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Preghiera del 22 settembre 2024

Leggi e ascolta la preghiera del 22 settembre 2024


Fare spazio alla fragilità

commento al Vangelo di oggi 22 settembre 2024 di Mc 9,30-37

Ogni tanto bisogna arrendersi e godersi lo spettacolo della nostra fragilità.

Fabrizio Caramagna


Entro nel testo (Mc 9,30-37)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Mi lascio ispirare

Siamo in cammino verso Gerusalemme, verso il luogo della consegna, del dolore, della morte e resurrezione. Gesù apre il suo cuore, condivide il peso che porta dentro, forse cerca accoglienza, calore, solidarietà, sostegno. Un momento di profonda condivisione con i suoi amici più intimi.

È la seconda volta che Gesù rende partecipi i suoi, nella prima occasione Pietro cercherà di stargli accanto dissuadendolo e proponendogli delle vie di fuga. Ora i discepoli non sanno che dire, sono atterriti dalla paura, ammutoliti al solo pensiero di perdere Gesù. Così nasce tra loro una discussione per non affrontare la realtà, si proiettano nel futuro per non accogliere il presente! Iniziano a pensare al successore, a colui che potrà permettergli di andare avanti senza Gesù. Ad un altro che possa garantire le loro vite, che li strappi al fallimento. Accade anche a me, e forse anche a voi, di sentirmi incapace di affrontare gli impegni, la vita, il servizio… e allora cerco garanzie, figure autorevoli che possano trarmi in salvo.

Il Signore non sembra turbato dall’incapacità dei discepoli di comprenderlo, né scandalizzato da pensieri così meschini! Atteggiamento di chi non si preoccupa del dolore dell’amico, ma istintivamente, preso dalla preoccupazione per sé stesso, cerca di elaborare valide strategie per mettersi al sicuro. Si cercano alleati potenti, un signore a cui sottomettersi in cambio di protezione, e in questa ricerca del più forte irrompe Gesù con un bambino fra le braccia.

Come a dirci “non temete, accogliete la vostra fragilità, fatele spazio perché è gravida di energie vitali”. Davvero provvidenziali queste parole in un momento dell’anno sociale in cui i programmi per il futuro spaventano, sembrano inattuabili, gli obiettivi irraggiungibili. Oggi il Signore ci invita a fronteggiare queste paure dal seggio elevato delle sue ginocchia, invitandoci ad amare coloro che siamo chiamati a servire, attingendo dal Padre le inesauribili energie riservate a quelli che hanno il coraggio di prendersi cura degli ultimi!

Narciso Sunda SJ

Rifletto sulle domande

Quali sono le sfide che in questo periodo dell’anno ti spaventano maggiormente?

Su quale “trono” ti accomodi per decidere come rispondere alla chiamata ad un amore più grande che sappia farsi servizio?

A chi desideri affidare oggi la tua vita? Su chi speri quando l’orizzonte si raddensa di nuvole minacciose?


Il Santo di oggi

Ricordiamo oggi San Maurizio

Preghiera a San Maurizio

Preghiera tradizionale

O San Maurizio, valoroso ufficiale della Legione Tebea, tu non hai temuto affrontare la morte Piuttosto che rinunciare alla tua fede.

Hai saputo infondere coraggio ai tuoi compagni, che hanno seguito il cammino sulla via dei martiri. Ascolta ora la nostra preghiera e degnati di intercedere per noi presso Cristo Signore tu che sei il santo patrono della fanteria.

Cristo ci rafforzi per essere pazienti nelle lunghe marce, desiderosi di combattere, calmi e risoluti in azione.

Cristo ci illumini in modo da mantenere un cuore misericordioso con il nemico, un volto tranquillo davanti alla morte, riconoscenti del dono della vita, ogni giorno speranzosi e fedeli riempiti della gioia di servire. Amen

PREGHIERA A SAN PIO

(di Mons. Angelo Comastri)

Padre Pio, tu sei vissuto nel secolo dell'orgoglio e sei stato umile. 

Padre Pio tu sei passato tra noi nell'epoca delle ricchezze 

sognate, giocate e adorate:e sei rimasto povero.

Padre Pio, accanto a te nessuno sentiva la voce: e tu parlavi con Dio;

vicino a te nessuno vedeva la luce: e tu vedevi Dio. 

Padre Pio, mentre noi correvamo affannati, 

tu restavi in ginocchio e vedevi l'Amore di Dio inchiodato ad un legno, 

ferito nelle mani, nei piedi e nel cuore: per sempre! 

Padre Pio, aiutaci a piangere davanti alla croce, 

aiutaci a credere davanti all'Amore, 

aiutaci a sentire la Messa come pianto di Dio, 

aiutaci a cercare il perdono come abbraccio di pace, 

aiutaci ad essere cristiani con le ferite 

che versano sangue di carità fedele e silenziosa: 

come le ferite di Dio! Amen. 


Preghiamo insieme

Preghierina
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Preghiera del 22 settembre 2024
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Il leone che voleva imparare a miagolare

Leggi e ascolta la nostra favola per bambini "Il leone che voleva imparare a miagolare"

C'era una volta, nella savana più grande del mondo, un leone che si chiamava Leo. Leo era un re fiero e coraggioso, ma aveva un segreto: gli piaceva moltissimo ascoltare i gattini miagolare. Trovava i loro miagolii così dolci e teneri che spesso si nascondeva dietro i cespugli per ascoltarli.

Un giorno, non riuscendo più a resistere, decise di chiedere consiglio al suo migliore amico, un'anziana giraffa di nome Giraffa. "Giraffa, come faccio a miagolare come un gattino?" chiese Leo, con un po' di imbarazzo.

Giraffa rise di gusto. "Leo, tu sei un leone! I leoni ruggiscono, non miagolano!" gli rispose. Ma Leo era testardo e non voleva rinunciare al suo sogno. "Per favore, Giraffa, insegnami!" implorò.

Giraffa, vedendo la determinazione di Leo, accettò di aiutarlo. Insieme si sedettero sotto un baobab e iniziarono gli allenamenti. Leo provava a miagolare, ma uscivano solo ruggiti soffocati. Giraffa lo incoraggiava, gli mostrava come muovere la bocca e come emettere i suoni giusti.

Dopo giorni e giorni di allenamenti, Leo riuscì finalmente a emettere un piccolo miagolio. Era un suono strano, metà ruggito e metà miagolio, ma Leo era felicissimo. Corse subito a mostrare il suo nuovo talento ai gattini.

I gattini lo guardarono stupiti. Non avevano mai sentito un leone miagolare così. All'inizio ebbero un po' paura, ma poi si avvicinarono e iniziarono a giocare con Leo. Leo era diventato il loro nuovo amico e passava le giornate a giocare e a miagolare con loro.

Da quel giorno, Leo continuò a miagolare, anche se il suo ruggito da leone era sempre il più forte. E così, nella savana, c'era un re leone che ruggiva come un leone e miagolava come un gattino, dimostrando a tutti che si può essere forti e coraggiosi, ma anche dolci e teneri allo stesso tempo.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
Il leone che voleva imparare a miagolare
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La calma nella tempesta

Meditazione di oggi domenica 22 settembre 2024

Una delle storie più note della vita di Gesù è il Suo intervento per placare la tempesta, che leggiamo in Matteo 8:23-27, Marco 4:35-41, e Luca 8:22-25.

Pensa ai discepoli che sono in barca con Gesù quando si scatena una tempesta improvvisa che minaccia le loro vite. Non sono preparati ad affrontarla. In preda al panico, si rendono conto che potrebbero morire. Mentre accade tutto questo, Gesù dorme sereno.

Invece di guardare la reazione di Gesù alla situazione, i discepoli hanno permesso alla stessa situazione di condizionare la loro reazione.

Dopo aver pregato Gesù di fare qualcosa, Egli calma la tempesta… ma non prima di aver chiesto loro: "Perché avete paura?"

Il gentile rimprovero di Gesù non era dovuto al fatto che non avevano creduto che Egli potesse salvarli dalla tempesta, ma al fatto che avessero faticato a credere che Egli vegliava su di loro anche durante la tempesta.

Sapevano che Gesù era nella loro barca, ma semplicemente non avevano capito ciò che Egli fosse pienamente in grado di fare.

Gesù era la loro forza nella tempesta e sulla tempesta.
Gesù provvedeva alle loro necessità ed era il loro protettore, guaritore e la loro guida.
Gesù era la loro fonte di pace e di potenza.

E lo stesso Dio che era allora con i discepoli nella barca, è oggi con noi. Non importa come appaia la tempesta che stai affrontando ora: Gesù è vicino. Non c'è una situazione che hai attraversato, che Gesù non abbia affrontato insieme a te.

Gesù era, è e verrà. Era lì all'inizio dei tempi e ci sarà anche alla loro fine. Egli ha visto ogni evento della storia umana e non ha abbandonato nessuno che Lo abbia invocato e abbia confidato in Lui.

Nulla è impossibile per Dio e il Suo carattere non cambia mai. Egli è con te e non contro di te, per questo non hai nulla da temere. Ecco perché oggi puoi fare di Isaia 41:13 la tua personale promessa:

“Perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, fortifico la tua mano destra e ti dico: «Non temere, io ti aiuto!»”

San Maurizio

Anno 287 circa. Prima di assaltare dei Galli ribelli, l’imperatore Massimiano ordina un sacrificio agli dei. Maurizio, capo della Legione Tebea, un’unità composta di cristiani, si rifiuta e gli altri con lui: “Siamo tuoi soldati, ma anche servi di Dio”, scrivono. Massimiano ne decreta la morte.  

Maurizio e compagni

Il più antico documento sul martirio di Maurizio e dei suoi compagni risale al 450 circa, ed è la Passio scritta da Eucherio, vescovo di Lione. Il testo era accompagnato da una lettera dove il Vescovo indica non solo gli informatori delle notizie, ma cita anche il Vescovo Teodoro di Octodurum (+ 381) indicandolo come colui che scoprì i corpi dei martiri e per loro fece costruire una basilica ad Agauno. Da quanto si può dedurre dalla Passio, Maurizio e compagni facevano parte di una legione che l’imperatore Erculeo aveva trasferito dall’Oriente in Gallia per perseguitare i cristiani. Giunti ad Agaunum (circa sessanta miglia da Ginevra), Maurizio e compagni si rifiutarono di proseguire, perché loro stessi cristiani. Alla notizia, l’Imperatore fece sterminare l’intera legione.

Incrociando i dati storici e quelli riportati nella Passio, si può pensare che l’evento sia accaduto nel 286. Seppur ci siano delle incertezze sugli eventi, è certo che la data del 22 settembre è documentata già dal IV secolo come festa di Maurizio e dei suoi compagni. Nel 1893 gli scavi compiuti a St-Maurice hanno riportato in luce i resti di una primitiva basilica del IV secolo. Abbiamo inoltre un’omelia del vescovo san Avito di Vienne, pronunciata il 22 settembre 515 in occasione dell’inaugurazione dell’abbazia edificata nei pressi della basilica.

Maurizio (noto anche come Moritz, Morris, o Mauritius), secondo le agiografie, sarebbe stato un generale dell'impero romano, a capo della leggendaria legione Tebea egiziano-romana. 

Secondo i documenti agiografici la legione, interamente composta da cristiani, che normalmente prestava servizio ai confini orientali dell'impero, venne riposizionata in Gallia dall'imperatore Diocleziano. Il compito della legione era di assistere militarmente Massimiano nella difesa contro i Quadi e Marcomanni, barbari che dal fiume Reno tracimavano nella Gallia, e di sottomettere le popolazioni ribelli locali.   I soldati eseguirono brillantemente la loro missione, tuttavia, quando Massimiano ordinò di perseguitare ed uccidere alcune popolazioni locali del Vallese convertite al cristianesimo, molti tra i soldati tebani si rifiutarono. 

Massimiano ordinò una severa punizione per l'unità e, non bastando la sola flagellazione dei soldati ribelli, si decise di applicare la decimazione (una punizione militare che consiste nell'uccisione di un decimo dei soldati, mediante decapitazione). In seguito vennero ordinate altre azioni dello stesso tipo contro le popolazioni locali, cosa che portò la legione a rifiutare di nuovo il compito repressivo assegnato, anche in seguito all'incoraggiamento del generale Maurizio. 

Massimiano ordinò quindi una seconda decimazione che i soldati tebani accettarono rassegnati e restarono fermi nel rifiutare di compiere qualsiasi tipo di violenza contro i loro confratelli cristiani. Sant'Eucherio, vescovo di Lione, fonte storicamente attendibile, racconta, nella Passio martyrum Acaunensium che Maurizio ed i suoi compagni avevano comunque scritto all'imperatore una lettera onde spiegargli le valide motivazioni della loro ribellione: « Siamo tuoi soldati, ma anche servi di Dio, cosa che noi riconosciamo francamente. A te dobbiamo il servizio militare, a lui l'integrità e la salute, da te abbiamo percepito il salario, da lui il principio della vita [...]. Metteremo le nostre mani contro qualunque nemico, ma non le macchieremo col sangue degli innocenti [...]. Noi facciamo professione di fede in Dio Padre Creatore di tutte le cose e crediamo che suo Figlio Gesù Cristo sia Dio... Ecco deponiamo le armi [...] preferiamo morire innocenti che uccidere e vivere colpevoli [...] non neghiamo di essere cristiani [...] perciò non possiamo perseguitare i cristiani ».

Il luogo dell'eccidio, allora noto come Agaunum in Raetia, è attualmente Saint Maurice-en-Valais, in Svizzera, dove si trova un'abbazia dedicata a S. Maurizio: l'Abbazia territoriale di S. Maurizio d'Agauno. Tra gli scampati all'eccidio vi era S. Alessandro, che successivamente divenne vescovo di Bergamo. 

S. Maurizio viene raffigurato tradizionalmente nella sua armatura; in Italia si aggiunge una croce rossa sul suo scudo o armatura. Nella cultura popolare è stato messo in rapporto con la leggenda della Lancia del Destino, che avrebbe portato in battaglia; il suo nome è inciso sulla Lancia Sacra di Vienna, una delle reliquie che si sostiene siano la lancia che trafisse il costato di Gesù sulla croce. 

S. Maurizio dà il suo nome alla località vacanziera di montagna St. Moritz così come a numerosi luoghi chiamati Saint-Maurice nei paesi di lingua francese. Oltre 650 istituti religiosi dedicati a S. Maurizio sono presenti in Francia e in altri Paesi europei. San Maurizio è oggi considerato innanzitutto quale patrono di Casa Savoia e dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, ma anche di altri ordini cavallereschi quale quello del Toson d'Oro di Spagna e Austria. 

Inoltre sotto il patronato del santo sono posti i soldati, in particolare degli Alpini, delle Guardie Svizzere e dell'Esercito Francese Alpino. Le chiese in onore di S. Maurizio iniziarono a pullulare in Valle d'Aosta, Piemonte, Francia, Germania e Svizzera; otto città inglesi, cinquantadue  toponimi francesi includono il suo nome, in Piemonte San Maurizio Canavese nonchè San Maurizio di Opaglio nel novarese, dove il santo e la sua legione sarebbero transitati, ed infine in Liguria Porto Maurizio.

Significato del nome Maurizio : «figlio di Mauro» (latino).

La Parola del 22 settembre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 22 settembre 2024

XXV Domenica del Tempo Ordinario 

Prima Lettura

Condanniamo il giusto a una morte infamante.

Dal libro della Sapienza
Sap 2,12.17-20
 
[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto,
che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 53 (54)

R. Il Signore sostiene la mia vita.

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. R.
 
Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi. R.
 
Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono. R.

Seconda Lettura

Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 3,16-4,3
 
Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo. (Cf. 2Ts 2,14)

Alleluia.

Il Vangelo del 22 settembre 2024

Il Figlio dell'uomo viene consegnato... Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37
 
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 22 settembre 2024
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San Basilio (ca 330-379)

monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa

Omelia sull'umiltà, 5-6 (trad. cb© evangelizo)

«Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti »

Sia presente nella tua mente la parola del Signore: « Chi si abbasserà sarà innalzato, e chi si innalzerà sarà abbassato » (Mt 23, 12). (...) Se ti sembra di avere qualcosa di buono, mettilo sul tuo conto, ma senza dimenticare le tue colpe; non gonfiarti del bene che hai fatto oggi, lasciando da parte il male recente e passato; se il presente è per te motivo di vanagloria, ricordati del passato; così capirai questo stupido eccesso! E se vedi peccare il tuo prossimo, guardati dal considerare in lui soltanto questa colpa, ma pensa pure al bene che fa o ha fatto; e spesso lo scoprirai migliore di te, se esamini l'insieme della tua vita e non fai calcolo di cose frammentarie, perché Dio non esamina l'uomo in modo frammentario. (...) Ricordiamoci spesso tutto ciò per preservarci dalla superbia, abbassandoci per essere innalzati. Imitiamo il Signore che scese dal cielo fino all'ultimo abbassamento. (...) Ma dopo un tale abbassamento, fece risplendere la sua gloria, glorificando con lui coloro che erano stati disprezzati con lui. Tali infatti erano i suoi primi discepoli, che poveri e nudi percorsero l'universo, senza alcuna parola di Sapienza, senza scorta fastosa, ma soli, erranti e nella pena, vagabondi sulla terra e sul mare, battuti con le verghe, lapidati, perseguitati e infine messi a morte. Questi sono gli insegnamenti divini del Padre nostro per noi. Imitiamoli per giungere, anche noi, alla gloria eterna, il dono perfetto e vero di Cristo.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Oggi la parola “servizio” appare un po’ sbiadita, logorata dall’uso. Ma nel Vangelo ha un significato preciso e concreto. Servire non è un’espressione di cortesia: è fare come Gesù, il quale, riassumendo in poche parole la sua vita, ha detto di essere venuto «non per farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45). Così ha detto il Signore. Dunque, se vogliamo seguire Gesù, dobbiamo percorrere la via che Lui stesso ha tracciato, la via del servizio. Gesù abbraccia quel bambino e dice che chi accoglie un piccolo, un bambino, accoglie Lui (cfr v. 37). Ecco anzitutto chi servire: quanti hanno bisogno di ricevere e non hanno da restituire. Accogliendo chi è ai margini, trascurato, accogliamo Gesù, perché Egli sta lì. Facciamoci delle domande: io, che seguo Gesù, mi interesso a chi è più trascurato? Oppure, come i discepoli quel giorno, vado in cerca di gratificazioni personali? Intendo la vita come una competizione per farmi spazio a discapito degli altri oppure credo che primeggiare significa servire? E, concretamente: dedico tempo a qualche “piccolo”? Mi occupo di qualcuno che non può restituirmi o solo dei miei parenti e amici? (Angelus, 19 settembre 2021)