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Preghiera del 16 ottobre 2024

Leggi e ascolta la preghiera del 16 ottobre 2024

Giustizia e amore

commento al Vangelo di oggi mercoledì 16 ottobre 2024 di Lc 11,42-46

Io pretendo di saper le regole più che non sanno tutti i pedanti insieme; ma la vera regola, cor mio bello, è saper rompere le regole a tempo e luogo.

Giambattista Marino


Entro nel testo (Lc 11,42-46)

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio.

Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle.

Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.

Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi».

Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

Mi lascio ispirare

Guai: ancora una volta il Signore Gesù indica il suo dispiacere, che diventa una “minaccia” alla possibilità di una vita vera. Guai perché ci si è fossilizzati sulle formalità, lasciando fuori il cuore. Guai perché lo stile di vita si è attaccato a una serie di gesti, anche buoni, ma senza più dare spazio alle scelte grandi e fondamentali, quali la giustizia e l’amore di Dio.

E quindi ciò che resta è uno sguardo indagante e giudicante, un sentirsi i primi della classe solo perché si seguono pedissequamente delle regole… Guai perché si finisce, proprio come segnala Gesù in questi “avvisi ai naviganti”, con l’imporre ad altri pesi insopportabili, vite bloccate, scelte non vitali, giudizi sommari.

Sembra proprio di sentire Gesù come anche oggi potrebbe proclamare il suo grido “guai” questa volta indirizzato a noi, ogni qualvolta ci rifugiamo in un formalismo cui non corrisponde la scelta del cuore e della vita; quando ci sentiamo a posto solo perché abbiamo compiuto “il nostro dovere di bravi cristiani”. Anche i farisei erano bravi nel compiere il loro dovere, eppure Gesù soffre per la loro durezza. Dove stanno anche oggi per noi la giustizia e l’amore di Dio?

Lino Dan SJ

Rifletto sulle domande

In quale luogo della tua vita senti risuonare un “Guai!”?

Quando ti sei reso conto che il “dovere di bravo cristiano” non era sufficiente?

Quando hai rischiato che il formalismo soffocasse giustizia e amore?


Il Santo di oggi

Oggi si ricorda San Gerardo Maiella

Preghiera a San Gerardo

O S. Gerardo Tu che col tuo potere ed aiuto, con le tue grazie e con l tuoi favori innumerabili cuori hai tirati a te, e sei diventato il consolatore di tanti afflitti, il sollievo di tanti poveri, il medico di tanti infermi; Tu che fai piangere di consolazione i tuoi devoti.

Tu che rendi entusiasti di te popoli interi, fa che non sia io uno sventurato, che invocandoti non venga esaudito.
Leggi nel mio cuore! vedi quanto soffro!
leggi nella mia coscienza, nell'anima mia e sanami!... confortami! ... consolami!. .. Tu ben sai da quale sventura sia oppresso!... da quale malanno afflitto!... E come ti fidi di vedermi così gemere ! così piangere ! senza muoverti di me a pietà? ... Gerardo! venga; venga presto il tuo soccorso! Gerardo, fa che io sia nel numero di coloro ,che ringraziano ti lodano! Fa che ti abbia sempre sul mio labbro, come tanti! Quando avrai esaudito e consolato me, ne avrai pur lodi e ringraziamenti da coloro che mi amano e penano per me...
Che .ti costa il guarirmi? ... Non ·cesserò di chiamarti fino a tanto che non mi avrai pienamente esaudito. E vero, che non merito i tuoi favori, ma fallo per l'amore che porti a Gesù, per l'amore che porti a Maria.


Un Pater, Ave e Gloria


Preghiamo insieme

Udienza Generale del 16 ottobre 2024

Udienza Generale del 16 ottobre 2024 di Papa Francesco

Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa.

Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. “Credo nello Spirito Santo”. Lo Spirito Santo nella fede della Chiesa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Con la catechesi di oggi passiamo da ciò che sullo Spirito Santo ci è stato rivelato nella Sacra Scrittura a come Egli è presente e operante nella vita della Chiesa, nella nostra vita cristiana.

Nei primi tre secoli, la Chiesa non ha sentito il bisogno di dare una formulazione esplicita della sua fede nello Spirito Santo. Per esempio, nel più antico Credo della Chiesa, il cosiddetto Simbolo apostolico, dopo aver proclamato: “Credo in Dio Padre, creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, nato, morto, disceso agli inferi, risorto e asceso al cielo”, si aggiunge: Leggi altro...

Il video

October 16 2024 General Audience Pope Francis

Continua a mettere in pratica

Meditazione di oggi mercoledì 16 ottobre 2024

Quando si impara un lavoro, qualsiasi lavoro, alla fine bisogna passare dallo studio alla pratica.

L'apostolo Paolo sapeva quanto fosse importante una tale transizione ed è per questo che, anche se confinato in una prigione romana, mise nero su bianco le seguenti parole per i credenti di Filippi in Grecia:

"Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi."

‭‭Filippesi ‭4:9‬

Paolo aveva insegnato loro. Paolo li aveva addestrati. Paolo li aveva amati. Ed è per questo che, dall'isolamento di una cella, li ha resi in grado di vivere ciò che avevano imparato.

Anche Gesù aveva passione per i Suoi seguaci non solo provando a essere buono o perlomeno apparire buono, ma piuttosto nel fare del bene, con un cuore che voleva sinceramente glorificare Dio. Anche Giacomo, il fratellastro di Gesù, scrisse non solo di ascoltare la Parola, ma di fare quello che dice.

Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi. Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era.

Giacomo 1:22-24

Un conto è sapere qualcosa, tutt'altra cosa è mettere in pratica quella conoscenza.

La pace di Dio è un dono che Egli ci dà. È qualcosa che sperimentiamo quando ci avviciniamo a Dio, vivendo in un modo che Lo onora. Se conosciamo la Sua volontà, ma non facciamo nulla in proposito, questo dimostra che non vogliamo veramente onorare Dio. Ma se facciamo la Sua volontà, allora le nostre azioni dimostrano che la nostra identità è radicata in Cristo. E la nostra vicinanza a Cristo ci permette di sperimentare la Sua pace.

Fare la volontà di Dio, non solo conoscerla, sprigiona la pace di Dio.

Quindi, oggi, studia ciò che Paolo ha insegnato ed esemplificato (che è in definitiva ciò che Gesù ha insegnato ed esemplificato). E poi, chiediti: "Cosa mi insegna Dio su di Sé, su me stesso e sugli altri? Come posso applicare i Suoi insegnamenti alla mia vita?"

San Gerardo Maiella

San Gerardo Maiella, Religioso redentorista

A Potenza fa il sarto con scarso successo, Gerardo, perché la sua vocazione è un’altra. Rifiutato dai Cappuccini, riesce infine a farsi accettare dai Redentoristi e in convento svolge le mansioni più umili. Calunniato da una donna, sopporta con esemplare mitezza e pazienza. Muore nel 1755.  

Gerardo Maiella, figlio di un modesto sarto di nome Domenico e di una donna del popolo di nome Benedetta Galella, nasce a Muro Lucano (PZ) il 23 aprile 1726; fu battezzato lo stesso giorno.

Ricevette l'istruzione elementare, ma dopo la morte del padre, avvenuta in data non conosciuta, ancora fanciullo, dovette imparare un mestiere per sostenere le precarie condizioni economiche della famiglia e fu accolto come apprendista sarto da un certo Martino Pannuto.

Il 5 giugno 1740, a Muro Lucano, ricevette la cresima. Poco dopo chiese allo zio materno, il cappuccino Bonaventura da Muro, di essere ammesso nel suo Ordine, ma il religioso lo sconsigliò ripetutamente, adducendo il suo precario stato di salute. Entrò quindi a servizio del vescovo Albini, noto come persona di carattere difficile, rimanendovi fino alla morte di questo, avvenuta il 25 giugno 1744.

Rimasto senza occupazione, rinnovò le sue istanze per entrare tra i cappuccini, ricevendo però nuovi dinieghi. Provò a riprendere il suo apprendistato come sarto, mestiere nel quale otteneva risultati modesti, e infine decise di mettersi in proprio. Ma la scarsa attitudine per quel genere di lavoro non gli permise di farsi una sufficiente clientela e nel 1746, sopraggiunta una difficile congiuntura economica, fu costretto a chiudere l'attività. Trovò lavoro a San Fele come guardarobiere, presso un collegio diretto dal suo concittadino Luca Malpiede.

Nel 1749 chiese di entrare tra i redentoristi, che aveva conosciuto nel corso di una missione popolare da loro predicata. I membri di questa giovane congregazione opposero alla sua domanda una serie di rifiuti, dato che Gerardo aveva fama di essere scarsamente atto ai lavori manuali e per di più, secondo l'annotazione del suo primo biografo, Gaspare Caione, “lo tenevan un uomo stupido, stante che si vedeva quasi alienato dai sensi”. Tuttavia, in seguito alle sue rinnovate insistenze, venne finalmente accolto come religioso laico e il 17 maggio 1749 entrò nel convento di Deliceto, presso Foggia. Gli vennero affidati dapprima lavori agricoli e in seguito fu trasferito alla sacrestia. 

Nel 1751 entrò in contatto con le monache di Ripacandida, comunità di recente fondazione ispirata allo stile di vita delle carmelitane scalze, intrattenendo una frequente corrispondenza epistolare con la priora, Maria di Gesù, che si protrasse per diversi anni. Ciò poté avvenire anche grazie alla sostituzione del superiore, Paolo Cafaro, uomo piuttosto rigido, con Salvatore Gallo, che gli lasciò maggior libertà di movimento.

Il 16 luglio 1752, festa del Santissimo Redentore, pronunciò i voti solenni: nei conventi dove fu destinato si dedicò alle mansioni più umili senza trascurare la preghiera e la penitenza. I fedeli lo ricordano dotato del dono dei miracoli: nella sua breve esistenza i fatti prodigiosi raccontati e legati alla sua persona furono tanti e tali da meritargli in vita la fama di taumaturgo. Tra i tanti presunti miracoli si raccontano estasi, bilocazioni, scrutazione dei cuori, moltiplicazione dei viveri, guarigioni.
Innanzitutto il miracolo del mare avvenuto a Napoli: in località Pietra del pesce una folla urlante assisteva agli inutili sforzi di alcuni marinai che, nel mare in tempesta, cercavano inutilmente di salvarsi. Accorso Gerardo sul luogo, subito, fattosi il segno della croce, iniziò a camminare sul mare e, afferrata la barca “con due ditelle”, come raccontava ingenuamente lui a Materdomini ai confratelli, come se la cosa fosse normale, la trascinò a riva. Un altro miracolo degno di nota è quello relativo alla moltiplicazione delle derrate in occasione della carestia del 1754. In quell'inverno a Caposele molti erano coloro che, costretti dalla penuria di alimenti, bussavano alla porta del collegio redentorista. Gerardo, per sfamare tutti, vuotò letteralmente le dispense che, miracolosamente, si riempivano di pane e di ogni ben di Dio.

Gerardo conservò sempre la sua encomiabile umiltà e la fede nell'obbedienza alla volontà di Dio manifestata dai suoi superiori. Il suo animo umile brillò particolarmente nell'episodio della calunnia. Il fatto si verificò nell’aprile del 1754: accusato ingiustamente da una certa Nerea Caggiano di avere avuto una relazione con lei, Gerardo non replicò e rimase in silenzio per un mese, subendo pazientemente le gravi sanzioni dei suoi superiori; finalmente la Caggiano, pentita, confessò di aver detto il falso, scagionandolo. Lo stesso Sant'Alfonso, in quella occasione, ne lodò l'ammirevole pazienza mostrata nella triste vicenda. “La fede mi è vita e la vita mi è fede” e “volontà di Dio in cielo, volontà di Dio in terra”, soleva dire e, soprattutto, osservare.

Tra la fine di giugno e il novembre del 1754 dimorò a Napoli nella comunità guidata da padre Francesco Margotta. Trascorse l'inverno successivo a Caposele, presso il santuario Materdomini. Trascorse a Napoli la primavera del 1755 e nella seconda metà di maggio tornò definitivamente a Caposele, dove erano in corso lavori per ampliare la fabbrica annessa al santuario dedicato alla Madonna. Gerardo aiutò dapprima gli operai; quindi, munito di lettera del vescovo di Conza, Giuseppe Nicolai, che lo raccomandava alla benevolenza dei parroci, si dedicò alla questua in favore del santuario. 

A metà agosto ebbe un'emottisi, che peraltro non era la prima manifestazione del male che lo affliggeva. I medici interpretarono erroneamente i sintomi e gli praticarono salassi. Il suo stato di salute andò aggravandosi, fino a quando, consumato dalle privazioni e dalla tubercolosi, muore il 16 ottobre 1755.

Nonostante la sua causa di beatificazione fosse iniziata tardi (ad 80 anni dalla morte) per diverse ragioni, continuo e crescente è stato nel corso dei secoli il numero di coloro che hanno invocato il patrocinio di Gerardo. Per questa fama sanctitatis sempre viva e mai assopita, Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) lo dichiarò beato il 29 gennaio 1893 e San Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto, 1903-1914) lo ha proclamato Santo l'11 dicembre 1904

Per approfondimenti biografici: La Vita di San Gerardo Maiella

Santuario San Gerardo Maiella Via Santuario, 19 83040 Materdomini (AV) Tel. 0827 5378 - 0827 58118 e-mail segreteria@sangerardo.it / sacrestia@sangerardo.it.

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ORARIO SANTE MESSE

da Gennaio a Luglio
feriale: ore 9,00 - 10,30 - 12,00 - 16,30 - 18,00 (ora legale 18,30)
festivo: ore 8,00 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 - 16,30 - 18,00 (ora legale 18,30)

da Agosto a Settembre
feriale: ore 9,00 - 10,30 - 12,00 - 16,30 - 17,30 - 18,30
festivo: ore 8,00 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 - 16,30 - 17,30 - 19,00

nel mese di Ottobre
feriale: ore 9,00 - 10,30 - 12,00 - 16,30 - 18,00
Festivo: ore 8,00 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 - 16,30 - 18,00

da Novembre a Dicembre
feriale: ore 9,00 - 10,30 - 12,00 - 16,30 - 18,00
festivo: ore 8,00 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 - 16,30 - 18,00

ORARIO CONFESSIONI
Invernale
feriale: dalle 9,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 18,00
festivo: dalle 8,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 18,00
Estivo
feriale: dalle 9,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 19,00
festivo: dalle 8,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 19,00

Ecco finalmente la Disability Card europea

Con l’ultimo atto comunitario (che si completerà con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’EU), l’Europa ha definitivamente ufficializzato l’adozione della Disability Card europea e del nuovo contrassegno di parcheggio per le persone con disabilità, completando gli iter necessari. Il Consiglio "Ambiente" dell'Unione Europea del 14 ottobre ha infatti adottato il testo legislativo – il testo definitivo "multilingue" della direttiva.

Dopo l’ok da parte del Parlamento Ue dello scorso aprile, ieri, 14 ottobre, il Consiglio dell'UE ha dunque approvato la versione definitiva del testo della Direttiva sulla Carta Europea di Disabilità e sul Contrassegno Europeo di Parcheggio. Se l’accordo politico di aprile aveva dato l’ok alla misura, è solo con la traduzione del testo nelle 27 lingue a segnare la tappa definitiva dell’adozione della card, che verrà infine ufficializzata con la pubblicazione del testo nella Gazzetta ufficiale dell'UE.

Ricordiamo che la direttiva istituisce la Disability Card europea e il contrassegno europeo di parcheggio per le persone con disabilità, che garantiranno parità di accesso a condizioni speciali o di trattamento preferenziale per le persone con disabilità durante brevi soggiorni in tutta l'UE.

Gli esempi includono tariffe di ingresso ridotte o nulle, accesso prioritario, assistenza e posti auto riservati. Inoltre, i ministri hanno adottato una direttiva che estende queste disposizioni ai cittadini extracomunitari che risiedono legalmente nei paesi dell'UE, il che significa che potranno anche utilizzare queste carte durante i soggiorni a breve termine in altri Stati membri. Ciascun Paese dell’Unione Europea dovrà emettere le Disability Card, fisiche e digitali, in un formato accessibile.

Ecco finalmente la Disability Card europea

Le tessere saranno riconosciute in tutta l'UE come prova di invalidità o diritto a servizi specifici basati su una disabilità. I contrassegni europei di parcheggio per le persone con disabilità saranno prodotti in formato fisico, con gli Stati membri che avranno anche la possibilità di rilasciarle in formato digitale. Le direttive entreranno in vigore a seguito della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.

Per entrambe le direttive, gli Stati membri avranno due anni e mezzo di tempo per adeguare la loro legislazione nazionale e tre anni e mezzo per applicare le misure. Questo significa che le nuove Disability Card dovrebbero arrivare nel 2028, anche se i paesi dell’UE potrebbero avviare anche prima la loro adozione e l’emissione delle tessere.

Dichiara l’avvocato Paolo Colombo, Garante dei disabili della Regione Campania: “Con l’approvazione della direttiva, si fa più vicino il momento in cui la Disability Card e la nuova tessera di parcheggio europeo diventeranno realtà in Europa. Si tratta di un passo avanti in direzione della parità dei diritti per tutte le persone con disabilità in tutta Europa.”

Ulteriori informazioni:

https://disabilita.governo.it/it/carta-europea-disabilita/come-funziona

https://www.disabilitycard.it

https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.it.schede-servizio-strumento.schede-servizi.carta-europea-della-disabilit---disability-card-58828.carta-europea-della-disabilit---disability-card.html

La Parola del 16 ottobre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 16 ottobre 2024

Mercoledì della XXVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario 

Prima Lettura

Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 5,18-25
 
Fratelli, se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.
Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale

Dal Sal 1

R. Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita.


Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. R.

È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. R.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono. (Gv 10,27)

Alleluia.

Il Vangelo del 16 ottobre 2024

Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,42-46
 
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 16 ottobre 2024
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Isacco di Siria (VII secolo)

monaco nella regione di Mossul

Sentenze 117,118 (trad. cb© evangelizo)

« Guai a voi dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili »

La sobrietà vigile aiuta più che le opere esteriori... Come si fa a dominare veramente i desideri istintivi - la pigrizia, la collera, la gola - ed acquistare la dolcezza? Se ci si esercita nel discernimento arriva il distacco da tutto, il rifiuto dei beni corporali e dell'opinione altrui; se per amor di Dio si accoglie con premura e gioia il male, si è puri nel cuore (Mt 5,8). E se non si disprezza alcuno, si è veramente liberi... Non disprezzare il peccatore, poiché tutti siamo colpevoli. Se, per amore di Dio, ti levi contro di lui, piangi piuttosto su di lui. Perché lo disprezzi? Disprezza piuttosto i suoi peccati e prega per lui, per essere simile a Cristo, che non si è irritato contro i peccatori, bensì ha pregato per loro (Lc 22,32) ... Uomo, perché disprezzi il peccatore? Sarà forse perché non è stato giusto con te? Ma dov'è la tua giustizia, se non hai l'amore?

PAROLE DEL SANTO PADRE

Fratelli e sorelle, un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita. Dice Gesù: «Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (v. 4). Questo atteggiamento è un cattivo esercizio dell’autorità, che invece dovrebbe avere la sua prima forza proprio dal buon esempio. L’autorità nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene. L’autorità è un aiuto, ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità, e porta anche alla corruzione. La Vergine Maria, «umile e alta più che creatura», ci aiuti, con la sua materna intercessione, a rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità, e ad essere miti e docili all’amore che viene da Dio, per il servizio dei nostri fratelli e per la loro gioia, che sarà anche la nostra. (Angelus, 5 novembre 2017)