pioggia cadeva incessantemente, trasformando il terreno in un pantano scivoloso. I due cani, abbandonati e affamati, si stringevano l'uno all'altra per scaldarsi, condividendo quel poco calore che avevano.

Improvvisamente, un debole miagolio ruppe il suono della pioggia. Luna drizzò le orecchie. Toby si alzò e guardò oltre il ponte: vicino a una pozzanghera, c’era un gatto rosso, bagnato fradicio, tremante e spaventato.

due beagles sul ponte e il gatto rosso nella pozzanghera

"Un gatto!" esclamò Toby. "Non possiamo portarlo qui. È troppo diverso da noi!"

"Ma è in difficoltà," rispose Luna con tono fermo. "Non importa se è un gatto o un cane. Se non lo aiutiamo, potrebbe non farcela."

Nonostante le proteste di Toby, Luna si avvicinò al piccolo felino. Con pazienza e dolcezza, lo invitò a rifugiarsi sotto il ponte. Il gatto, che si chiamava Milo, esitò per paura, ma il bisogno di calore e sicurezza fu più forte. Si avvicinò lentamente e si accucciò accanto ai due cani.

All'inizio, Toby era scettico. "Non è come noi. Come possiamo fidarci di lui?"

Milo, con la voce debole, disse: "Non ho mai avuto nessuno che mi volesse bene. Non chiedo altro che un po' di spazio e compagnia."

Nei giorni seguenti, la pioggia continuò a cadere, ma sotto il ponte si creò un piccolo miracolo. I tre animali impararono a collaborare: Milo, con la sua agilità, raccoglieva piccole bacche dai cespugli vicini; Luna usava il suo fiuto per trovare pezzi di cibo abbandonati, e Toby, con la sua forza, proteggeva il gruppo da pericoli come ratti o altri animali.

due beagles e un gatto rosso
due beagles e un gatto rosso

Con il tempo, Toby cambiò opinione. Capì che, nonostante le differenze, Milo era diventato parte della loro famiglia. Quando il sole tornò a splendere e il terreno si asciugò, i tre amici decisero di restare insieme, continuando il loro viaggio alla ricerca di una nuova casa.

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Morale della favola:

Le differenze non devono essere una barriera, ma un’opportunità per arricchirsi a vicenda. L'amicizia e la solidarietà nascono dall'accettazione e dalla collaborazione, anche nei momenti più difficili.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
La favola dei due beagle e del gatto rosso
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Dove si accende la luce?

Dove si accende la luce? Il desiderio di uscire dal buio

Commento al Vangelo del 5 gennaio 2025

Seconda domenica dopo Natale

«Ma i cuori degli stolti non sono ancora in grado di accogliere questa luce,
perché il peso dei peccati impedisce loro di vederla.
Non pensino costoro che la luce non c’è,
solo perché essi non riescono a vederla».

Sant’Agostino, Omelia 1, 19

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18
 
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
 
Parola del Signore.

Le tenebre

La notte non è solo un topos letterario, che ha ispirato poeti e filosofi, ma è anche un archetipo che rievoca immagini presenti nel profondo di noi. La notte rievoca le nostre paure, quando i fantasmi vagano nei nostri pensieri. La notte rimanda alle nostre incertezze, ai dubbi, ai momenti della vita in cui non vediamo bene come stanno le cose. La notte, con il suo silenzio, amplifica le ansie per il giorno che ci sta davanti. Eppure la notte non è mai l’ultima parola, la notte non dura per sempre. Si può attendere la luce del giorno, si può sperare che presto arrivi l’alba, si possono intravvedere i bagliori del nuovo mattino.

La luce

Questa immagine ci può essere utile per capire il modo in cui Dio agisce nella nostra vita: Dio vuole portare luce. Sembra paradossale, ma a volte preferiamo che questa luce resti fuori dalla nostra vita, perché abbiamo paura che ci faccia vedere una realtà difficile da accettare. Magari siamo proprio noi, “i suoi”, quelli che rifiutano questa luce, perché sappiamo già quello che ci farà vedere. La comunità a cui si rivolge il Vangelo di Giovanni non è una comunità di neofiti, ma si tratta di una comunità di persone che hanno già cominciato a seguire Cristo. Adesso però vivono un tempo di buio, è una comunità di persone scoraggiate, che non ce la fanno più, persone deluse, che fanno fatica a credere nelle promesse di Dio.

Ricominciare

Anche per questa comunità è possibile un nuovo inizio: Giovanni ripete, come nel primo libro della Bibbia, in principio, come se si ricominciasse di nuovo. Tutti hanno la possibilità di ricominciare nella loro vita: le tenebre, per quanto possano essere fitte, non possono mai vincere la luce.

Le parole

Questa luce arriva nella nostra vita attraverso le parole. In principio infatti c’è la Parola. Lo possiamo capire perché, anche nelle nostre relazioni umane, le persone che ci vogliono bene ci parlano, non necessariamente con un linguaggio verbale, per incoraggiarci, per sostenerci, per orientarci. Ma, anche in questo caso, non sempre siamo disposti ad ascoltare quelle parole, perché forse preferiamo fare a modo nostro. Anche il Signore fa luce nella nostra vita attraverso la parola: ci parla attraverso la Sacra Scrittura, ci parla attraverso i segni dei tempi, ci parla attraverso la Chiesa, ci parla attraverso la parola saggia di chi ci vuole bene. Non sempre però siamo disposti ad ascoltare queste parole.

I fatti

Le parole umane molte volte sono vuote: quanti ti amo, quanti ti voglio bene, quanti per te ci sarò sempre, sono rimasti soltanto chiacchiere. Come diceva sant’Ignazio di Loyola, «l’amore è da porre più nei fatti che nelle parole». Ecco perché è fondamentale che il prologo di Giovanni prosegua affermando che il Verbo si è fatto carne, perché vuole dire che in Cristo, la parola è diventata azione concreta. Dio non ci parla solo di amore, ma si fa amore. E lo vediamo e lo riconosciamo in Gesù Cristo, la parola fatta carne, l’amore che si impegna, l’amore disposto a dare la vita, l’amore crocifisso. È questa concretezza dell’amore che Cristo ci ha fatto vedere, rivelandoci il volto del Padre.

Leggersi dentro

  • Le tue parole sono coerenti con le tue azioni o rimangono solo chiacchiere?
  • Sei disposto a lasciare che Dio faccia luce nella tua vita con la sua parola?

Ascoltiamo insieme

https://open.spotify.com/episode/3JFXM5lSqwZ88da704wSGp?si=SS3mrPFCQZqKsBWx26_emw

La Parola del 3 gennaio 2025

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 3 gennaio 2025

3 gennaio prima dell'Epifania

Prima Lettura

Chi rimane in Dio non pecca.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 2,293,6

Figlioli, se sapete che Dio è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è stato generato da lui.
Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l'iniquità, perché il peccato è l'iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l'ha visto né l'ha conosciuto.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 97 (98)

R. Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Il Verbo si fece carne 
e venne ad abitare in mezzo a noi.
A quanti lo hanno accolto
ha dato il potere di diventare figli di Dio. (Gv 1,14a.12a)

Alleluia.

Il Vangelo del 3 gennaio 2025

Ecco l'agnello di Dio.

Agnus Dei - Agnello di Dio

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 3 gennaio 2025
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Origene (ca 185-253)

sacerdote e teologo

Omelie su Isaia, 3,1-2 (trad. cb© evangelizo)

"Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui"

Gesù è « spuntato dal tronco di Jesse » secondo la carne, “nato dalla stirpe di Davide secondo la carne”, ed anche “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione” (Is 11,1; Rm 1,3-4). Sì, è “il germoglio spuntato dal tronco di Iesse”, eppure non è un germoglio, lui che è stato “generato prima di ogni creatura” (Col 1,15); non è che un germoglio, lui Dio "Verbo che era all'inizio presso Dio" (Gv 1,1), eppure colui che è nato secondo la carne è proprio “un germoglio spuntato dal tronco di Iesse: un fiore è spuntato dalle sue radici”. (...) “Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza” (Is 11,2). Lo spirito di sapienza non si è posato su Mosè; lo spirito di sapienza non si è posato su Giosuè, lo spirito di sapienza non si è posato su alcuno dei profeti, né su Isaia, né su Geremia. (...) E' sceso su Mosè, ma dopo questa visita dello spirito di sapienza Mosè ha mancato di fede: “Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?” (Num 20,10). E' sceso su tutti i giusti. E' sceso su Isaia, ma cosa dice quest'ultimo? “Un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito” (Is 6,5). (...) Lo Spirito può scendere su qualsiasi uomo, ma non può restarvi, poiché ogni uomo pecca e non c'è giusto sulla terra che faccia il bene senza mai cadere. “Nessuno è puro dall'immondo” (Gb 14,4). (...) Se lo Spirito è sceso su molti, non è restato su alcuno. In precedenza nella Scrittura si trova: “Il mio spirito - dice il Signore - non resterà sempre nell'uomo” (Gen 6,3). (...) Giovanni Battista ha visto un uomo, uno solo, sul quale lo Spirito si è fermato, ed era il segno che Dio gli aveva dato: “Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e restare, è lui, il Figlio di Dio”.

PAROLE DEL SANTO PADRE

L’Evangelista Giovanni, a differenza degli altri tre, non descrive l’avvenimento, ma ci propone la testimonianza di Giovanni Battista. Egli è stato il primo testimone di Cristo. Dio lo aveva chiamato e lo aveva preparato per questo. Il Battista non può trattenere l’impellente desiderio di rendere testimonianza a Gesù e dichiara: «Io ho visto e ho testimoniato» (v. 34). Giovanni ha visto qualcosa di sconvolgente, cioè il Figlio amato di Dio solidale con i peccatori; e lo Spirito Santo gli ha fatto comprendere la novità inaudita, un vero ribaltamento. Infatti, mentre in tutte le religioni è l’uomo che offre e sacrifica qualcosa a Dio, nell’evento Gesù è Dio che offre il proprio Figlio per la salvezza dell’umanità. Giovanni manifesta il suo stupore e il suo consenso a questa novità portata da Gesù, mediante un’espressione pregnante che noi ripetiamo ogni volta nella Messa: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (v. 29). […] Impariamo da Giovanni Battista a non presumere di conoscere già Gesù, di sapere già tutto di Lui (cfr v. 31). Non è così. Fermiamoci sul Vangelo, magari anche contemplando un’icona di Cristo, un “Volto santo”. Contempliamo con gli occhi e più ancora col cuore; e lasciamoci istruire dallo Spirito Santo, che dentro ci dice: È Lui! È il Figlio di Dio fattosi agnello, immolato per amore. (Angelus, 19 gennaio 2020)