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Per quell'ammirabile prontezza, con cui voi, o glorioso san Matteo, abbandonaste l'impiego, la casa e la famiglia, per conformarvi agli inviti di Gesù Cristo, ottenete a noi tutti la grazia di approfittare sempre con giubilo di tutte le divine ispirazioni.
Per quell'ammirabile umiltà, con cui voi, o glorioso san Matteo, scrivendo prima d'ogni altro il Vangelo di Gesù Cristo, non vi qualificaste altrimenti che con il nome di pubblicano, impetrate a noi tutti la grazia divina e tutto quello che serve a conservarcela.
O San Matteo, Apostolo ed Evangelista,
che sei tanto potente presso Dio a favore del suo
popolo pellegrino sulla terra, soccorrici nei nostri
bisogni spirituali e temporali.
Le numerose grazie che i tuoi devoti,
in ogni tempo e in ogni luogo, hanno ottenuto
e piamente raffigurato nel tuo santuario ci fanno sperare
che anche a noi concederai la tua protezione.
Chiedi per noi la grazia di ascoltare la Parola di Gesù
che tu hai coraggiosamente annunziato,
fedelmente trascritta nel tuo Vangelo
e generosamente testimoniata con il sangue.
Ottienici l'assistenza divina contro i pericoli
che minacciano la salute dell'anima e la integrità del corpo.
Intercedici una vita serena e benefica in questo mondo
Hai mai avuto il rimpianto di non aver detto qualcosa a qualcuno? Forse stava passando un momento difficile e non sapevi cosa dire, ma sentivi che avresti potuto dire qualcosa.
Quando Paolo, l'autore della Prima Lettera ai Tessalonicesi, scrive alla chiesa di Tessalonica, dà loro alcuni consigli pratici.
Paolo dice ai membri della chiesa di continuare ad incoraggiarsi a vicenda. Questa era una pratica che già svolgevano, ma egli sentì necessario ricordar loro di persistere.
L'incoraggiamento può cambiare l'atteggiamento di qualcuno. Può sollevare qualcuno in un periodo buio. Incoraggiare può dare la speranza e la determinazione per superare una stagione difficile.
Forse puoi ricordare un momento in cui qualcuno ti ha incoraggiato quando stavi passando un momento difficile, e la differenza che ha fatto nella tua vita. Paolo ci incoraggia a fare lo stesso per gli altri.
La Chiesa deve essere un luogo di incoraggiamento. Non dovremmo mai perdere occasione per incoraggiare, ma dovremmo sollevarci generosamente l'un l'altro.
Trascorri del tempo oggi pensando a qualcuno nella tua vita che puoi incoraggiare. Potrebbe essere qualcuno che sta passando un momento difficile, o qualcuno a cui serve ricordare che gli altri si preoccupano per lui. Non lasciare mai l'incoraggiamento inespresso, poiché è uno dei modi con cui possiamo edificarci a vicenda.
Cristo ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere evangelisti.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 4,1-7.11-13
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 18 (19)
R. Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. R.
Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.
Alleluia.
Il Vangelo del 21 settembre 2024
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Il primo mezzo per perseverare nella strada che conduce al cielo è essere fedele nel seguire e approfittare dei moti della grazia che vuole accordarci. Tutti i santi devono la loro gioia solo alla fedeltà nel seguire le ispirazioni dello Spirito Santo, mentre i dannati non possono attribuire la loro disgrazia che al disprezzo che ne hanno avuto. Questo solo è sufficiente a farvi sentire tutto il valore e la necessità di essergli fedeli. Ma, mi direte, come, con quale mezzo possiamo sapere se corrispondiamo a quanto la grazia vuole da noi, oppure se facciamo resistenza? Se non sapete, ascoltatemi un momento, e capirete la cosa essenziale. Ho detto prima che la grazia è un pensiero che ci fa sentire la necessità di evitare il male e fare il bene. (...) I santi si sono santificati con la grande attenzione a seguire tutte le buone ispirazioni che il buon Dio dava loro, i dannati sono finiti all'inferno perché le hanno disprezzate. (...) Vediamo nel Vangelo che tutte le conversioni operate da Gesù nella vita poggiano sulla perseveranza. Matteo come si è convertito? Sappiamo bene che Gesù Cristo, vistolo al banco delle imposte, gli disse di seguirlo, ma ciò che ci assicura che la conversione è stata vera è che Matteo non tornò più a quel lavoro, non commise più ingiustizie; dopo aver cominciato a seguire Gesù Cristo non lo lasciò più. La perseveranza nella grazia, la rinuncia per sempre al peccato, furono i segni sicuri della sua conversione.
PAROLE DEL SANTO PADRE
In pochi vedevano Matteo così com’era: lo conoscevano come colui che stava «seduto al banco delle imposte». Era infatti esattore delle tasse: uno, cioè, che riscuoteva i tributi per conto dell’impero romano che occupava la Palestina. In altre parole, era un collaborazionista, un traditore del popolo. Possiamo immaginare il disprezzo che la gente provava per lui: era un “pubblicano”, così si chiamava. Ma, agli occhi di Gesù, Matteo è un uomo, con le sue miserie e la sua grandezza. State attenti a questo: Gesù non si ferma agli aggettivi, Gesù sempre cerca il sostantivo. “Questo è un peccatore, questo è un tale per quale…” sono degli aggettivi: Gesù va alla persona, al cuore, questa è una persona, questo è un uomo, questa è una donna. Questo sguardo di Gesù che è bellissimo, che vede l’altro, chiunque sia, come destinatario di amore, è l’inizio della passione evangelizzatrice. Tutto parte da questo sguardo, che impariamo da Gesù. Possiamo chiederci: com’è il nostro sguardo verso gli altri? (Udienza generale, 11 gennaio 2023)
Papa Francesco, Udienza Generale dell'11 gennaio 2023