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Leggi e ascolta la storia de "la festa della comunità"
Leggiamo insieme
Nella piccola parrocchia di San Giovanni, unita da una profonda fede e da un forte senso di comunità, si avvicinava la festa patronale. Ogni anno, questo evento era un'occasione per rafforzare i legami tra i parrocchiani e condividere momenti di gioia e solidarietà.
Quest'anno, però, c'era un'aria diversa. La parrocchia era composta da persone di età e provenienze diverse, e alcune tensioni avevano iniziato a serpeggiare. Alcuni giovani sentivano che le tradizioni erano troppo legate al passato e volevano introdurre nuove iniziative, mentre gli anziani erano più legati ai riti e alle usanze di sempre.
Don Marco, il parroco, si rese conto della situazione e decise di intervenire. Durante una riunione, propose di coinvolgere tutti nella preparazione della festa, dando a ciascuno la possibilità di esprimere le proprie idee e di collaborare attivamente.
L'idea piacque a tutti e nacque un gruppo di lavoro eterogeneo, composto da giovani e anziani, uomini e donne. Insieme,iniziarono a pianificare ogni dettaglio della festa: dalla scelta dei giochi per i bambini, alla preparazione dei piatti tipici,fino all'allestimento della chiesa.
All'inizio, le discussioni erano accese. I giovani proponevano musica moderna e attività all'aperto, mentre gli anziani preferivano canti tradizionali e momenti di riflessione. Ma con pazienza e rispetto reciproco, riuscirono a trovare un punto d'incontro.
La festa fu un successo oltre ogni aspettativa. I giovani e gli anziani lavorarono fianco a fianco, condividendo sorrisi,esperienze e conoscenze. I bambini si divertirono con i giochi organizzati, gli adulti gustarono i piatti preparati con cura e tutti insieme parteciparono alla messa solenne.
Quella festa segnò un punto di svolta per la comunità di San Giovanni. Le differenze tra le generazioni si fusero in un'unica grande famiglia, unita dalla fede e dal desiderio di stare insieme. L'amicizia e la condivisione avevano creato un legame indissolubile, dimostrando che anche le comunità più piccole possono compiere grandi cose quando lavorano unite.
Cosa puoi fare tu:
Rifletti sulla tua comunità: Quali sono i punti di forza e le difficoltà della tua parrocchia o del tuo gruppo?
Proponi delle iniziative: Cerca di coinvolgere persone di età diverse e con interessi differenti.
Sii aperto al dialogo: Ascolta le opinioni degli altri e cerca di trovare un punto d'incontro.
Condividi i tuoi talenti: Ognuno di noi ha qualcosa da offrire.
Ti è mai stato chiesto di svolgere un compito che era noioso, poco interessante, scomodo o difficile? Quando ci troviamo in queste situazioni, la nostra prima reazione potrebbe essere lamentarci o desistere. A volte il lavoro e le responsabilità di tutti i giorni non sembrano essere degni investimenti del nostro tempo e delle nostre energie.
Ma la verità è che ogni cosa che facciamo interessa a Dio ed è usata da Lui.
“Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore!” Colossesi 3:23-24
Qualunque cosa tu faccia, sia che insegua la carriera dei tuoi sogni oppure lavori per una persona difficile, sia che ti prenda cura di casa tua o diriga un'impresa… Ogni cosa che fai è un'opportunità per adorare Gesù.
È solo questione di prospettiva.
Se osserviamo la vita attraverso una lente che è solo concentrata su noi stessi, presto ci annoieremo delle nostre circostanze e saremo delusi dei nostri sforzi. Ma, se osserviamo la vita attraverso la lente dell'adorazione, niente ci darà più gioia del servire Gesù. Se tutto ruota intorno a Lui, allora ogni cosa è degna di essere fatta bene.
Se siamo cristiani, allora la nostra vita appartiene a Gesù. Per dirlo con le parole di Paolo, Gesù è ora il nostro "capo". Tutto il nostro mondo ruota intorno a Lui, ai Suoi scopi e alla Sua gloria.
Quando facciamo ogni cosa avendo Lui in mente, Egli non mancherà di benedirci con la Sua presenza, il Suo amore e la Sua grazia. E, un giorno, Egli ci darà anche una ricompensa eterna per il nostro fedele servizio.
Quindi, mentre rifletti sul lavoro che Dio ha messo davanti a te, pensa cosa significherebbe il fare ogni cosa per offrirla a Lui. Poi, chiediti: "in quali modi onorerò Dio e ispirerò gli altri oggi?"
In quell’anno, all’inizio del regno di Sedecìa, re di Giuda, nell’anno quarto, nel quinto mese, Ananìa, figlio di Azzur, il profeta di Gàbaon, mi riferì nel tempio del Signore sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo: «Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Io romperò il giogo del re di Babilonia! Entro due anni farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi del tempio del Signore che Nabucodònosor, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò in Babilonia. Farò ritornare in questo luogo – oracolo del Signore – Ieconìa, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che andarono a Babilonia, poiché romperò il giogo del re di Babilonia». Il profeta Geremìa rispose al profeta Ananìa, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo, che stavano nel tempio del Signore. Il profeta Geremìa disse: «Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai profetizzato, facendo ritornare gli arredi nel tempio e da Babilonia tutti i deportati. Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire a te e a tutto il popolo. I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi profetizzarono guerra, fame e peste contro molti paesi e regni potenti. Il profeta invece che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà». Allora il profeta Ananìa strappò il giogo dal collo del profeta Geremìa, lo ruppe e disse a tutto il popolo: «Così dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor, re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni». Il profeta Geremìa se ne andò per la sua strada. Dopo che il profeta Ananìa ebbe rotto il giogo che il profeta Geremìa portava sul collo, fu rivolta a Geremìa questa parola del Signore: «Va’ e riferisci ad Ananìa: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno, ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro. Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Pongo un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia, e lo servano; persino le bestie selvatiche gli consegno». Allora il profeta Geremìa disse al profeta Ananìa: «Ascolta, Ananìa! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; perciò dice il Signore: Ecco, ti faccio sparire dalla faccia della terra; quest’anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione al Signore». In quello stesso anno, nel settimo mese, il profeta Ananìa morì.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 118 (119)
R. Insegnami, Signore, i tuoi decreti.
Tieni lontana da me la via della menzogna, donami la grazia della tua legge. Non togliere dalla mia bocca la parola vera, perché spero nei tuoi giudizi. R.
Si volgano a me quelli che ti temono e che conoscono i tuoi insegnamenti. Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti, perché non debba vergognarmi. R.
I malvagi sperano di rovinarmi; io presto attenzione ai tuoi insegnamenti. Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)
Alleluia.
Il Vangelo del 5 agosto 2024
Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
[Carissimo fratello], abito in un eremo abbastanza lontano, da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini,; sono in Calabria, con dei fratelli religiosi, alcuni dei quali molto colti, che con perseverante vigilanza divina attendono il ritorno del Signore per aprirgli subito appena bussa (Lc 12,36). (...) Quanta utilità e gioia divina rechino la solitudine e il silenzio dell'eremo a coloro che li amano, lo sanno solamente quelli che ne hanno fatto esperienza. Qui, infatti, agli uomini forti è consentito raccogliersi quanto desiderano e restare con se stessi, coltivare assiduamente i germogli delle virtù e nutrirsi, felicemente, dei frutti del paradiso. Qui si conquista quell'occhio il cui sereno sguardo ferisce d'amore lo Sposo, e per mezzo della cui trasparenza e purezza si vede Dio. Qui si pratica un ozio laborioso e si riposa in un'azione quieta. Qui, per la fatica del combattimento, Dio dona ai suoi atleti la ricompensa desiderata, cioè la pace che il mondo ignora, e la gioia nello Spirito Santo. Che cosa infatti vi è di più opposto alla ragione, alla giustizia e alla natura stessa, dell'amare più la creatura che il Creatore, del ricercare più il perituro che l'eterno, più il terreno che il celeste? (...) Tutti, infatti, la Verità consiglia, quando dice: "Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò" (Mt 11,28). Non è una pessima ed inutile fatica l'essere tormentati dalla concupiscenza, l'essere incessantemente afflitti da preoccupazioni e ansietà, da timore e dolore per le cose desiderate? (...) Fuggi dunque, o fratello mio, tutte queste inquietudini e miserie, e passa dalla tempesta di questo mondo al riparo sicuro e quieto del porto.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Gesù ha visto la folla, ha sentito compassione per essa ed ha moltiplica i pani; così fa lo stesso con l’Eucaristia. E noi credenti che riceviamo questo pane eucaristico siamo spinti da Gesù a portare questo servizio agli altri, con la stessa sua compassione. Questo è il percorso. Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci si conclude con la constatazione che tutti si sono saziati e con la raccolta dei pezzi avanzati (cfr v. 20). Quando Gesù con la sua compassione e il suo amore ci dà una grazia, ci perdona i peccati, ci abbraccia, ci ama, non fa le cose a metà, ma completamente. Come è accaduto qui: tutti si sono saziati. Gesù riempie il nostro cuore e la nostra vita del suo amore, del suo perdono, della sua compassione. Gesù dunque ha permesso ai suoi discepoli di eseguire il suo ordine. In questo modo essi conoscono la strada da percorrere: sfamare il popolo e tenerlo unito; essere cioè al servizio della vita e della comunione. (Udienza generale, 17 agosto 2016)
Catechesi di Papa Francesco nell'Udienza Generale del 17 agosto 2016