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Leggiamo ed ascoltiamo la favola di "Stefano e le stelle scintillanti"
C'era una volta, in una piccola città, un ragazzo di nome Stefano. Era un bambino molto curioso e gentile, che amava guardare le stelle. Ogni notte, si sdraiava sull'erba e osservava il cielo, immaginando storie fantastiche.
Un giorno, mentre contemplava il cielo stellato, Stefano sentiva una voce dentro di sé che lo invitava a condividere la sua gioia con gli altri. Iniziò così a raccontare a tutti le meraviglie del cielo, spiegando le costellazioni e le storie ad esse legate.
Ma non tutti capivano e apprezzavano la passione di Stefano. Alcuni lo deridevano, altri lo accusavano di raccontare bugie. Nonostante ciò, Stefano non si arrese e continuò a parlare delle stelle, sempre con un sorriso sulle labbra.
Un giorno, un gruppo di persone invidiose, gelose della sua felicità, decise di punirlo. Lo portarono in un luogo isolato e lo accusarono di volerli ingannare. Stefano cercò di spiegare che le stelle erano vere e che lui semplicemente voleva farle conoscere a tutti, ma nessuno lo ascoltava.
Con grande tristezza, Stefano si rese conto che non sarebbe riuscito a far cambiare idea a quelle persone. Ma proprio in quel momento, mentre alzava gli occhi al cielo, vide le stelle brillare più forte del solito. Era come se le stelle stessero dicendo: "Non aver paura, Stefano. La verità sempre trionfa".
In quel preciso istante, un forte vento soffiò e le nuvole si dispersero, rivelando un cielo stellato più luminoso che mai. Tutti coloro che avevano accusato Stefano rimasero a bocca aperta, ammirando la bellezza del cielo. Capirono allora che Stefano aveva ragione e che le sue parole erano piene di verità.
Da quel giorno, Stefano divenne un simbolo di coraggio e di perseveranza. Tutti lo rispettavano e lo ascoltavano con attenzione quando parlava delle stelle. E Stefano, continuò a guardare il cielo con gli stessi occhi pieni di meraviglia di sempre, condividendo la sua gioia con tutti coloro che lo circondavano.
Morale della favola: Non aver paura di esprimere le tue passioni e di condividere la tua conoscenza con gli altri. Anche se all'inizio potresti incontrare difficoltà, la verità e la bellezza alla fine trionferanno.
Cosa possiamo imparare da questa storia:
L'importanza della curiosità: Come Stefano, è importante essere curiosi e voler scoprire sempre cose nuove.
Il valore della condivisione: Condividere le proprie passioni con gli altri ci arricchisce e ci permette di creare legami.
La perseveranza: Non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà, ma continuare a perseguire i propri obiettivi.
La bellezza della natura: Il cielo stellato è un simbolo di meraviglia e di infinito, che ci ricorda la nostra piccolezza ma anche la nostra connessione con l'universo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Parola del Signore.
Affidarsi
Luigi Maria Epicoco
La terribile morte di Stefano sembra rovinare tutta l’atmosfera del Natale. Come si può credere alla luce quando le tenebre vincono in questo modo? Come può convivere il martirio di Stefano con la buona novella del Vangelo di un Dio che si fa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi? È proprio su questa domanda scandalosa che la pagina del Vangelo di oggi ci aiuta a gettare un po’ di luce:
“Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani”.
Gesù non tiene all’oscuro i suoi discepoli. Egli sembra voler dire loro “non pensate che andrà sempre tutto bene, anzi, proprio quando vi sarete decisi a vivere in un certo modo sperimenterete che tutto vi andrà contro. Ma non perdete fiducia perché vi aiuterò io ad attraversare qualunque tempesta”. Finché continueremo a pensare a Gesù come un porta fortuna che tiene lontano le sfighe della vita allora non avremmo ancora capito nulla del cristianesimo. Gesù non è un modo per non avere problemi, ma un modo per non soccombere ad essi. Il male ha come scopo quello di usare i problemi per scoraggiarci, farci perdere la speranza, la fiducia, e soprattutto mettere in crisi la convinzione che Dio è nostro Padre. Invece Dio usa le avversità affinchè usiamo la nostra libertà fino in fondo, specie quando tutto sembra perduto.
Infatti solo chi si affida come Stefano può permettersi anche di morire, perché le persone così non muoiono mai veramente.
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell'Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio. Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 30 (31)
R. Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito.
Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi. R.
Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria. R.
Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori: sul tuo servo fa' splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore; il Signore è Dio, egli ci illumina. (Sal 117 (118),26a.27a)
Alleluia.
Il Vangelo del 26 dicembre 2024
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
All’indomani della solennità del Natale, celebriamo oggi la festa di santo Stefano, diacono e primo martire. A prima vista l’accostamento (…) alla nascita del Redentore può lasciare stupiti, perché colpisce il contrasto tra la pace e la gioia di Betlemme e il dramma di Stefano(...). In realtà, l’apparente stridore viene superato se consideriamo più in profondità il mistero del Natale. Il Bambino Gesù, che giace nella grotta, è l’Unigenito Figlio di Dio fattosi uomo. Egli salverà l’umanità morendo in croce. Ora lo vediamo in fasce nel presepe; dopo la sua crocifissione sarà nuovamente avvolto da bende e deposto in un sepolcro. Non a caso l’iconografia natalizia rappresentava talvolta il divino Neonato adagiato in un piccolo sarcofago, ad indicare che il Redentore nasce per morire, nasce per dare la vita in riscatto per tutti (Mc 10,45). Santo Stefano fu il primo a seguire le orme di Cristo con il martirio; morì, come il divino Maestro, perdonando e pregando per i suoi uccisori (cfr At 7,60). Nei primi quattro secoli del cristianesimo, tutti i santi venerati dalla Chiesa erano martiri. Si tratta di uno stuolo innumerevole, che la liturgia chiama "la candida schiera dei martiri"(...). La loro morte non incuteva paura e tristezza, ma entusiasmo spirituale che suscitava sempre nuovi cristiani. Per i credenti, il giorno della morte, ed ancor più il giorno del martirio, non è la fine di tutto, bensì il "transito" verso la vita immortale, è il giorno della nascita definitiva, in latino dies natalis. Si comprende allora il legame che esiste tra il "dies natalis" di Cristo e il dies natalis di Santo Stefano. Se Gesù non fosse nato sulla terra, gli uomini non avrebbero potuto nascere al Cielo. Proprio perché Cristo è nato, noi possiamo "rinascere"!
PAROLE DEL SANTO PADRE
Pensiamo un momento a questa scena: Saulo e Stefano, il persecutore e il perseguitato. Tra loro sembra esserci un muro impenetrabile, duro come l’integralismo del giovane fariseo e come le pietre lanciate contro il condannato a morte. Eppure, al di là delle apparenze, c’è qualcosa di più forte che li unisce: attraverso la testimonianza di Stefano, infatti, già il Signore sta preparando nel cuore di Saulo, a sua insaputa, la conversione che lo porterà ad essere un grande Apostolo. Stefano, il suo servizio, la sua preghiera e la fede che annuncia, il suo coraggio e soprattutto il suo perdono in punto di morte, non sono vani. Si diceva, nei tempi delle persecuzioni – e anche oggi questo è giusto dirlo – “il sangue dei martiri seme di cristiani”. Sembrano concludersi nel nulla, ma in realtà il suo sacrificio lancia un seme che, correndo in direzione opposta ai sassi, si pianta, in modo nascosto, nel petto del suo peggiore rivale.
Oggi, duemila anni dopo, purtroppo vediamo che la persecuzione continua: c’è persecuzione dei cristiani… Ancora ci sono – e sono tanti – quelli che soffrono e muoiono per testimoniare Gesù, come c’è chi è penalizzato a vari livelli per il fatto di comportarsi in modo coerente con il Vangelo, […] Adesso come allora, infatti, il seme dei loro sacrifici, che sembra morire, germoglia, porta frutto, perché Dio attraverso di loro continua a operare prodigi (cfr At 18,9-10), a cambiare i cuori e a salvare gli uomini. (Angelus, 26 dicembre 2023)