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Una scuola grande come il mondo

Leggiamo ed ascoltiamo la poesia di Gianni Rodari "Una scuola grande come il mondo"

C’è una scuola grande come il mondo. 
Ci insegnano maestri e professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle. 

Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle e così così. 

Si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi. 

Ci sono esami tutti i momenti,
ma non ci sono ripetenti:
nessuno può fermarsi a dieci anni,
a quindici, a venti,
e riposare un pochino. 

Di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già. 

Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso.



Ascoltiamo insieme

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Le favole della buonanotte
Una scuola grande come il mondo
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Imparare a vivere umilmente

Meditazione di oggi domenica 8 settembre 2024

Hai mai incontrato un cristiano arrabbiato?

Potresti aver incontrato cristiani che amano brontolare, lamentarsi o anche parlare duramente di altre persone. Forse in alcuni momenti della tua vita sei stato proprio tu quella persona.

Se non stiamo attenti, possiamo facilmente diventare dei moralisti all'interno del cristianesimo. Dopo tutto, noi conosciamo la verità e gli altri forse no. Potresti accorgerti di quanto possa essere invitante guardare le altre persone dall'alto verso il basso, umiliarle o considerarle peggio di noi.

Ma questo non rispecchia il senso del vangelo di Gesù.

Il Vangelo ci dice che tutti cominciamo dallo stesso punto di partenza ed è solo attraverso la grazia che arriviamo alla salvezza e impariamo la verità sull'amore di Dio per noi.

Questo non ci rende migliori degli altri cristiani! Infatti, come dice Paolo in Efesini 4:2, dovremmo essere umili e gentili con gli altri, piuttosto che duri e critici. Dice che dobbiamo essere pazienti l'uno con l'altro, aiutandoci reciprocamente in ogni modo possibile, in modo da crescere tutti insieme.

Queste idee non le ha inventate Paolo. In realtà nascono da come Gesù ha vissuto la Sua vita. Come seguaci di Gesù, anche noi dobbiamo sforzarci di essere gentili, umili e pazienti con chiunque nella nostra vita. Indipendentemente dal fatto che sia diversa da noi o la che la pensi in modo diverso, ogni persona merita dignità, pazienza e amore.

Prenditi un po' di tempo oggi per pensare ad alcuni modi che ti possono aiutare a crescere in pazienza, umiltà e amore verso gli altri. Potrebbe essere facendo in modo che le persone capiscano quanto tieni a loro, dicendo qualcosa di incoraggiante a qualcuno o ammettendo a qualcun altro che hai commesso un errore.

Prendi oggi la decisione di vivere in umiltà e con grazia verso gli altri.

La Parola del 8 settembre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 8 settembre 2024

XXIII Domenica del Tempo Ordinario 

Oggi la Chiesa celebra la Natività della Beata Vergine Maria

Prima Lettura

Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 35,4-7a
 
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 145 (146)

R. Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
 
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
 
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura

Dio non ha forse scelto i poveri per farli eredi del Regno?

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 2,1-5
 
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Parola di Dio. 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Gesù annunciava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di malattie e infermità nel popolo. (Cf. Mt 4,23)

Alleluia.

Il Vangelo del 8 settembre 2024

Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore.

Sant'Agostino (354-430)

vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

Discorsi sul Salmo 103, IV, 17

"Dicevano: 'Ha fatto bene ogni cosa: fa parlare i muti'"

"Voglio cantare al Signore finché ho vita" (Sal 104, 33). Che cosa canterà il salmista? Canterà tutto quello che esiste. Sì, cantiamo al Signore nella nostra vita. Per ora la nostra vita è solo speranza, ma dopo sarà eternità: vita della vita mortale è la speranza della vita immortale. "Canterò al Signore nella mia vita; inneggerò al mio Dio, finché esisto". E poiché in lui sono senza fine, per quanto tempo esisto inneggerò al mio Dio. Non possiamo mica pensare che, quando cominceremo a cantare a Dio nella città celeste, dovremo fare altra cosa lassù: tutta la nostra vita consisterà sempre nel cantare a Dio. Se, per ipotesi, ci venisse a nausea quel che è l'oggetto della nostra lode, ci verrebbe a nausea anche questa nostra lode. Ma se egli sarà sempre amato, sarà sempre da noi lodato: "Canterò al mio Dio, finché vivrò!"

PAROLE DEL SANTO PADRE

Questo racconto del Vangelo sottolinea l’esigenza di una duplice guarigione. Innanzitutto la guarigione dalla malattia e dalla sofferenza fisica, per restituire la salute del corpo; anche se questa finalità non è completamente raggiungibile nell’orizzonte terreno, nonostante tanti sforzi della scienza e della medicina. Ma c’è una seconda guarigione, forse più difficile, ed è la guarigione dalla paura, cioè dalla nostra paura. La guarigione dalla paura che ci spinge ad emarginare l’ammalato, ad emarginare il sofferente, il disabile. E ci sono molti modi di emarginare, anche con una pseudo pietà o con la rimozione del problema; si resta sordi e muti di fronte ai dolori delle persone segnate da malattie, angosce e difficoltà. Troppe volte l’ammalato e il sofferente diventano un problema, mentre dovrebbero essere occasione per manifestare la sollecitudine e la solidarietà di una società nei confronti dei più deboli. Gesù ci ha svelato il segreto di un miracolo che possiamo ripetere anche noi, diventando protagonisti dell’«Effatà», di quella parola “Apriti” con la quale Egli ha ridato la parola e l’udito al sordomuto. Si tratta di aprirci alle necessità dei nostri fratelli sofferenti e bisognosi di aiuto, rifuggendo l’egoismo e la chiusura del cuore. È proprio il cuore, cioè il nucleo profondo della persona, che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri. Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, possa ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, traducendolo in gesti di generosità e di donazione di sé. (Angelus, 9 settembre 2018)