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Commento al Vangelo del 13 dicembre 2024

Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell'uomo.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!".
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: "È indemoniato". È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori".
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Parola del Signore.

Lasciarsi coinvolgere

Luigi Maria Epicoco

La categoria che più spesso ci descrive dovrebbe essere la categoria degli incontentabili. Nella pagina del Vangelo di oggi ne abbiamo una dichiarazione esplicita da parte di Gesù:

“Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto”.

È difficile salvare chi non si lascia coinvolgere. È come se qualcuno sta annegando, e i soccorritori gli chiedono di allungare le braccia e di farsi afferrare, ma non trovano collaborazione da parte sua. La pigrizia, l’indifferenza, e la mancanza di passione che tante volte alimentiamo nella nostra quotidianità, ci fa perdere l’esperienza della Grazia di Dio. Gesù è un fuoco che accende, brucia, illumina e riscalda la vita, per questo il primo sintomo dell’esperienza di fede è suscitare di nuovo persone appassionate. Se il cristianesimo non aiuta le persone a tornare ad appassionarsi della loro vocazione, di ciò che fanno, di ciò che gli è dato vivere, allora quel cristianesimo è così innocuo che non porta nemmeno salvezza. Molte volte incolpiamo le modalità con cui riceviamo il Vangelo, ma Gesù sembra smentire questo capro espiatorio:

“È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori”.

Chi non vuole lasciarsi coinvolgere ha sempre una buona scusa per giustificare la propria inerzia, e le critiche fine a se stesse ne sono la prova.  

Ascoltiamo insieme


Qual è il mio compito?

Qual è il mio compito? La gioia di stare dove la vita ci ha messo!

Commento al Vangelo del 15 dicembre 2024

Terza domenica di Avvento – anno C (Gaudete)

Osserva e ammira le creature,
ricercandone il Creatore.
Se gli sei dissimile, sarai respinto;
se gli sei simile, gioirai.

Sant’Agostino, Esposizione sul salmo 99, 6.

E noi che cosa dobbiamo fare?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,10-18
 
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore.

Quale gioia?

Che fine ha fatto la gioia? Sembra una parola d’altri tempi, un’espressione retorica. Davanti alle difficoltà, alla follia del mondo, al successo degli incapaci, ti viene forte la tentazione di mollare. Non serve a niente quello che faccio! Tutto si copre di una coltre di tristezza e getti via la spugna ormai consumata dalla fatica e dalle lacrime. È difficile parlare di gioia a chi è nel dolore.

Un invito

Eppure, in questo cammino verso il Natale, la Chiesa ci invita a soffermarci su questo sentimento. Ce lo ricordano le parole del profeta Sofonia, che addirittura ci incoraggia a non lasciare cadere le braccia, come a dire non smettere di lavorarecontinua a fare il tuo lavoro. E ce lo ricorda anche Paolo nella lettera ai Filippesi, invitandoci a essere lieti, a non angustiarci e a presentare a Dio, in ogni circostanza, le nostre richieste.

Il compito

Forse la gioia è quella capacita di stare là dove la vita ci ha messi, provando a fare quello che la vita ci chiede. Forse è proprio vivere il compito, il proprio compito, quello che permette di sentire la gioia. L’albero prova a fiorire e a portare frutto come può, nonostante le intemperie. A volte ci riuscirà di più, a volte di meno. E se qualcuno lo taglierà, proverà a dare calore se viene bruciato, o a dare forma, se è modellato per costruire un oggetto.

«Il compito che un uomo deve assolvere nella sua vita – diceva Viktor Frankl –  è quindi nel fondo sempre indicato e non è mai in sostanza inadempibile». Rimanere fermi nella tempesta non è facile, ma non è certamente una questione di passività. Ci vuole energia per non lasciarsi portare via dal vento.

Una speranza per ciascuno

La parola del Vangelo è un invito a trovare il proprio compito: che cosa dobbiamo fare? E allora forse è vero che si vive la gioia nel compito. Tutti chiedono a Giovanni Battista cosa devono fare, qualunque sia la loro situazione. C’è una speranza per tutti, anche per i soldati e per i pubblicani, che potevano sembrare esclusi o perduti.

Se è vero che c’è una risposta specifica per ognuno, è anche vero che le proposte di Giovanni Battista alle varie categorie di persone hanno però un tratto comune: la solidarietà. Il compito non è mai fine a se stesso, il compito che la vita ci consegna ha sempre un tratto generativo, è sempre in qualche modo anche per altri. Perché la vita non è mai chiusura su di sé. Si tratta in qualche modo di dare, perché è la consegna che ti fa vivere la gioia. Diventi triste quando ti ripieghi su di te. Puoi fare anche tante e grandi cose nella vita, ma se le hai fatte solo per te sarai comunque triste!

La gioia della verità

Anche Giovanni Battista sta chiarendo a se stesso quale sia il suo compito. È un uomo onesto. Non inganna gli altri, non si presenta per quello che non è, non si prende un merito che non ha. Sta nel suo. Sta dove la vita gli chiede di stare. Non travalica, non straborda. Come dirà Agostino, Giovanni è la voce, non la Parola. E certamente Giovanni avrà sperimentato la gioia nell’essere voce, anche se non è stato facile, anche se gli è costato la vita. Ciò che Giovanni indica agli altri, lo vive prima di tutto su di sé. La gioia sta anche in questa verità di sé, senza maschere e senza compromessi.

Leggersi dentro

  • Cosa ti sta togliendo la gioia?
  • Qual è la tua responsabilità in questo tempo?
Il Vangelo del giorno
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Qual è il mio compito?
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La Parola del 13 dicembre 2024

Leggi ed ascolta il Vangelo e la Parola del 13 dicembre 2024

Venerdì della II settimana di Avvento

Prima Lettura

Se tu avessi prestato attenzione ai miei comandi!

Dal libro del profeta Isaia
Is 48,17-19

Così dice il Signore, tuo redentore,
il Santo d'Israele:
«Io sono il Signore, tuo Dio,
che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare.
Se avessi prestato attenzione ai miei comandi,
il tuo benessere sarebbe come un fiume,
la tua giustizia come le onde del mare.
La tua discendenza sarebbe come la sabbia
e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena.
Non sarebbe mai radiato né cancellato
il suo nome davanti a me».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 1

R. Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita.


Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. R.

È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. R.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Il Signore viene, andiamogli incontro:
egli è il principe della pace.

Alleluia.

Il Vangelo del 13 dicembre 2024

Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell'uomo.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!".
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: "È indemoniato". È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori".
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
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La Parola del 13 dicembre 2024
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Santa Teresa d'Avila (1515-1582)

carmelitana, dottore della Chiesa

Cammino di perfezione, cap. 19 (trad. cb© evangelizo)

Lasciate fare il Maestro!

Dio non conduce tutte le anime per lo stesso cammino; chi si crede il peggiore può essere il più in alto davanti a Dio. Per quanto riguarda me, sono rimasta più di 14 anni senza poter nemmeno meditare, se non con l'aiuto di un libro, e senz'altro molte persone sono in questo stato. (...) Quando le persone sono umili, non sono poi alla fine trattate diversamente da quelle che saranno state colmate di consolazioni; riceveranno altrettanto. Avranno camminato in qualche modo con più sicurezza. Non abbiate timore; potete arrivare alla perfezione come i più alti contemplativi. Lasciate fare il Maestro della casa. Sapiente e potente come è, sa ciò che vi conviene e che conviene a lui stesso. Fate ciò che è in vostro potere, disponetevi alla contemplazione, e lui non mancherà, a mio avviso, di accordarvi questo dono se avete veramente distacco e umiltà. Se non ve lo accorda, è che vi riserva questa gioia tutta intera per il cielo. Vi tratta come anime forti. Vi dà quaggiù la Croce, come l'ha lui stesso portata. Quale migliore prova di amicizia può mostrarvi che volere per noi quanto ha voluto per lui? E forse avremmo meno merito se fossimo elevate alla contemplazione. Ci sono giudizi di cui si riserva il segreto; non dobbiamo penetrarli assolutamente. E' bellissimo che la scelta della nostra via non dipende da noi; comunque, siccome quella della contemplazione sembra contenere più pace, noi vorremmo tutti essere grandi contemplativi.

Parole del Santo Padre

“Vedendo questi bambini che hanno paura di ballare, di piangere, paura di tutto, che chiedono sicurezza in tutto, penso a questi cristiani tristi che sempre criticano i predicatori della Verità, perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo. Preghiamo per loro, e preghiamo anche per noi, che non diventiamo cristiani tristi, tagliando allo Spirito Santo la libertà di venire a noi tramite lo scandalo della predicazione”. (…) Scandalizza che Dio ci parli tramite uomini con limiti, uomini peccatori: scandalizza! E scandalizza di più che Dio ci parli e ci salvi tramite un uomo che dice che è il Figlio di Dio ma finisce come un criminale. Quello scandalizza”. (Santa Marta 13 dicembre 2013)